
Sono i risultati dell’indagine congiunturale sulle piccole e medie imprese realizzata nel marzo 2025 su un campione di 500 Pmi. Il ruolo dell’innovazione e dell’AI
L’economia del Lazio regge. Le piccole e medie imprese avvertono le tensioni e le incertezze causate dalle recenti tensioni commerciali internazionali, in particolare delle nuove misure protezionistiche Usa. La propensione agli investimenti però in crescita dimostra un cauto ottimismo che fa ben sperare per l’andamento dei conti quest’anno. Sono questi i risultati dell’indagine congiunturale, realizzata dalla Federlazio nel marzo 2025 su un campione di 500 Pmi, integrata da un sondaggio rapido ad aprile su un panel di 100 imprese. La ricerca è stata diffusa oggi, 25 maggio 2025.
Contesto economico nazionale e regionale
Dopo una crescita del Pil italiano pari al +0,7% nel 2024, il trend rallenta nel 2025 con una variazione acquisita dello 0,4%. Nonostante questo rallentamento, spiega Federlazio, l’Italia si mantiene in una posizione relativamente migliore rispetto ad altri paesi europei, come Germania e Francia, che registrano performance più contenute o negative.
Nel Lazio i dati di stima di fine 2024 rilevano una crescita del Pil locale in linea con il dato nazionale (attorno a +0,8%), un aumento del numero di imprese attive con un tasso di crescita superiore a tutte le altre regioni d’Italia (+1,63%) e un incremento dell’export (+8,5%), in controtendenza rispetto al dato nazionale negativo (-0,4%). L’occupazione continua a migliorare, con +18 mila occupati nel quarto trimestre 2024 e una crescita media annua di +1,9% negli ultimi cinque anni.
I risultati dell’indagine
Nonostante la tenacia mostrata dal tessuto imprenditoriale della nostra regione negli anni successivi la pandemia, l’indagine evidenzia segnali di rallentamento e crescenti difficoltà. Il 34,5% delle imprese ha registrato un calo della produzione, mentre solo il 26,5% ha visto un aumento. Il fatturato è cresciuto nel 26,1% delle aziende, ma è diminuito nel 31,7%. Le difficoltà maggiori si riscontrano nel manifatturiero, con il 46,2% di aziende in contrazione, mentre il settore servizi mostra una dinamica positiva, con il 51,7% che dichiara ricavi in crescita. Nel consuntivo 2024 il mercato interno privato presenta un saldo negativo (-23%), mentre le commesse pubbliche e l’export si confermano vitali, con rispettivamente il 57% e il 72% delle aziende con fatturato in aumento. Il 28,6% delle Pmi ha incrementato gli addetti, il 10,2% li ha ridotti. Sono ormai strutturali le difficoltà di reperimento di mano d’opera che quest’anno ha riguardato il 41% delle Pmi.
Nonostante le difficoltà, la propensione all’investimento si mantiene elevata: il 63,6% delle Pmi ha investito nel 2024, con una particolare attenzione alla formazione (34,4%), al marketing e allo sviluppo di nuovi prodotti (24,4%). Si conferma quindi un’onda lunga di sviluppo degli investimenti delle PMI che, anche lo scorso anno si sono impegnate in maniera diffusa nel rinnovamento in chiave digitale che anche quest’anno ha impegnato il 20% delle Pmi.
L’energia e gas costano cari
Tra i fattori che hanno prodotto impatti giudicati molto o abbastanza negativi sulle Pmi si segnalano: aumento dei prezzi di energia e gas (53,8%); ritardi nei pagamenti da clienti privati (47,7%); inflazione in crescita (46,7%); incremento dei costi di materie prime e semilavorati (45,3%). Le maggiori preoccupazioni per il futuro riguardano la riduzione dei consumi (35%), i costi energetici (32,1%) e l’accesso al credito e i tassi di interesse (29,2%). Oltre a queste preoccupazioni: il 22,6% degli imprenditori segnala tensioni legate ai dazi Usa.
Il tema dei dazi Usa
Nella nostra indagine lampo di aprile, l’attuazione delle misure protezionistiche statunitensi ha ulteriormente aggravato il clima di incertezza. Dal sondaggio rapido su 100 Pmi (risposte multiple) risulta che:
– il 41% degli imprenditori considera la situazione “piuttosto critica”;
– il 16% segnala o teme impatti negativi diretti;
– il 34% paventa gravi contraccolpi fino al rischio di chiusura in caso di protrarsi delle tensioni;
– il 67% ritiene poco probabile che l’Italia possa compensare le perdite sul mercato USA con altri mercati.
Alla luce di questa situazione le PMI del Lazio ritengono auspicabili le seguenti iniziative e misure:
– avviare un dialogo diplomatico con gli USA per mitigare gli effetti dei dazi (42%);
– prevedere linee di credito agevolato per l’export extra-UE (35%);
– sostenere le imprese colpite (32%) degli effetti delle turbolenze sui mercati globali;
– stanziare nuovi fondi pubblici per l’internazionalizzazione (30%):
– promuovere percorsi formativi specialistici per il riposizionamento sui mercati esteri (28%).
Le prospettive per il 2025
Le aspettative per l’anno in corso, espresse prima delle ultime decisioni Usa sui dazi, hanno comunque mostrato un cauto ottimismo.
Infatti tra gli imprenditori:
il 43,2% prevede stabilità del fatturato;
il 34,4% si aspetta un incremento;
il 22,4% teme un arretramento.
In particolare risultano improntate all’ottimismo le aspettative sugli andamenti dei ricavi derivanti dalle commesse pubbliche con un saldo di opinioni che si attesta a +12%, mentre sono più tiepide quelle relative agli andamenti dei mercati privato – interno (saldo +7%) e internazionale (saldo +6%).
L’occupazione stabile
Sul fronte occupazionale, il 58% si aspetta stabilità nel numero di addetti.
Rimane elevata e in crescita la propensione agli investimenti delle PMI.
Infatti il 27% delle aziende ha già programmato investimenti per il 2025 e il 30% intende farne a condizione di un andamento stabile o positivo delle attività aziendali e dei mercati di riferimento. Si conferma la forte attenzione nei confronti della formazione che viene indicata come ambito di investimento dal 49,5% degli imprenditori. Altri ambiti prioritari includono marketing/sviluppo commerciale (31,3%) e innovazione di prodotto (31,3%). Cresce l’interesse per l’Intelligenza Artificiale (AI), con il 56% degli intervistati che esprimono un giudizio complessivamente favorevole.
Su questo fronte va sottolineato che una buona percentuale di PMI (25%) sta già implementando azioni o le ha programmate, mentre un altro 18% sta valutando concretamente cosa fare.
Sbordoni: «Le Pmi sono resilienti e sanno adattarsi»
Commentando i dati dell’indagine, il presidente di Federlazio, Alessandro Sbordoni, ha sostenuto che «in questi mesi, le Pmi della nostra regione hanno dimostrato una straordinaria capacità di resilienza e adattamento, riuscendo a sostenere la crescita occupazionale e a mantenere attivi gli investimenti nonostante il contesto economico globale complesso e incerto. Tuttavia, il perdurare delle tensioni geopolitiche e, soprattutto, la (temuta) introduzione delle nuove misure protezionistiche da parte degli Stati Uniti stanno causando un significativo innalzamento dei rischi». «Le nostre imprese, soprattutto quelle manifatturiere, manifestano segnali di disagio, con contrazioni di fatturato e crescenti difficoltà nei mercati interni e ad incentivare l’attività nei mercati esteri proprio ora che si sono organizzate per accedervi – ha aggiunto Sbordoni -. È pertanto urgente che le istituzioni centrali e locali intervengano con tempestività, mettendo in campo strumenti di sostegno efficaci che consentano di stimolare la tenuta del mercato interno e di supportare la competitività delle imprese sui mercati internazionali. Senza un’azione coordinata e concreta, il rischio di un indebolimento strutturale del sistema economico regionale diventa concreto, con potenziali effetti negativi, non solo sulle imprese, ma sull’intero mercato del lavoro e sul tessuto sociale».
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