22 Maggio 2025
Pnrr, ecco come cambia: dall’alta velocità al bonus per le auto elettriche tutte le misure attese




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La spesa delle risorse europee per il Pnrr «va accelerata, fermo restando però che il Pnrr non è uno strumento di spesa, perché le rate sono liquidate in ragione al raggiungimento degli obiettivi e non al livello di spesa». Queste le parole del ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Tommaso Foti nel corso delle comunicazioni in aula alla Camera sulla revisione degli investimenti per il Pnrr.

Allo stesso modo la revisione di 107 milestone e target (ovvero gli obiettivi del piano) è «finalizzata ad avere la liquidazione della settima rata composta da 67 obiettivi e di 18,2 miliardi di euro che ci devono essere versati». E «non c’è un cantiere che si ferma, una tratta che non vada avanti, un intervento che sia sospeso».

Non solo le richieste di rimodulazione «non sono una scelta anomala di questo governo perché sono previste dal regolamento istitutivo del Piano stesso» ma soprattutto si tratta di una riprogrammazione tecnica – ha spiegato Foti – cioè non fa che «definire una diversa assegnazione delle risorse all’interno dello stesso piano, perché vi sono alcune situazioni che non possono essere risolte entro il 30 giugno 2026 non per inerzia di questo governo, ma per fatti che sono accaduti: in alcuni casi i contratti si possono risolvere quando vi sono cause di forza maggiore, ma noi invece di pensare di archiviare quelle situazioni, che sono condizionate da fatti e da situazioni di forza maggiore, riteniamo invece di poter far coincidere ugualmente le misure del programma, anche se con scadenze diverse».

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Il nodo ferrovie

Le modifiche più importanti riguardano le ferrovie e alcuni temi ambientali. Sotto il profilo delle ferrovie, già il piano del 2021 prevedeva che venissero stanziati 24,5 miliardi afferenti il Pnrr, a fronte però di interventi dal costo complessivo relativi a quelle misure pari a 51,4 miliardi di euro. «Cioè vi era, e vi è sempre stata, una convergenza di risorse per attuare quelli che sono ovviamente degli obiettivi del Pnrr ma non solo, perché sono anche obiettivi del contratto in essere con Ferrovie: e allora, sono previsti la realizzazione di investimenti dell’alta velocità, interventi per la realizzazione di un restyling delle stazioni ferroviarie, sono previsti sistemi di gestione e controllo del traffico ferroviario e sono previsti, ovviamente, la velocizzazione e il potenziamento di alcune linee ferroviarie», ha proseguito Foti.

Il ministro ha negato totalmente che «siano state tolte risorse ad alcune regioni del Sud per assegnarle ad altre del Nord, anzi le risorse per quanto riguarda l’alta velocità del Nord rimangono 8,6 miliardi, così come previsto esattamente nel piano. Non c’è modifica». Al contrario, sull’alta velocità Napoli-Bari le risorse del Pnrr «passano da 1 miliardo e 254 milioni a 2 miliardi 188 milioni di euro, con ovviamente un riconoscimento delle risorse del Pnrr in più pari a 926 milioni di euro». E ancora, ha aggiunto Foti, «la quota di Pnrr relativa all’alta velocità nel tratto Palermo-Catania passa da 799 milioni a 1 miliardo e 280 milioni con questa revisione».

Troppe poche macchine elettriche

Per quanto riguarda le colonnine di ricarica, «è evidente che rispetto agli obiettivi del Pnrr vi è stato un andamento diverso da quello che poteva essere ipotizzato quando è stato fatto il Piano», ha evidenziato Foti. Difatti al 31 dicembre 2024 sul territorio nazionale si contano 64.391 punti di ricarica, a fronte di un parco circolante di 303.924 auto elettriche.

Per avere un’idea: l’Italia ha 19 punti di ricarica ogni 100 auto circolanti e un punto di ricarica ogni 4 chilometri, con un parco di auto elettriche del 5% rispetto al parco delle auto complessivamente circolanti. Ecco perché ha concluso il ministro «sarebbe un buon punto di equilibrio traslare la parte di risorse previste che non viene spesa per le colonnine in un incentivo per l’acquisto di auto elettriche».

Modifiche pensate anche in materia di comunità energetiche. Viene infatti alzato il target ai comuni con fino a 50 mila abitanti, perché finora «i risultati non possono definirsi soddisfacenti». (riproduzione riservata)

 



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