4 Maggio 2025
Galileo Festival: la via di Padova alla scienza


Parlare chiaro, mirare in alto: una sfida da tredici edizioni

“Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi ”. Questa frase è di Galileo Galilei: la inserì di suo pugno nelle Considerazioni al Tasso, scritte tra il 1589 e il 1595 e pubblicate per la prima volta nel 1793. Arriva così, dal passato, un messaggio buono per un festival che sta per salire a bordo della sua tredicesima edizione, e che da Galileo non ha tratto solo il nome, ma lo spirito, il coraggio, la forza convinta della comunicazione della scienza. Quanto è importante un’esposizione chiara?

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Per tre giorni, dal 9 all’11 maggio, con 8 sedi e 50 eventi, a Padova incontreremo scienziati ed esperti che divulgano, cioè che sono consapevoli di affrontare platee trasversali per competenze e per generazioni, e sanno percorrere quelle linee curve e oblique che conducono un linguaggio verso un obiettivo: la conoscenza. Dovranno essere bravi. Dovranno iscriversi tra quelli che Galilei definiva lucidamente “pochissimi”. Il festival è una piattaforma per un confronto privilegiato: vi dialogano protagonisti e studenti, imprese grandi, medie e piccole, centri di ricerca, istituzioni e mondo dell’Università. Per questo la sfida della chiarezza è decisiva.

Galileo festival è promosso da Nord Est Multimedia, Il Nordest, Il Mattino di Padova, Corriere della Sera, Comune di Padova, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Padova, con Intesa Sanpaolo come main partner e numerosi altri partner. È curato da Post Eventi.

È di Galileo anche questa frase, che sembra parlare al nostro tempo: “Chi mira più in alto, si differenzia più altamente ”. È tratta dalla Dedica del suo celebre trattato, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632). A quattro secoli di distanza è una lezione puntuale sul senso di sfida e di tensione verso l’eccellenza che appartengono a chi si rapporta con la scienza, con la ricerca e con l’impresa. Una competizione, soprattutto con se stessi, nel nome dell’Umanità. Per differenziarsi altamente.

La via di Padova alla scienza

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Il sistema Padova fa breccia nel panorama scientifico nazionale. E attraverso il Galileo Festival fa conoscere aspetti meno noti del grande impegno per la ricerca, l’innovazione e la transizione digitale che esistono sul territorio euganeo. Negli ultimi mesi Padova è divenuto il quarto centro a livello nazionale per la ricerca sulle malattie rare di Telethon, dopo Roma, Milano e la sede storica di Pozzuoli.

Ma la città del Santo – attraverso la sua storica università e la grande tradizione medica – è pioniera nelle terapie avanzate e nella medicina genetica, con il coordinamento nazionale della ricerca sull’rMna. E poi c’è la space economy che, nel solco della tradizione avviata da Bepi Colombo, proietta il territorio euganeo letteralmente nello spazio. E la città non vuole rimanere indietro neppure nel campo della transizione digitali e dell’intelligenza artificiale, analizzando anche le opportunità per migliorare i processi industriali, le applicazioni nella medicina e nella robotica.

Space economy e AI, è il Galileo Festival di Padova

La redazione

La conferenza stampa di presentazione del Galileo Festival

Capitale dell’innovazione

Non è un caso che Padova è stata la prima città italiana a essere ammessa tra le capitali europee dell’innovazione, tanto da ospitarne il meeting poche settimane fa: «Uno dei temi emersi da quell’incontro è stato come rendere una città inclusiva rispetto a questi temi che possono risultare sempre un po’ ostici per la cittadinanza. Eventi come il Galileo Festival servono proprio a questo – rivela l’assessora all’agenda digitale e alla soft city Margherita Cera – L’engagement è una delle tre direttrici su cui si sta sviluppando il nostro lavoro, assieme alla smart city con la digitalizzazione dei servizi, e poi a creare un territorio attrattivo per le start up e le imprese innovative».

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«L’innovazione non è solo un’opportunità, è una responsabilità. È il nostro dovere investire nel futuro: questo è lo spirito con cui affrontiamo questa sfida – aggiunge Elenora Mosco, delegata della Provincia allo sviluppo economico – Ogni investimento in innovazione è un passo concreto verso un futuro condiviso e sostenibile». Dal punto di vista di Palazzo Santo Stefano l’impegno è quello di favorire le imprese che investono sull’innovazione: «È fondamentale che le start up non siano viste solo come indicatori economici, ma come veri e propri motori di cambiamento. La collaborazione tra pubblico e privato non è solo auspicabile: è indispensabile per affrontare le sfide del futuro», conclude Mosco.

La rete tra ricerca e produzione

Il segreto della scuola padovana è aver sempre saputo – in vari settori – fare rete tra ricerca e applicazione. Non solo tecnica, ma anche medica e scientifica. Il tutto a partire dall’eccellenza che non può che essere rappresentata da un ateneo che vanta più di 800 anni di storia: «A ispirare questo festival è la figura di Galileo, che proprio a Padova ha posto le basi del metodo scientifico moderno – sottolinea la rettrice dell’università Daniela Mapelli – La sua eredità continua a vivere ogni giorno nei nostri laboratori, nelle nostre aule, nel nostro impegno per una conoscenza che non si limita a osservare il mondo, ma lo trasforma».

«Quello del festival è un momento in cui i rappresentanti del mondo dell’impresa possono trovare tante occasioni di ispirazione, raccogliendo stimoli e idee utili a orientare la rotta in tempi incerti come quelli che stiamo vivendo – aggiunge il presidente della Camera di commercio Antonio Santocono – Non è una semplice vetrina dedicata all’innovazione e alla ricerca ma, da ormai 12 anni, una piattaforma capace di mettere in connessione e in dialogo grandi, medie e piccole aziende, centri di ricerca, istituzioni e mondo dell’università».

L’esempio di Interporto

Tra gli esempi forse meno conosciuti dell’innovazione alla padovana c’è Interporto, il luogo in cui si realizza l’intermodalità delle merci, con il passaggio da gomma a rotaia, e viceversa. «Mostreremo quello che stiamo facendo in termini di automazione, con le potenzialità di sviluppo ancora inesplorate come l’utilizzo di droni per la sicurezza dell’area e altri scopi – racconta il vicedirettore generale Paolo Pandolfo – E dopo digitalizzazione e automazione adesso, il passo successivo sarà l’intelligenza artificiale». All’Interporto padovano, tra le altre cose, è iniziata da poche settimane la sperimentazione dell’automazione delle sei enormi gru a portale. Migliaia di container sollevati e spostati con un joystick. E non è per nulla un gioco, è una visione di futuro. 



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