i falsi positivi nei test antidroga

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Il nuovo codice della strada prevede che tutti gli automobilisti possano essere sottoposti a test antidroga, punendo la semplice assunzione (anche a diverse ore di distanza) e non il comportamento pericoloso dovuto alla guida in stato di alterazione. Tuttavia, l’uso di farmaci da banco come la tachipirina può causare falsi positivi, come nel caso di un automobilista che ha visto ritirarsi la patente dopo aver assunto il farmaco due giorni prima.

La tachipirina e altri farmaci comuni, come gli analgesici, possono influire sui test antidroga causando risultati errati: accade raramente, ma l’assunzione di farmaci può interferire con i test che dovrebbero rilevare sostanze come la marijuana o le anfetamine. Tuttavia se un automobilista risulta positivo a un test antidroga a causa di farmaci legali, può chiedere una revisione del caso.

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Test anti droga, farmaci e alimenti danno origine a falsi positivi

Non solo farmaci a base di oppiacei o cannabinoidi, ma anche comuni medicinali da banco possono dare falsi positivi in caso di test antidroga. Se ci sono alcuni farmaci che vanno evitati prima di mettersi alla guida perché possono causare sonnolenza, i decongestionanti nasali a base di pseudoefedrina possono far risultare positivi alle anfetamine, mentre anche alcuni antinfiammatori come l’ibuprofene possono fare risultare positivi alla marijuana.

Ma quanti sono i falsi positivi? Nell’ottobre del 2023 il servizio dipendente dell’azienda socio sanitaria Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha pubblicato uno studio proprio sull’efficacia dei test salivari SoToxa, usato dalla polizia, per gli esami tossicologici: il test salivare è risultato positivo 22,5 ore dopo il consumo di cannabis, 31,23 ore dopo il consumo di cocaina, 25 ore dopo il consumo di oppiacei. In casi di uso di grandi quantità di droghe, la permanenza delle sostanze nella saliva accertata dal test è arrivata fino a 48 ore per la cannabis e 96 ore per cocaina e oppiacei.

I test eseguiti hanno rilevato anche una quota marginale di falsi positivi alle amfetamine in pazienti che assumevano farmaci per il controllo dell’ipertensione, antidiabetici e farmaci contro la depressione. I ricercatori sostengono che il test salivare sia affidabile e sicuro, ma evidenziano anche un limite dovuto al fatto che non analizza la presenza di sostanze come metadone, buprenorfina e fentanyl.

Come funzionano i test salivari

Carabinieri e polizia usano un test salivare per accertare la positività a sostanze stupefacenti poiché – indipendentemente dalla modalità di assunzione – queste sostanze vengono metabolizzate ed espulse dall’organismo attraverso fluidi biologici come urine, sudore e appunto saliva. E proprio l’analisi della saliva permette di accertare quasi immediatamente l’assunzione di droga, anche giorni dopo l’assunzione, quando gli effetti sono ormai svaniti.

Alla fine del 2023 i carabinieri hanno acquistato 50mila test salivari chiamati DrugWipe 5S che rileva THC, oppiacei, cocaina, anfetamine e metanfetamine (compresi MDMA ed ecstasy). I campioni vengono inviati a un laboratorio per confermare l’assunzione ed evitare falsi positivi. Ma già dopo la prima positività viene ritirata la patente, poi sospesa dopo la conferma del secondo test.

La polizia ha acquistato oltre 250 dispositivi chiamati SoToxa, prodotti dall’azienda Abbott, simili agli etilometri: se rilevano la positività a concentrazioni di sostanze più elevate, hanno valore di prova e non necessitano di un secondo test. 

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Quando polizia e carabinieri non hanno a disposizione test salivari, oppure quando il test risulta negativo ma le condizioni psico-fisiche appaiono evidentemente alterate, le forze dell’ordine possono chiedere analisi di secondo livello, quindi delle urine o del sangue. Questi accertamenti possono però essere rifiutati. L’unica eccezione che prevede l’obbligatorietà riguarda il coinvolgimento della persona in incidenti che hanno provocato lesioni gravi ad altre persone.

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