
La Commissione europea ha presentato mercoledì una nuova strategia per il Mercato unico, con l’obiettivo dichiarato renderlo più semplice, omogeneo e solido. Al centro della strategia ci sono una serie di azioni concrete per eliminare gli ostacoli che ancora frenano la circolazione di beni e servizi tra i Paesi membri, sostenere le piccole e medie imprese, promuovere la digitalizzazione e alleggerire il carico normativo per le imprese.
La proposta costituisce il quarto pacchetto Omnibus di semplificazione dell’esecutivo UE. I primi tre “pacchetti omnibus” hanno riguardato la semplificazione in materia di rendicontazione sulla sostenibilità e due diligence, nonché gli investimenti dell’UE, e la semplificazione della Politica agricola comune. Il prossimo pacchetto Omnibus si concentrerà sulla difesa e mirerà a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di investimento stabiliti nel Libro bianco e a consentire alle aziende innovative di prosperare. Come ricorda la Commissione UE seguiranno un Omnibus per l’industria chimica e un pacchetto digitale.
“Nell’incerto mondo odierno, i primi partner degli europei devono essere gli europei stessi”, ha affermato il vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale, Stéphane Séjourné. Secondo il commissario francese “è ora che le imprese europee si ‘europeizzino’ prima di ‘internazionalizzarsi’.
Per Séjourné, la strategia odierna rende il Mercato Unico “più semplice, omogeneo e più forte, semplificando la vita delle imprese e rimuovendo i principali ostacoli che ancora oggi ostacolano gli scambi intra-UE”.
L’obiettivo, a detta del vicepresidente della Commissione UE, è quello di mettere in campo una strategia che definisca “un nuovo approccio e un nuovo metodo”.
Con queste misure, Bruxelles sostiene di voler rispondere “a un preciso mandato del Consiglio europeo, che nell’aprile 2024 aveva chiesto una strategia per il rilancio del Mercato Unico entro giugno 2025”.
Una richiesta condivisa anche dai ministri della competitività e dai rapporti di Enrico Letta, Mario Draghi e della stessa Commissione, che hanno sottolineato come un mercato pienamente integrato sia essenziale per la resilienza economica dell’Unione.
Con 26 milioni di imprese e 450 milioni di consumatori, l’UE rappresenta oggi il secondo mercato mondiale. Come ricorda la commissione UE in una nota, dalla sua istituzione, il Mercato Unico ha contribuito a far crescere il PIL dell’UE di almeno il 3-4% e ha generato circa 3,6 milioni di posti di lavoro. Per Bruxelles, completare pienamente l’integrazione potrebbe addirittura raddoppiare questi risultati.
Eliminare le “dieci terribili barriere”
Uno dei fulcri della strategia è l’eliminazione delle cosiddette “dieci terribili barriere”, individuate grazie a un ampio confronto con le imprese. Si tratta di ostacoli che vanno dalla complessità delle normative alla frammentazione degli standard, fino alla difficoltà di far riconoscere le qualifiche professionali o di accedere a servizi transfrontalieri.
La Commissione precisa che sono stati individuati sulla base di approfondite consultazioni con le parti interessate. “La loro rimozione migliorerà la libera circolazione di prodotti sicuri, la fornitura transfrontaliera di servizi e la semplificazione della costituzione e dell’attività delle imprese in tutta l’UE”.
Un altro pilastro riguarda il rilancio del settore dei servizi, che rappresenta la fetta più ampia dell’economia europea, ma che fatica ancora a svilupparsi su scala transfrontaliera. La Commissione propone una legislazione ad hoc per il settore delle costruzioni e per le consegne postali e di pacchi, nonché misure per facilitare servizi industriali come manutenzione e installazioni.
Inoltre la Commissione propone anche misure volte supportare gli Stati membri nel liberare i servizi aziendali regolamentati da regolamentazioni inutili.
Una nuova definizione di imprese a media capitalizzazione
Per rafforzare la crescita delle PMI, Bruxelles introduce anche una nuova definizione di impresa a media capitalizzazione – aziende con meno di 750 dipendenti e un fatturato fino a 150 milioni di euro – che potranno beneficiare, per la prima volta, di misure agevolative pensate per le piccole imprese.
Si tratta di circa 38.000 aziende in tutta l’Unione, che potranno accedere a norme semplificate, come quelle sui prospetti finanziari o alcune deroghe previste dal GDPR. Questo intervento mira a evitare il cosiddetto “precipizio regolatorio”, che penalizza le imprese una volta superata la soglia dei 250 dipendenti.
“Quando le Pmi superano i 250 dipendenti, secondo le norme attuali diventano grandi imprese e devono affrontare un forte aumento degli obblighi di conformità – evidenzia la Commissione -. Questo precipizio può scoraggiare la crescita e limitare la competitività”.
A sostegno di questa trasformazione, la Commissione propone anche di ridurre i costi amministrativi annuali per le imprese di ulteriori 400 milioni di euro, che si sommano agli 8 miliardi già previsti da precedenti iniziative di semplificazione. Le nuove misure incentivano l’espansione delle PMI, promuovono la digitalizzazione dei processi normativi e contribuiscono all’obiettivo della Commissione di ridurre i costi amministrativi del 25% complessivamente – e del 35% per le PMI – entro la fine del mandato.
Tra le iniziative concrete, spiccano anche modifiche alla normativa sui gas serra fluorurati (F-Gas), che esonereranno dalla registrazione circa 10.000 imprese nel solo 2026, riducendo gli oneri per chi gestisce volumi limitati di scambi. Molti tra questi soggetti sono piccoli concessionari automobilistici, spesso impegnati in un numero ridotto di operazioni commerciali che coinvolgono F-gas nei sistemi di climatizzazione dei veicoli.
La Commissione propone inoltre di semplificare l’obbligo di conservazione dei dati previsto dal GDPR, esentando PMI e organizzazioni con meno di 750 dipendenti dagli obblighi relativi ai registri, salvo nei casi in cui il trattamento dei dati sia considerato “ad alto rischio”. In questo modo, le risorse aziendali potranno essere concentrate sulle attività che presentano i maggiori rischi per la privacy, mantenendo comunque alti standard di protezione.
Digitalizzazione, certezza giuridica e obblighi di due diligence
Altre novità riguardano la digitalizzazione degli obblighi normativi: le aziende potranno sostituire i documenti cartacei con versioni digitali, dalle dichiarazioni di conformità alle istruzioni per l’uso. Una semplificazione che faciliterà la trasmissione delle informazioni e i controlli da parte delle autorità nazionali.
Per aumentare la certezza giuridica, vengono inoltre introdotte specifiche comuni che permetteranno alle imprese di dimostrare più facilmente la conformità dei prodotti alle regole UE, anche in assenza di norme armonizzate, con effetti positivi sulla competitività.
Infine, in risposta alle difficoltà del settore delle batterie, la Commissione ha deciso di posticipare di due anni – dal 2025 al 2027 – l’entrata in vigore degli obblighi di due diligence per le materie prime critiche. Le imprese avranno così più tempo per adeguarsi, anche grazie alla pubblicazione anticipata delle linee guida e all’istituzione di organismi di verifica terzi.
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