
Giuseppe Iula e la crisi della ditta di Crespellano (Bologna) di proprietà della famiglia Kerkoc che produce interni per camper e imbarcazioni: «Da due anni c’è stato un drastico calo degli ordini e i prezzi sono arrivati alle stelle»
Da quanto tempo lavora in Tecnoform?
«Da 21 anni, praticamente la metà della mia vita».
Qual è la sua mansione precisa?
«Sono un operaio addetto alla bordatura dei mobili che produciamo. Da due anni sono anche delegato sindacale per la Fillea-Cgil».
Cos’è successo per far precipitare la situazione economica di un’impresa storica come la Tecnoform?
«Da due anni c’è stato un drastico calo degli ordini. È crollato il mercato dei camper, i prezzi sono arrivati alle stelle. Certi modelli arrivano a costare anche più di 90 mila euro. In questi due anni abbiamo lavorato a macchia di leopardo e nei reparti c’è stato un massiccio utilizzo dei contratti di solidarietà per provare a salvare occupazione e ripianare i conti. La proprietà ha tentato di risanare l’azienda, avviando lo scorso gennaio il percorso di composizione negoziata che però ha ritirato il 17 aprile. Aveva cercato di addirittura di investire negli Stati Uniti, dove l’azienda aveva già diversi clienti, aprendo una sede anche lì. Ma è andata male: il sito è stato aperto e poi chiuso poco dopo».
Quando è arrivata la decisione della famiglia Kerkoc di abbandonare la nave?
«Proprio negli ultimi due giorni, quando speravamo che l’assemblea dei soci deliberasse, come sembrava in un primo momento, un aumento di capitale di 5,5 milioni di euro per proseguire con l’attività. La decisione purtroppo era nell’aria, noi delle rsu non eravamo tanto ottimisti».
Quanto guadagna al mese?
«Circa 1600 euro, come da contratto di categoria del settore legno, rinnovato due anni fa».
Ha famiglia?
«Sì, sono sposato e abbiamo due figlie piccole. Mia moglie lavora in banca e avevamo appena acceso un mutuo di 25 anni per pagare la nostra nuova casa, che abbiamo acquistato quando si è allargata la famiglia. Speriamo la situazione si risolva nel migliore dei modi, sennò finiamo (prova a sdrammatizzare, ndr) in un bel mare di acqua marrone. Quasi tutti i colleghi, come me, hanno famiglia, mutui da pagare e un’età molto difficile per riuscire, nella peggiore delle ipotesi, a ricollocarsi altrove».
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