
L’Istat ha esaminato le aziende italiane che esportano prodotti e ha evidenziato che quelle maggiormente dipendenti dalle vendite verso l’estero tendono ad avere anche difficoltà economiche: registrano minori profitti, una liquidità ridotta e una struttura finanziaria più fragile. In sostanza, sono vulnerabili sia per la loro forte esposizione ai mercati esteri, sia per la loro solidità finanziaria più debole.
Questo implica che, in caso di eventi negativi sui mercati internazionali (come l’introduzione di nuove tariffe doganali che rendono le esportazioni più costose e meno competitive), queste aziende potrebbero risentirne molto più delle altre, così come si legge sull’agenzia di stampa Ansa.
Nel 2022, in Italia si contavano poco più di ventitré mila imprese considerate “vulnerabili” rispetto alla domanda estera. Di queste, circa 3.300 esportano principalmente verso gli Stati Uniti. Inoltre, tra le aziende vulnerabili, circa una su cinque (circa 4.600 imprese) si trova in una condizione economica così precaria che potrebbe subire danni gravi in caso di uno shock esterno.
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