
Marco Orlandi, 62 anni, prorettore vicario e alla Ricerca, ha cominciato il suo percorso al liceo classico, per approdare alla concretezza della chimica, unita alla biologia. L’esperienza di ricerca in Finlandia, per occuparsi di tematiche ambientali che negli anni Novanta non erano “così di moda”, come la parola “sostenibilità“. La svolta nella neonata Bicocca, col dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra. Vicedirettore dal 2007, direttore dal 2012, delegato alla sostenibilità nella precedente governance – è stato anche delegato al Welfare e alle relazioni sindacali – prorettore e aspirante rettore.
Quali passioni coltiva Marco Orlandi fuori dal campo accademico? “Finché ho potuto ho giocato a tennis e calcetto. Ma per limiti di tempo e per gli “scatti brevi“, ideali per farsi male, ho dovuto sospendere. Sull’altra passione taccio, visti gli ultimi risultati… sono un interista”.
Tra le sfide che il nuovo rettore dovrà invece vincere ci sarà quella del post-Pnrr: tra gli atenei milanesi ci sono mille ricercatori col contratto in scadenza. “Solo in Bicocca parliamo di 150 ricercatori. Non sarà possibile assumerli tutti in università, ma come ateneo dobbiamo cercare di fare il possibile per realizzare quello che prevede il Pnrr: elevare il livello di competitività delle industrie. Come in parte già stiamo facendo con l’ecosistema Musa, per esempio, o il Centro di Biodiversità. Assegnisti di ricerca e ricercatori già formati possono aiutare a innalzare la competitività italiana, devono essere assunti anche nell’industria in senso lato, dalle imprese, dal terzo settore, oltre che dall’accademia”.
Cara-Milano: cosa fare per evitare che i fuorisede guardino altrove? “In questi anni abbiamo fatto un grosso investimento nella costruzione di residenze. Però non è sufficiente e ci vuole tempo. Dobbiamo stringere più convenzioni tra pubblico e privato per creare nuovi posti a prezzi più bassi. Non solo a Milano, ma a Sesto San Giovanni e in tutto l’hinterland. Abbiamo trattative in corso. Ripartiamo da qui e da uno sportello abitativo in ateneo”.
Prima cosa che farebbe da rettore? “Il primo tema da sciogliere è proprio quello dell’abitare. E quindi andrei in continuità, concentrandomi su quello. Poi cambierei la struttura di due organi dell’ateneo per renderli più vicini ai dipartimenti: ci vuole poco e non costa nulla. Negli ultimi sei anni abbiamo corso, tra Covid, inflazione, Pnrr, pre-ruolo e due guerre: è il momento di ragionare su come siamo cambiati e di farlo insieme. Siamo passati da 900 a 1.300 docenti: facciamo il punto. Per crescere ancora e per creare un ateneo in grado di resistere alle sfide che non possiamo ancora immaginare”. Si.Ba.
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