
Il governo Meloni gioca la carta degli incentivi alle imprese e della formazione strutturale, ma rinvia ogni dettaglio operativo al confronto con le parti sociali dell’8 maggio. Intanto, le opposizioni attaccano: “Annunci a vuoto mentre i morti aumentano”.
Meloni: “Prevenzione prima di tutto”
Il video messaggio social della premier non lascia spazio a dubbi: “Basteranno gli incentivi per fermare la strage?”. I 650 milioni “recuperati con l’Inail” e i 600 già stanziati dovranno finanziare controlli mirati nel settore agricolo, corsi obbligatori per i lavoratori e l’estensione della copertura assicurativa a docenti e studenti. Ma il nodo cruciale resta la “patente a crediti”, oggi limitata all’edilizia: Calderone promette di estenderla ad altri settori, ma solo dopo “verifiche stringenti”.
L’appello di Mattarella e il silenzio sui salari
Il monito del Colle sulla “priorità alla sicurezza” riecheggia nei numeri: +16% di infortuni mortali nei primi quattro mesi del 2025. Meloni replica citando la crescita dei salari reali, ma la ministra Calderone smorza i toni: “Le retribuzioni si decidono al tavolo della produttività”. Intanto, il governo accantona ogni intervento normativo immediato, preferendo la strada della concertazione.
L’opposizione all’attacco: “Né piano né tempi”
Elly Schlein (Pd) non usa mezzi termini: “La premier vive nel paese delle fiabe, servono leggi non hashtag”. Giuseppe Conte (M5S) radicalizza il tono: “Musk porti Meloni su Marte, qui si muore per mancanza di tutele”. La critica unisce destra e sinistra: nessuna misura shock, solo fondi a pioggia senza garanzia di impatto.
La partita decisiva si gioca l’8 maggio
L’incontro a Palazzo Chigi con sindacati e Confindustria sarà il banco di prova. Due gli obiettivi dichiarati:
- Rendere strutturali gli sgravi fiscali per le aziende che investono in sicurezza
- Sbloccare l’iter della patente a crediti con sanzioni più severe per i trasgressori
Ma senza un crono programma, il rischio è che tutto finisca in un bagno di burocrazia.
Il governo insiste sulla “cultura della prevenzione”, ma evita di sfidare le lobby imprenditoriali. Intanto, le famiglie delle vittime chiedono una legge simbolo che porti un nome e un cognome. Per ora, resta solo un numero: 1,2 miliardi in cerca di destinazione d’uso.
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