16 Giugno 2025
esclusioni, best in class e convenzioni le pi� diffuse


Nonostante un contesto globale meno favorevole agli investimenti sostenibili del recente passato, si conferma in costante crescita l’attenzione degli investitori istituzionali nei confronti della sostenibilit� ambientale, sociale e di�governance: oltre la met� (il 57%) dei rispondenti alla�settima survey annuale condotta dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali�dichiara infatti di adottare politiche d’investimento sostenibile. Tra quanti ancora non lo fanno, risulta prevalente il numero degli enti che ne ha quantomeno discusso in ottica futura mentre un’analisi pi� approfondita dei portafogli svela l’acquisto di prodotti che rispondono ai criteri ESG anche da parte di una quota consistente di quegli investitori che ancora non aderisce “formalmente” alla finanza SRI.�

L’indagine consente poi di approfondire�come vengono implementate le politiche d’investimento sostenibile e, pi� nel dettaglio, attraverso quali strategie.�Le principali strategie di investimento sostenibile includono: esclusioni, attraverso cui vengono appunto esclusi singoli emittenti, settori o Paesi dall’universo investibile sulla base di principi e criteri specifici (come ad esempio, aziende produttrici di armi, di tabacco, ecc.);�best in class, che prevede la selezione di emittenti con i migliori punteggi ESG; convenzioni internazionali, che permettono di selezionare gli investimenti sulla base del rispetto di norme e standard internazionali, come quelli definiti dall’OCSE o dall’ONU; investimenti tematici, che si focalizzano su uno specifico o pi� temi relativi alla sostenibilit� sociale e/o ambientale (ad esempio, le energie rinnovabili, l’efficienza energetica o la salute);�impact investing, che permette di��scegliere imprese, organizzazioni e fondi finalizzati a generare un impatto socio-ambientale positivo e misurabile insieme a un ritorno finanziario generale;�engagement, che si sostanzia nel dialogo con l’impresa su questioni di sostenibilit� ed esercizio dell’attivit� di voto in assemblea derivante dalla partecipazione al capitale sociale.�

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Nella classifica delle strategie pi� diffuse tra i 131 rispondenti alla�survey,�al primo posto si posizionano per il settimo anno consecutivoleesclusioni (63%), seguite da�best in class�(36%) e convenzioni internazionali (32%). Sale in quarta posizione l’engagement�(31%), spesso fanalino di coda nelle precedenti rilevazioni, mentre ottengono rispettivamente il 28% e il 25% delle preferenze investimenti tematici e�impact investing.�

Figura 1 – Le strategie SRI maggiormente diffuse tra gli investitori istituzionali

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2025 – “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”

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Con la premessa che le Compagnie di Assicurazione adottano una politica formale di sostenibilit� in maggior percentuale rispetto alle altre categorie (95% dei rispondenti) e quindi registrano valori pi� elevati su tutte le strategie, si registrano preferenze anche significativamente diverse tra fondi pensione negoziali, fondi pensione preesistenti, Fondazioni di origine Bancaria e imprese assicurative che hanno partecipato all’indagine.�Spicca, ad esempio, un utilizzo pi� diffuso dell’impact investing�tra le Fondazioni di origine Bancaria�che, con il 39% delle preferenze rispetto al 25% aggregato, pone la strategia al secondo posto della categoria grazie all’investimento prevalente nel�social housing, un settore da sempre presidiato da questi investitori.�Parallelamente,�le Casse di Previdenza adottano in misura pi� rilevante l’investimento tematico�(al terzo posto della classifica di categoria), soprattutto nel campo dell’efficientamento energetico (37%), della salute (32%) e della Silver Economy (37%), con un’attenzione che potrebbe dipendere anche dall’attivit� svolta dai professionisti iscritti: nel primo caso, ad esempio, geometri, ingegneri e architetti e, negli altri, medici, degli infermieri e psicologi. Allo stesso modo,�in seconda posizione per i fondi pensione negoziali si posiziona l’engagement�(quarto posto nella classifica aggregata), votato dal 37% dei rispondenti della categoria rispetto al 31% delle preferenze generali; a incidere sulla scelta, � senza dubbio l’esperienza positiva non solo di singoli fondi�ma anche di iniziative consortili�su queste tematiche attraverso interventi in assemblea di aziende investite ed esercizio del diritto di voto.

Scendendo ancor pi� nel dettaglio, dalla�survey�emerge che, verosimilmente per effetto del protrarsi dei conflitti bellici in tutto il mondo,�le esclusioni riguardano soprattuttoprodotti collegati al mercato delle armi (90%) ericonducibili a lavoro minorile, alla produzione di tabacco e al gioco d’azzardo (59%),seguiti dalla pornografia (58%); da rimarcare inoltre il 14% del nucleare, altro tema insieme a quello del finanziamento delle aziende produttrici di armi che potrebbe divenire cruciale e al contempo divisivo in Europa.�

Figura 2 – I settori maggiormente esclusi dell’universo investibile

Figura 2 – I settori maggiormente esclusi dell’universo investibile

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2025 – “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”

Per quanto riguarda la strategia�best in class,�l’attenzione verso la tutela dell’ambiente raccoglie la prima posizione grazie alla riduzione delle emissioni�(al 60% ma in calo sull’anno precedente); al secondo posto delle preferenze, si posiziona il rispetto dei diritti umani con il 48%, seguito dall’efficientamento energetico, votato dal 36% dei rispondenti. Sul versante delle convenzioni internazionali spiccano il primo posto del�Global Compact�dell’ONU, indicato dal 100% dei votanti, e il secondo dei�Principles for Responsible Investment�delle Nazioni Unite (UN PRI) con il 92% delle preferenze; sul gradino pi� basso del podio con il 44% dei voti, le linee guida dell’OCSE sulle multinazionali e�UN Guiding Principles on Business and Human Rights.�In merito all’engagement,�posizionato al quarto posto della classifica, si segnala anche in questa edizione il calo costante della percentuale di rispondenti che operano attraverso la modalit� “soft” (dal 64% del 2022 al 47% del 2025), che si realizza attraverso incontri periodici, invio di report o teleconferenze, in favore di un 24% in crescita negli ultimi anni che adotta uno stile “hard”,�che prevede interventi in assemblea ed esercizio del diritto di voto.�

Figura 3 – Le modalit� di applicazione della strategia dell’engagement�

Figura 3 - Le modalit� di applicazione della strategia dell'engagement

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Fonte: Quaderno di Approfondimento 2025 – “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”

Proseguendo nella disamina per singola strategia, si conferma la forte predilezione per gli aspetti ambientali anche nel caso di investimenti tematici: l’efficientamento energetico e il cambiamento climatico vengono infatti indicati come prioritari nell’implementazione di questa strategia d’investimento dal 97% dei rispondenti nel primo caso e dal 77% nel secondo, in significativo aumento in quest’ultima rilevazione. In crescita anche il settore salute, con il 66% delle preferenze; seguono l’immobiliare sostenibile con il 63% e la�Silver Economy�con il 51% delle indicazioni.�Chiude la classifica la strategia dell’impact investing�che pesa per il 25% nell’universo degli enti che applicano una politica di investimento sostenibile, seppure con un utilizzo maggiore tra le Casse di Previdenza (37%), le Compagnie di Assicurazione (35%) e le Fondazioni di origine Bancaria (39%).�In particolare,�impact investing�riguarda il gi� richiamato settore del�social housing,�che vale l’84% delle risposte, in crescita rispetto al 75% del 2024, e i�green o social bond�con il 52%.�

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

10/6/2025



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