
L’economia del Friuli Venezia Giulia, dopo una crescita del Pil (Prodotto Interno Lordo) dello 0,5% in volume nel 2024, rallenterà nel 2025 (+0,4%) per poi mostrare una lieve accelerazione nel 2026 (+0,7%). Queste le principali evidenze del report sugli scenari economici regionali elaborato dall’ufficio studi di Confindustria Udine, basato su dati Prometeia aggiornati ad aprile.
Ciclone Trump frena la ripresa: dazi Usa minacciano il Pil regionale
In un contesto globale e regionale che, superata la fase acuta dell’inflazione e con l’avvio di una graduale riduzione dei tassi di interesse da parte delle politiche monetarie, sembrava orientarsi verso una ripresa moderata, l’insediamento dell’amministrazione Trump introduce un elevato grado di incertezza. I dazi potenzialmente applicati dagli Stati Uniti, primo partner commerciale del Friuli Venezia Giulia, potrebbero avere un impatto significativo su quasi tutti i settori dell’economia regionale. Tenendo conto degli effetti indotti, come quelli sugli investimenti e sulla fiducia di imprese e consumatori, la possibile perdita di Pil nel biennio 2025-2026 è stimata nell’ordine di 0,5 punti percentuali all’anno nello scenario di riferimento attuale.
Consumi delle famiglie in crescita, investimenti in stallo
Per quanto riguarda le componenti della domanda, i consumi delle famiglie, che nel 2024 hanno beneficiato di una moderata espansione dei redditi reali dei lavoratori e del rientro dell’inflazione (attestatasi in media annua all’1% nel 2024, in netto calo rispetto al 5,7% del 2023), dovrebbero continuare a crescere a un ritmo superiore a quello del PIL, con un +0,7% previsto per il 2025 e un +0,8% per il 2026. A sostenere questa dinamica saranno l’ulteriore, seppur lieve, crescita dei livelli occupazionali e la prevista discesa dei tassi di interesse, unitamente alla ripresa del comparto industriale.
Gli investimenti, dopo aver registrato una significativa variazione positiva del 27,3% nel quadriennio 2019-2023, sono previsti stagnanti nell’anno in corso (2025) e in calo dello 0,9% nel 2026. Questa frenata è attribuibile al forte calo della componente dell’edilizia residenziale, compensata solo in parte dall’attuazione delle misure previste dal PNRR dedicate alle opere pubbliche. Le decisioni di investimento delle imprese rimangono condizionate dall’incertezza sulle prospettive economiche, fattore determinante nell’attivare l’acquisto di beni strumentali. Il piano Transizione 5.0, inoltre, si è rivelato poco efficace nel 2024 a causa di difficoltà operative legate a certificazioni e rendicontazione, problematiche non risolte nemmeno con le semplificazioni procedurali, e si prevede che inciderà marginalmente anche nel 2025.
Export frenato dagli USA, speranza nella ripresa tedesca nel 2026
Le esportazioni di beni in volume, dopo il marcato calo del 2023 (imputabile principalmente alla cantieristica e alla debole domanda tedesca, con un Pil tedesco del -0,4% nel 2023 e del -0,2% nel 2024), non dovrebbero superare una crescita dello 0,5% nel 2025. A pesare su questa performance è l’impatto negativo della politica commerciale restrittiva degli Stati Uniti e una generale minore crescita mondiale (a gennaio 2025, l’export era stimato in crescita del +3,7% per quest’anno). Tuttavia, si prevede un’accelerazione dell’export nel 2026 (+3,1%), grazie anche alla ripresa dell’economia tedesca, che dovrebbe compensare l’effetto negativo dei dazi, e a una ulteriore diversificazione dei paesi di destinazione delle esportazioni.
Industria in ripresa, costruzioni in forte calo, servizi stabili
Dal lato dell’offerta, il valore aggiunto dell’industria, dopo la contrazione dello 0,4% registrata lo scorso anno, dovrebbe mostrare una variazione positiva sia nel 2025 (+0,3%) che, in misura maggiore, nel 2026 (+0,9%), sostenuto dall’export e dalla domanda interna. Si stima invece un deciso calo nel comparto delle costruzioni (-1,6% nel 2025, -5,8% nel 2026), mentre si prevede che il trend positivo nel settore dei servizi proseguirà, con una crescita dello 0,8% nel 2025 e dell’1,0% nel 2026.
Occupazione rallenta dopo anni di crescita, tasso ai massimi
L’occupazione, che nel 2024 ha continuato a rafforzarsi, subirà una decelerazione nel biennio 2025-2026 (variazione occupati: +1,5% nel 2024, +0,5% nel 2025, +0,6% nel 2026). Questo rallentamento è dovuto in parte al ridimensionamento del comparto edile e a una fisiologica stabilizzazione dopo la vivace crescita registrata negli anni precedenti (+5,4% dal 2020 al 2026, con un aumento degli occupati in regione da 506mila a 533mila).
Il tasso di occupazione per la fascia di età 15-64 anni (rapporto percentuale tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento) si attesta ai massimi storici ed è in ulteriore crescita, sostenuto dall’espansione degli occupati ma anche dalla continua contrazione della popolazione attiva, raggiungendo il 70,3% quest’anno e il 71,1% il prossimo (era al 66,6% nel 2019, prima della pandemia). Per incrementare ulteriormente l’occupazione, il report sottolinea la fondamentale importanza di aumentare la partecipazione al lavoro di donne e giovani, i cui tassi di occupazione sono inferiori rispetto alla Germania e ai Paesi del Nord Europa, e di promuovere l’ingresso di lavoratori stranieri, anche per sostituire i circa 70mila lavoratori che andranno in pensione entro il 2028. Il tasso di disoccupazione è previsto attestarsi al 4,3% nel 2025 e scendere al 4,0% nel 2026 (era al 6,2% nel 2019).
Le dichiarazioni
Il commento del presidente di Confindustria Udine, Luigino Pozzo: “Le prospettive economiche, sebbene inserite in un contesto globale in rapida trasformazione, offrono importanti segnali di resilienza e opportunità di sviluppo. La complessità dello scenario internazionale richiede una lettura attenta e aggiornata, ma rappresenta anche un banco di prova per la capacità di adattamento e reattività delle imprese. La variabilità legata alle politiche commerciali, inclusa la gestione delle tariffe doganali, può tradursi in occasioni per ripensare le strategie di posizionamento sui mercati esteri e rafforzare la competitività. In questo quadro, è incoraggiante osservare come alcune dinamiche interne europee possano contribuire positivamente alla crescita. In particolare, l’attuazione del piano infrastrutturale tedesco promette di imprimere un’accelerazione all’economia del Paese, con ricadute favorevoli anche per il tessuto produttivo del Fvg e dell’intera area euro. Parallelamente, gli sforzi diplomatici e politici attualmente in corso per promuovere la pace e la stabilità internazionale rappresentano un importante segnale di responsabilità e visione strategica. La prospettiva di una de-escalation del conflitto e di una soluzione negoziata potrà tradursi in benefici concreti per l’economia globale, contribuendo a ricostruire un clima di
fiducia e cooperazione tra Paesi. In aggiunta, è particolarmente significativo il ruolo che l’Italia sta svolgendo nel contesto dell’Ue per favorire un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti in tema di dazi. Gli accordi che si stanno negoziando congiuntamente, e che ci auguriamo possano essere conclusi in tempi brevi, hanno il potenziale di generare ricadute economiche molto positive per i settori produttivi europei, migliorando l’accesso ai mercati e rafforzando le relazioni transatlantiche. Infine, la politica monetaria dell’area euro continua a seguire un percorso coerente di allentamento graduale. La Bce ha infatti avviato una progressiva riduzione dei tassi, scesi al 2,25% ad aprile, segno di un’inflazione sotto controllo e di una ripresa solida e sostenibile. Il contesto europeo appare oggi più stabile e dinamico, con margini di manovra fiscali e monetari che potranno sostenere ulteriormente la crescita nel corso dell’anno”.
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