
Armonizzazione fiscale tra i paesi Ue e una vera politica industriale italiana, impostata su un’ottica di lungo periodo. Questi, secondo il presidente del Freight Leader Council Massimo Marciani, possono essere gli antidoti in grado di mettere l’Italia al riparo dai rischi rappresentati dai dazi statunitensi e in generale da una crisi. Lo ha dichiarato in un’intervista rilasciata a l’€conomista, inserto settimanale de Il Riformista, in cui di contro ha bocciato senza mezzi termini l’ipotesi ventilata dal governo di girare fondi pubblici (attinti dal Pnrr) alle imprese che risultassero colpite dalle nuove imposizioni doganali decise dall’amministrazione Trump. “Questo è metadone, non risolve il problema, lo anestetizza. Serve aiutare le imprese a diversificare i mercati”.
Nel suo intervento Marciani ha mostrato di temere molto gli effetti delle iniziative Usa sulla logistica, prima cartina di tornasole dell’economia e di una possibile recessione, i cui flussi stanno già calando. La ricetta per contrastare il problema a livello italiano dovrebbe avere quindi come ingredienti in primis l’armonizzazione fiscale tra paesi Ue, per evitare che ad esempio un porto della Penisola si trovi a competere con uno olandese sulla base del momento di applicazione dell’Iva, ma anche l’avvio di una politica industriale fatta di investimenti in formazione, in tecnologia, in intelligenza artificiale.
E non di opere quali ad esempio il Ponte sullo Stretto, su cui il giudizio del presidente del Flc è stato altrettanto tranchant: “Si spende dove è più facile, non dove serve. L’esempio del ponte sullo Stretto è lampante: 24 miliardi per un’opera simbolica, non strategica. Una retorica keynesiana senza ritorno”.
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