10 Maggio 2025
Esem-Cpt. Esperanto, l’avatar multilingue per un cantiere senza frontiere


Si chiama Esperanto, come la lingua artificiale, che, creata Ludwik Lejzer Zamenhof, con lo scopo di favorire la comunicazione e la comprensione reciproca tra persone di diverse nazionalità, è considerata una delle lingue più facili da imparare, grazie alla sua grammatica semplice e regolare e per questo se ne era ipotizzata la diffusione.

Esperanto Avatar Multilingue (foto di Esem-Cpt)

Esperanto Avatar Multilingue

Esperanto, presentato il 7 maggio presso la sede milanese di Esem-Cpt, in seno al convegno convegno “Cantiere senza frontiere – Formazione e innovazione per la sicurezza senza barriere”, non è semplicemente una lingua, ma un avatar multilingue per l’informazione in materia di salute e sicurezza in cantiere.

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Esperanto Avatar Multilingue, hanno spiegato Luca Beretta, di Esem-Cpt e Mario Viannello di Aequosicurezza, è un progetto ideato da Esem-Cpt per migliorare la comunicazione sulla sicurezza nei cantieri, con particolare attenzione ai lavoratori stranieri. L’avatar avatar digitale è capace di comunicare in dieci lingue (incluso l’italiano), trasmettendo in modo chiaro e continuo informazioni fondamentali: dai rischi trasversali all’uso corretto dei Dpi, fino alle principali regole da seguire in cantiere.

Progettato per essere semplice, accessibile e facilmente replicabile, l’avatar propone brevi video informativi multilingue, pensati per essere trasmessi regolarmente nei luoghi di lavoro. L’obiettivo è rafforzare l’integrazione linguistica e culturale, contribuendo alla diffusione capillare della cultura della sicurezza.

Il progetto è cofinanziato da Inail – Direzione Regionale Lombardia e da Ats Milano Città Metropolitana, che hanno sostenuto con convinzione questa iniziativa innovativa, riconoscendone il forte valore in termini di inclusione, prevenzione e formazione sul campo.

Esperanto Avatar Multilingue è un’innovazione, prima in Italia, in questo ambito, che consente il dialogo tra e con i lavoratori stranieri presenti ormai sempre più significativamente nei cantieri edili.

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Basta cliccare QUI per collegarsi con Esperanto Avatar Multilingue.

Una volta compilato il brevissimo modulo, si riceve il video, basta cliccare sul pulsante lingua per poter selezionare, dal menù a tendina, il vocale dell’avatar e i sottotitoli.

Cantiere senza frontiere – Formazione e innovazione per la sicurezza senza barriere

E in un settore, come quello delle costruzioni, dove la presenza dei lavoratori stranieri è sempre più rilevante, la formazione e la sicurezza devono diventare strumenti di vera inclusione. Un cantiere sicuro è un cantiere che parla tutte le lingue.

(foto di Esem-Cpt)

Con questa consapevolezza e proprio per catalizzare l’attenzione sulla presenza, sempre più strutturale di lavoratori stranieri delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, Esem-Cpt – con il patrocinio di Ats Milano Città Metropolitana e con la collaborazione di Direzione Regionale Inail Lombardia, Asle Rlst, Cassa Edile di Milano, Cooperativa Farsi ProssimoCentro Come, Fondazione Ismu e Formedil Nazionale – ha organizzato il convegno “Cantiere senza frontiere – Formazione e innovazione per la sicurezza senza barriere”.

Superare le barriere linguistiche in cantiere

Katia Barbirato (foto di esem-Ctp)

Katia Barbirato, direttore di Esem-Cpt, così ha introdotto l’incontro «Abbiamo organizzato questo primo evento in concomitanza della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro – Workers Memorial Day 2025, un’importante ricorrenza che richiama l’attenzione di tutti noi su un tema che ci sta decisamente a cuore cioè la sicurezza nei cantieri edili. Questo convegno nasce con l’obiettivo di accendere i riflettori su una componente sempre più rilevante nei nostri cantieri: i lavoratori stranieri. Nei territori di Milano, Lodi, Monza e Brianza che sono i territori di nostra competenza, la loro presenza è ampia, radicata, spesso silenziosa, ma strategica. Ecco perché vogliamo ascoltare, riflettere, condividere dati ed esperienze e soluzioni che parlano di integrazione, di prevenzione e di comunicazione efficace.

Siamo molto orgogliosi di presentare, in anteprima assoluta, il progetto Esperanto Avatar multilingue che è uno strumento pensato per superare le barriere linguistiche all’interno del cantiere, dando voce ai messaggi di salute e sicurezza accessibili a tutti, in più lingue, ogni giorno, ripetutamente, fino a quando questo messaggio possa diventare consapevolezza.

È un’idea nata in Esem-Cpt che immediatamente Inail Direzione Regionale Lombardia e Ats Milano Città Metropolitana hanno sposato condividendo la visione e cofinanziando il progetto sperimentale. Ma non finisce qui.

Stiamo programmando un secondo evento nell’ambito del Workers Memorial Day.
Un evento un po’ meno convenzionale, ma molto potente. Il 29 di maggio alle 20:30 andremo in scena al Teatro Pacta di Milano con una rappresentazione teatrale dal titolo A che ora torni?” ed è uno spettacolo frutto di un laboratorio teatrale che abbiamo messo in campo da poco più di un mese – che ha coinvolto figure di Esem-Cpt, professionisti, imprenditori, Rlst, tecnici della prevenzione dei enti di controllo – e rappresenteremo con molta emozione, ma con molto rispetto, un infortunio mortale accaduto realmente. Un modo per attivare una riflessione collettiva e per, ovviamente, diffondere la cultura della sicurezza».

Parlare la lingua di chi lavora

A porgere i saluti ai convenuti, il presidente di Esem-Cpt, Luca Cazzaniga, che, dopo aver ringraziato gli enti che hanno collaborato al progetto Esperanto, in particolare ad Ats Milano Città Metropolitana e a Inal Lombardia che hanno siglato un accordo che ha reso possibile la messa a terra di questo ambizioso progetto fondamentale che è Esperanto Avatar Multilingue, uno strumento innovativo, concreto e soprattutto utile che permette ai datori di lavoro e ai lavoratori di “parlare la lingua di chi lavora”.

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Luca Cazzaniga (foto Esem-Ctp)

«Nei cantieri di oggi lavorano fianco a fianco persone di culture e lingue diverse, ma gli obiettivi devono essere comuni: lavorare bene e tornare a casa sani. Come imprenditori abbiamo il dovere di innovare non solo nei materiali e nelle tecnologie costruttive, ma anche nella comunicazione e nella formazione. Il progetto Esperanto va in questa direzione: semplifica, coinvolge, rende chiari i messaggi. Perché la sicurezza non può essere un privilegio per chi capisce meglio l’italiano, ma un diritto per tutti. Questo progetto fa parte di una serie di servizio che Esem-Ctp ha messo in atto nell’ambito della permeabilità del nostro settore, mi riferisco ai servizi di mediazione culturale in lingua araba, al progetto per i migranti per i quali è necessario diffondere la cultura della sicurezza attraverso la mediazione culturale, ma soprattutto anche attraverso la comprensione della lingua italiana per cui abbiamo attivato dei corsi all’interno dell’ente. Abbiamo aperto uno sportello informativo che permette alle imprese e ai lavoratori di usufruire anche dei servizi al lavoro per poter fare matching e soprattutto per poter facilitare gli aspetti comunicativi tra i lavoratori italiani e quelli stranieri.

Crediamo molto nel progetto Esperanto Avatar multilingue proprio perché riteniamo che il valore che, come ente di formazione dobbiamo dare, è quello di abbattere le barriere, di costruire dei ponti, cercare di essere estremamente comunicativi, efficaci e concreti nella diffusione della cultura della sicurezza e delle procedure, cercando di dare ai lavoratori e alle imprese stranieri quegli automatismi che i lavoratori italiani grazie alla comprensione della lingua e alla formazione all’interno del nostro ente sono in grado di avere».

Integrazione vuol dire sicurezza

Ha condiviso l’entusiasmo per la messa a punto del progetto anche Salvatore Cutaia, vice presidente di Esem-Ctp che si è anche fatto portavoce delle organizzazioni sindacali da lui rappresentate, ovvero Feneal,Filca e Fillea che fanno parte di Esem-Ctp e che fortemente hanno voluto rappresentare l’evento.

Salvatore Cutaia (foto di Esemà-Ctp)

«Ci fa piacere essere oggi qui presenti con voi che lavorate nei cantieri, nella formazione e nella produzione di un’edilizia più sicura e più giusta. Oggi affrontiamo un tema che non è solo attuale, perché la presenza dei lavoratori stranieri nei cantieri rappresenta il futuro. Perché integrazione vuol dire sicurezza. Questo è un tema che tocca il nostro quotidiano, ma anche di chi, formatori e istituzioni si impegna sul tema della sicurezza e della formazione e dell’inclusione. Per questo, associandomi al presidente, voglio ringraziare Ats Milano Città Metropolitana e Inal Direzione regionale Lombardia per aver sostenuto con convinzione questo progetto. Un progetto che parla di diritti ma anche di opportunità e che mostra concretamente cosa vuol dire rendere accessibile la formazione a chi spesso, per motivi linguistici o culturali, resta ai margini.

Cantiere senza frontiere, il titolo scelto per questo evento, non è solo uno slogan ma un obiettivo concreto. I lavoratori stranieri sono una componente essenziale nei cantieri, anzi direi quasi maggioritaria percentualmente, portano competenze, disponibilità, professionalità e talvolta anche problematiche, ma troppo spesso si trovano ad operare in condizioni di fragilità per le barriere linguistiche, i contratti poco chiari, i percorsi formativi poco accessibili.

Ecco allora il senso anche di un impegno sindacale: rafforzare la formazione come strumento di inclusione, tutela e di unità. È una battaglia che facciamo insieme, come parti sociali dentro Esem-Ctp, con azioni concrete, come quelle di cui ha fatto cenno il presidente Cazzaniga.

Tra i progetti che abbiamo realizzato, mi fa piacere accennare a Edil Academy, che partirà a settembre, un progetto triennale di scuola da frequentare dopo le scuole medie. Anche questo è un progetto, aperto a tutti, ma anche qui cercheremo di integrare i lavoratori in modo da avere delle professionalità formate da poter portare nei cantieri. Tutto questo racconta la visione che abbiamo in mente: un cantiere dove nessuno resta indietro perché non parla lingua, dove la sicurezza è un diritto universale, dove il lavoratore non è solo la forza lavoro ma persona da valorizzare.

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Il nostro compito, come sindacati, è quello di costruire, insieme alle controparti, risposte comuni a problemi reali. In edilizia si può fare e noi lo dimostriamo ogni giorno, perché ogni infortunio che avviene non è un problema del singolo, ma è un problema per tutta la società».

Un progetto alla portata di tutti

Ha un valore altamente sociale Esperanto perché, ha sottolieato Paola Pittera, presidente Asle-Rlst «il concetto di rendere una lingua unica di comunicazione rende l’accesso nei cantieri e la formazione alla portata di tutti».

Massimiliano Sonno, responsabile dell’ufficio tecnico di Formedil, l’ente di indirizzo per coordinamento dei 118 enti settoriali in Italia, parafrasando il titolo dell’evento (Cantiere senza frontiere) che «Esem-Cpt Milano è il nostro organismo paritetico senza frontiere. Qui trovano porte aperte, tecnici, lavoratori, imprese, professionisti, tutti e a sottolineare l’inclusività basti pensare al fattom che già da quasi 15 anni ha messo a punto depliant esplicativi in sette lingue e si avvale non di semplici traduttori ma di mediatori culturali sempre presenti ai corsi di formazione quando si tratta di classi multietniche. Esem-Cpt collabora con molti altri enti sul territorio e ha messo a punto il Progetto 10 regole, realizzato in 11 lingue».

Il supporto ai lavoratori stranieri

Nel mondo dei cantieri, costruire una comunicazione efficace con i lavoratori stranieri è una sfida complessa, che va ben oltre la semplice traduzione delle informazioni. Per Esem-Cpt, il vero strumento di mediazione non è solo la lingua, ma la comprensione profonda del vissuto culturale e sociale della persona. In questo contesto, il mediatore culturale diventa una figura chiave, in grado di facilitare non solo la comprensione dei contenuti tecnici, ma anche l’integrazione reale nel contesto lavorativo e sociale.

Oltre ad aver realizzato il materiale didattico multilingue: il sussidio al corso 16 ore, conta fino a 10, serious game doppiati in arabo, da alcuni anni, come hanno spiegato Raul Cianciulli e Carla Parodi di Esem-Cpt, l’ente ha intrapreso un percorso strutturato di sostegno ai lavoratori stranieri, con l’obiettivo di renderli parte attiva e consapevole nei processi di sicurezza. Pur non essendo un ente di formazione o un’agenzia per il lavoro, ha scelto di operare mettendo al centro la persona, rafforzando il proprio ruolo a supporto non solo durante l’erogazione dei servizi, ma anche nelle fasi successive, costruendo relazioni durature con lavoratori e imprese.

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Il cuore di questo approccio è il riconoscimento della persona come soggetto attivo nella prevenzione. Questo implica il superamento di una visione passiva della sicurezza, per abbracciarne una partecipata, dove ogni lavoratore ha un ruolo fondamentale. Ma per essere davvero parte del processo, il lavoratore deve prima poter comprendere la lingua, primo strumento di relazione umana, che è anche il veicolo attraverso cui si trasmettono regole, valori e cultura della sicurezza.

Molti lavoratori stranieri portano con sé esperienze di vita segnate da fragilità personali, difficoltà abitative, isolamento, o percorsi migratori complessi. Davanti a tale complessità, Esem-Cpt ha compreso l’importanza di fare rete, attivando collaborazioni con realtà come la Cooperativa Farsi Prossimo – Centro Come, per offrire un supporto mirato e multidimensionale. È emersa una consapevolezza fondamentale: gli strumenti – per quanto innovativi o tecnologici – devono essere messi al servizio di un obiettivo formativo chiaro e coerente.

Uno dei primi bisogni emersi è l’apprendimento della lingua italiana. Senza la conoscenza della lingua del paese in cui si vive e lavora, il processo di integrazione risulta ostacolato, spesso limitato alla sola comunità di origine. Per questo, sono stati attivati corsi serali di italiano specificamente pensati per i lavoratori. La lingua non è solo utile per orientarsi nel contesto sociale, ma è indispensabile anche per affrontare alcune mansioni tecniche che richiedono la lettura e comprensione di istruzioni complesse.

Sul fronte della sicurezza, Esem-Cpt ha inoltre attivato corsi da 16 ore con mediazione culturale in lingua araba – oggi la più diffusa nei cantieri – dedicati a lavoratori che hanno appena iniziato il loro percorso nel settore. Il ruolo del mediatore qui è cruciale: non si limita a tradurre i contenuti, ma li interpreta alla luce delle esperienze di vita degli utenti, rendendo davvero comprensibili concetti delicati come il valore della vita o il senso della prevenzione.

L’azione dei mediatori continua anche all’interno dei cantieri, dove svolgono momenti informativi direttamente in lingua. Tuttavia, resta una difficoltà concreta: la normativa europea non prevede l’obbligo per le aziende di fornire schede di sicurezza in lingua araba, lasciando un vuoto comunicativo importante che solo un intervento diretto può colmare.

I destinatari di questo lavoro sono diversi: ci sono i lavoratori già attivi, ma anche i migranti appena arrivati, che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’edilizia, e infine i disoccupati, spesso stranieri, che vengono inseriti in percorsi di formazione e orientamento al lavoro. Comprendere le loro competenze, inclinazioni e aspettative è possibile solo grazie a una relazione autentica, costruita con pazienza e mediazione. Il mediatore culturale, dunque, non è un semplice traduttore: è un ponte tra mondi diversi, uno strumento essenziale per trasformare l’inclusione da principio astratto a realtà quotidiana nei luoghi di lavoro.

Le nuove imprese sono straniere

Anche dal XIV Rapporto annuale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali emerge che aumenta in maniera pressoché costante il numero di lavoratori stranieri in Italia, provenienti in gran parte da Paesi extra-Ue e uno dei settori con la più alta incidenza di occupati stranieri è proprio il comparto delle costruzioni.

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È stata Daniela Privitera, della Cassa Edile di Milano a fornire i numeri relativi ai lavoratori stranieri e alle imprese con datori di lavoro stranieri. Secondo l’Osservatorio di Cassa Edile Milano, nel 2023/24, i lavoratori italiani totalizzano 24.237 unità, mentre quelli stranieri sono pari a 58.578 (70,73% del totale dei lavoratori iscritti) e l’incidenza della manodopera immigrata nel settore si conferma in costante aumento: nel 2022/2023 i lavoratori stranieri erano il 67,79% e nel 2021/2022 il 62,82% del totale dei lavoratori iscritti. Insomma, le nuove imprese sono straniere.

Il Continente dal quale affluisce il maggior numero di manodopera straniera è rappresentato dall’Africa (57,43% nel 2024, 54,19% nel 2023, 51,24 del 2022 del totale degli stranieri iscritti), seguito dall’Europa posizionata al secondo posto (34,31% nel 2024, 37,93% nel 2023, 41,05% nel 2022 del totale degli stranieri iscritti). I Paesi Africani principali sono: Egitto, Marocco e Tunisia. I Paesi Europei principali: sono Albania, Romania, Kossovo e Ucraina.

Gli infortuni in edilizia

L’ordinamento giuridico nazionale equipara gli immigrati ai cittadini italiani nel godimento di tutti i diritti correlati al lavoro, tra i quali la tutela della salute e della sicurezza.

Ciononostante, i lavoratori stranieri sono particolarmente suscettibili al rischio di infortunarsi e/o di contrarre tecnopatie, soprattutto a causa di: difficoltà linguistiche e barriere culturali; bassa percezione dei pericoli e dell’esposizione a essi; scarsa conoscenza delle norme di sicurezza in generale e delle procedure di lavoro.

Daniele Bais vicario del direttore regionale di Inail Direzione Regionale Lombardia, ha restituito la fotografia dell’andamento infortunistico nel comparto edile a livello regionale in rapporto a quello nazionale. In Italia, nel 2023 gli infortuni registrati da Inail sono stati 44.946, dei quali 29.338 nei lavori di costruzione specializzati. Dei quasi 45mila, 10.960 sono da riferirsi a lavoratori il cui luogo di nascita è extraeuropea.

In Lombardia si sono verificati, nello stesso anno, 7.205 infortuni, la maggior parte dei casi nello stesso settore (F43). E a parte, un piccolo decremento nel 2022 e uno più significativo nel 2020 (anno del Covid), la crescita degli infortuni sia a livello nazionale sia regionale è stata pressoché costante per raggiungere i livelli più alti nel 2023. Lo stesso andamento è stato registrato nel campo degli infortuni mortali.

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«La Lombardia – ha dichiarato Caterina D’Andria, direttore SC Prevenzione e Sicurezza in Ambienti di Lavoro di Ats Milano Città Metropolitana – si distingue come una delle regioni italiane con una popolazione lavorativa elevata e, nonostante ciò, presenta un’incidenza di mortalità sul lavoro che rimane inferiore alla media nazionale.

Secondo l’analisi, pur figurando tra le regioni con il numero maggiore di occupati, la Lombardia non rientra tra quelle con le incidenze di mortalità più elevate. Non basta a escludere preoccupazioni per la sicurezza sul lavoro, soprattutto in settori ad alto rischio come le costruzioni e i trasporti. Il rischio di morte sul lavoro appare particolarmente elevato per le categorie più vulnerabili, come i lavoratori più anziani e i lavoratori stranieri.

Per sensibilizzare i lavoratori edili, in particolare quelli stranieri, sull’importanza di comportamenti sicuri nei cantieri, utilizzando tecnologie avanzate e intelligenza artificiale, Ats ha siglato un a ccordo con Esem-Cpt e Inail per la realizzazione di Esperanto. Il progetto mira a rendere la formazione più accessibile, nell’ottica di un impegno costante verso una sicurezza inclusiva».

Le principali criticità nei cantieri con lavoratori stranieri

(foto di Esem-Ctp)

Il quadro delle criticità nei cantieri con lavoratori stranieri è molto complicato perché è presente una serie di fenomeni, di retaggi culturali e di altri fattori che non rendono semplice l’analisi.

«Tutto lo scenario dei cantieri sta avendo un trend di cambiamento che, se non irreversibile, caratterizzerà i prossimi anni in maniera abbastanza netta, dove alcune componenti, alcune nazionalità sono presenti in maniera prevalente – ha dichiarato Giuseppe Mauri, Filca Cisl, in rappresentanza Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil -. La maggior parte dei lavoratori stranieri proviene dall’Africa, soprattutto dall’Egitto e il tema della lingua è uno di quelli che ha maggiore impatto. Il problema della lingua riguarda i lavoratori egiziani di nuovo ingresso ma anche di non così recente ingresso e questo è già un dato da sottolineare, importante anche per la predisposizione all’integrazione.

Soprattutto i lavoratori egiziani faticano a farsi comprendere nella lingua italiana e questo diventa il primo elemento di difficoltà nostro, cioè entrare in relazione e porsi in un sistema di comunicazione chiaro che ci consenta anche di comprendere quali siano le difficoltà che questi lavoratori riscontrano.

Questa barriera linguistica si interfaccia direttamente con un secondo aspetto, che è il tema della fiducia, se non ho comprensione, non riusciamo avere fiducia dalle persone e anche noi facciamo fatica a esercitare il nostro ruolo e, soprattutto, a entrare in relazione con questi lavoratori e diventare per loro un riferimento.

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Noi abbiamo tentato di ovviare, tutte e tre le sigle sindacali, dopo i rumeni, gli albanesi e i kosovari, hanno, infatti, inserito nel proprio organico dei lavoratori arabi e, soprattutto, lavoratori egiziani che parlano poco l’italiano, ma spesso posseggono livelli di scolarizzazione e di alfabetizzazione del paese di origine e questo purtroppo si presta spesso e volentieri a inserire anche fenomeni di sfruttamento in senso più ampio. Per di più i rapporti lavoro che spesso vengono erogati sono rapporti di breve durata, di uno, due o tre mesi e vengono fatti all’interno dei canali delle comunità di provenienza che crea un connubio di conoscenza con la rete di familiari e di amici del proprio paese.

E anche le aziende straniere prediligono fare rete con i connazionali (di cui, appunto, conoscono parenti e amici) e, come per ogni nazionalità, esistono aziende oneste e aziende meno oneste che operano uno schiacciamento degli inquadramenti verso il basso del contratto nazionale verso i soggetti più fragili ed esposti, per esempio i giovani, operazione che sta prendendo piede in maniera strutturata che sta sfociando in fenomeni di sfruttamento e di caporalato che ormai sono presenti in maniera radicata nei nostri territori.

C’è da dire che nel nostro paese i flussi di lavoro hanno dei tempi di rilascio della documentazione di uno o due anni e questo contribuisce a generare dei ricatti intrinsechi all’interno del rapporto di lavoro, a volte con delle vere e proprie estorsioni di denaro, finché non si arriva alla presenza del rilascio del permesso di soggiorno al quale deve essere presente per forza il datore di lavoro.

Purtroppo, si si constata che il rapporto di lavoro è ridotto a quello che porta a casa economicamente all’interno della giornata, senza pretendere la regolarità della documentazione. Poi se qualcosa non torna o succede qualcosa, il lavoratore tenta di rivolgersi al sindacato che ha grandi difficoltà a sviscerare questi fenomeni che sono complessi, anche perché spesso il lavoratore non sa nemmeno qual è il datore di lavoro a cui fa riferimento.

Oltre al ricatto personale e familiare, questi lavoratori rientrano anche nel circuito degli affitti che rappresenta un’altra importante criticità sia per il costo per loro insostenibile sia perché agli immigrati raramente un italiano concede un immobile in affitto. E qui entra ancora in gioco il datore di lavoro che gli procura uno spazio abitativo aggiungendo un ulteriore elemento di ricatto a quello del rapporto di lavoro.

Quindi, scarsa conoscenza della lingua, ignoranza generalizzata sui temi della legalità e sui comportamenti da adottare per la sicurezza sono le maggiori criticità he riscontriamo più diffusamente, mentre il rapporto di lavoro è sempre più ridotto a un semplice pezzo di carta e non importa più di tanto se il lavoro è regolare in termini di salute e sicurezza, l’importante è avere il lavoro.

È chiaro che avremo ancora abbiamo ancora tanto, tanto da fare, tanto da impegnarci sia sul tema della comunicazione, sia sul tema dei processi e delle corrette modalità, in ambito di formazione e sicurezza.

Le soluzioni per l’integrazione dei lavoratori

Nella parte finale dell’evento è stato presentato, da Guia Gilardoni, della Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità), il progetto “Brick” e da Hermann Zocco di Zocco Costruzioni, le soluzioni adottate dalla sua impresa per facilitare l’integrazione dei lavoratori stranieri in cantiere.

Hanno concluso l’incontro le testimonianze dell’imprenditore edile Mohamed Abruc, del lavoratore Mostafa Ibrahim Mostafa Elseidy e di Ben Nasr Lassaad di Asle Rlst (Associazione per la sicurezza dei lavoratori dell’edilizia di Milano, Lodi e Monza e Brianza).





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