2 Maggio 2025
La UE annuncia quasi un miliardo di investimenti per la difesa (e la ricerca) comune


La Commissione Europea ha diffuso una nota con la quale ha annunciato i risultati dei bandi 2024 dello Europea Defence Fund (EDF), creato nel 2017 e annoverato tra i vari strumenti pensati dalla UE per promuovere l’interoperabilità e la mobilità militare, nonché lo sviluppo di un complesso militare-industriale comunitario.

In funzione di esso, tra gli obiettivi del fondo c’è anche il sostegno all’innovazione e alle tecnologie critiche che rispondono alla formula del dual use, ovvero di usi civili e militari. Sul sito della Commissione Europea si legge che l’intelligenza artificiale e la computazione quantistica sono tra i settori interessati dai programmi EDF.

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Difatti, tutti i progetti hanno ottenuto il marchio STEP (Strategic Technologies for Europe Platform), una piattaforma di recente creazione da parte delle istituzioni europee che serve proprio a convogliare gli investimenti – pubbici e privati – verso le tecnologie critiche per l’autonomia strategica UE. Pochi giorni fa Bruxelles aveva annunciato l’ampliamento della sua applicazione all’ambito militare.

Il fondo raccoglie 7,3 miliardi, spalmati tra il 2021 e il 2027. I progetti approvati per il 2024, si legge sempre sul sito, sono “allineati agli obiettivi strategici delineati nel Libro bianco sulla prontezza della difesa europea entro il 2030“, cioè il piano di riarmo, difesa comune ed economia di guerra delineato da Bruxelles.

Il bando dello scorso anno ha portato all’approvazione di circa 910 milioni di investimenti, divisi tra 62 progetti. 39 di questi riguardano la attività di ricerca, e riceveranno 369 milioni di euro, mentre altre 23 proposte vincenti del bando otterranno 539 milioni per lo sviluppo di capacità operative. Gli accordi di sovvenzione dovrebbero essere finalizzati entro fine anno.

I consorzi dei progetti selezionati raccolgono i colossi del Vecchio Continente (Leonardo, Airbus, Thales, e così via), ma la Commissione Europea ci ha tenuto a sottolineare come il 38% di tutte le entità partecipanti sono piccole e medie imprese, che riceveranno oltre il 27% dei finanziamenti. Un appunto che appare pensato proprio per legittimare in maniera più diffusa l’economia di guerra.

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Il commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius, ha evidenziato che “le proposte selezionate sostengono lo sviluppo di capacità critiche come i sistemi di difesa aerea e missilistica e i velivoli senza pilota“, ovvero i droni. Sono proprio quei sistemi che sui vari scenari di conflitto attuali si mostrano come centrali dei nuovi modi di far guerra.

Non a caso, Kubilius ha aggiunto che queste tecnologie “consentiranno alle forze armate europee di rispondere alle minacce emergenti e proteggere i nostri cittadini, sia rafforzando la nostra difesa collettiva sia supportando i nostri partner, come l’Ucraina, nei loro sforzi per difendersi dalle aggressioni straniere“. Kiev, annuncia la nota della Commissione, potrà associarsi per la prima volta ai progetti EDF.

È evidente come la creazione di un ecosistema industriale bellico tutto europeo presenti ancora profonde lacune e contrasti, ma iniziative come questa servono proprio ad accumulare sinergie e integrazioni delle filiere per raggiungere infine un salto di qualità nel settore. Che tuttavia mantiene connessioni in una dimensione atlantica con Regno Unito, Ucraina e Norvegia (coinvolta nei bandi EDF 2024).

Intanto, 12 membri UE (Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia) hanno chiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia per le spese militari. La corsa verso un’economia di guerra europea non fa che accelerare.

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