2 Maggio 2025
crescita lenta ma con segnali di tenuta in un contesto globale incerto


Il Pil del FVG, secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia aggiornati ad aprile, dopo essere aumentato in volume dello 0,5% nel 2024, è previsto decelerare allo 0,4% nel 2025 e crescere dello 0,7% nel 2026.

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per le aziende

 

In un contesto in cui l’economia globale e regionale, superati i picchi inflazionistici e avviato il processo di graduale riduzione dei tassi da parte della politica monetaria, si stava orientando verso uno scenario di graduale ripresa, l’insediamento dell’amministrazione Trump ha portato ad un forte aumento dell’incertezza.

I dazi applicati dagli USA, primo partner commerciale del FVG, potrebbero impattare, tenendo conto degli effetti indotti (ad esempio sugli investimenti e sulla fiducia di imprese e consumatori), su quasi tutti settori dell’economia regionale, con una possibile perdita nell’ordine di 1/2 decimi di punto percentuale all’anno di Pil nel biennio 25/26 nello scenario di riferimento attuale.

Per quanto riguarda le componenti della domanda, i consumi delle famiglie, che hanno beneficiato nel 2024 di una moderata espansione dei redditi reali dei lavoratori e dal rientro dell’inflazione (che si è attesta in media d’anno all’1% nel 2024, dal 5,7% del 2023) dovrebbero espandersi ad un ritmo superiore a quello del Pil, sia nel 2025, +0,7%, che nel 2026, +0,8%, sostenuti dall’ulteriore lieve crescita dei livelli occupazionali e dalla discesa dei tassi di interesse. Alla crescita contribuirà anche la ripresa del comparto industriale.

Gli investimenti, dopo aver registrato nel quadriennio 2019/2023 una variazione positiva del 27,3%, sono previsti stagnanti nell’anno in corso e diminuire dello 0,9% il prossimo, a seguito del forte calo della componente dell’edilizia residenziale compensata solo in parte dall’attuazione delle misure previste dal PNRR dedicate ad opere pubbliche.

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Le scelte di investimento delle imprese sono ancora condizionate dall’incertezza sulle prospettive economiche che svolge un ruolo determinante nell’attivare l’acquisto dei beni strumentali. Il piano di transizione 5.0 si è rivelato poco efficace nel 2024 (difficoltà operative per certificazioni e rendicontazione degli interventi di efficientamento, che non sono state risolte nemmeno con le semplificazioni procedurali) e dovrebbe incidere poco anche nel 2025.

Le esportazioni di beni in volume, dopo il crollo nel 2023, imputabile prevalentemente alla cantieristica caratterizzata da una forte variabilità nel tempo, oltre che dall’andamento deludente della domanda tedesca (Pil tedesco 2023 -0,4%, 2024 -0,2%), non dovrebbero spingersi oltre allo 0,5% nel 2025 risentendo dell’impatto negativo della politica commerciale restrittiva degli USA e della generale minore crescita mondiale (lo scorso gennaio le esportazioni erano stimate crescere del +3,7% quest’anno). L’export è previsto accelerare il prossimo anno, +3,1%, grazie anche alla ripresa dell’economia tedesca, che dovrebbe compensare l’impatto negativo dei dazi, e da una ulteriore diversificazione dei Paesi verso cui si esporta.

Dal lato dell’offerta, il valore aggiunto dell’industria, dopo il calo dello scorso anno, -0,4%, dovrebbe registrare una variazione positiva nel 2025 (+0,3%) e soprattutto nel 2026 (+0,9%), grazie anche all’export e alla domanda interna. Si stima un deciso calo nel comparto delle costruzioni (-1,6% nel 2025, -5,8% nel 2026), mentre si prevede prosegua il trend positivo in quello dei servizi (+0,8% nel 2025 e +1,0% nel 2026).

L’occupazione, che nel 2024 ha continuato a rafforzarsi, subirà una decelerazione quest’anno (variazione occupati: +1,5% nel 2024, +0,5% nel 2025, +0,6% nel 2026), anche per il ridimensionamento del comparto edilizio e per una stabilizzazione dopo la vivace crescita registrata negli anni precedenti (+5,4% dal 2020 al 2026, da 506mila 533mila gli occupati in regione).

Il tasso di occupazione (rapporto percentuale tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento) per la fascia di età 15-64 anni è ai massimi e in ulteriore crescita, sorretto dall’espansione degli occupati, ma anche dall’ulteriore contrazione della popolazione attiva, arrivando al 70,3% quest’anno e al 71,1% il prossimo (era al 66,6 % nel 2019, pre-pandemia). Per aumentare ulteriormente l’occupazione è fondamentale incrementare la partecipazione al lavoro di donne e giovani che hanno dei tassi di occupazione inferiori alla Germania e ai Paesi del Nord Europa. È altresì necessario promuovere l’ingresso di lavoratori stranieri, anche per sostituire i lavoratori che andranno in pensione (70mila entro il 2028). Il tasso di disoccupazione è previsto attestarsi al 4,3% nel 2025 e scendere al 4,0% nel 2026 (era al 6,2% nel 2019).

Il commento del presidente di Confindustria Udine, Luigino Pozzo: “Le prospettive economiche, sebbene inserite in un contesto globale in rapida trasformazione, offrono importanti segnali di resilienza e opportunità di sviluppo. La complessità dello scenario internazionale richiede una lettura attenta e aggiornata, ma rappresenta anche un banco di prova per la capacità di adattamento e reattività delle imprese. La variabilità legata alle politiche commerciali, inclusa la gestione delle tariffe doganali, può tradursi in occasioni per ripensare le strategie di posizionamento sui mercati esteri e rafforzare la competitività. In questo quadro, è incoraggiante osservare come alcune dinamiche interne europee possano contribuire positivamente alla crescita. In particolare, l’attuazione del piano infrastrutturale tedesco promette di imprimere un’accelerazione all’economia del Paese, con ricadute favorevoli anche per il tessuto produttivo del FVG e dell’intera area euro. Parallelamente, gli sforzi diplomatici e politici attualmente in corso per promuovere la pace e la stabilità internazionale rappresentano un importante segnale di responsabilità e visione strategica. La prospettiva di una de-escalation del conflitto e di una soluzione negoziata potrà tradursi in benefici concreti per l’economia globale, contribuendo a ricostruire un clima di fiducia e cooperazione tra Paesi. In aggiunta, è particolarmente significativo il ruolo che l’Italia sta svolgendo nel contesto dell’UE per favorire un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti in tema di dazi. Gli accordi che si stanno negoziando congiuntamente, e che ci auguriamo possano essere conclusi in tempi brevi, hanno il potenziale di generare ricadute economiche molto positive per i settori produttivi europei, migliorando l’accesso ai mercati e rafforzando le relazioni transatlantiche. Infine, la politica monetaria dell’area euro continua a seguire un percorso coerente di allentamento graduale. La BCE ha infatti avviato una progressiva riduzione dei tassi, scesi al 2,25% ad aprile, segno di un’inflazione sotto controllo e di una ripresa solida e sostenibile. Il contesto europeo appare oggi più stabile e dinamico, con margini di manovra fiscali e monetari che potranno sostenere ulteriormente la crescita nel corso dell’anno”.



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