
Il titolare della Tecnoperforazioni : «Abbiamo contattato più volte il Responsabile unico del progetto, ingegner Valeria Cepi, forti anche del fatto che il contratto di subappalto prevedeva il pagamento diretto da Simico. Purtroppo non c’è stata mai alcuna risposta»
«Leggo su ’La Provincia di Sondrio’ le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Simico (Società infrastrutture Milano Cortina), Fabio Massimo Saldini, che la società che guida può pagare – e lo starebbe facendo entro un mese – direttamente solo appaltatori e subappaltatori, non invece le altre aziende alcune delle quali, nei giorni scorsi, hanno raccontato al giornale di essere in attesa da parecchio tempo di ricevere pagamenti per importi notevoli. Ma come la mettiamo, ad esempio, con la mia impresa che è fra le subappaltatrici e non ha ancora preso una lira ?». In ordine di tempo è l’ultimo caso di “denuncia” di mancati saldi per gli interventi eseguiti, ormai da un anno, nel cantiere olimpico di Livigno, quello per la costruzione del maxi-parcheggio da oltre 440 posti auto.
«L’azienda oggi da me rappresentata – dichiara Michele Defrancesco, 50 anni, titolare della Tecnoperforazioni con sede a Trento – è nata nel 2004 e opera sull’intero territorio nazionale, in particolare ovviamente nelle province autonome di Bolzano e Trento. Negli ultimi anni la nostra realtà, che dispone di quindici unità di perforazione e occupa 35 persone, tra cui alcuni impiegati e tecnici, è riuscita ad acquisire importanti commesse nel consolidamento di movimenti franosi, in quello di pareti di scavo, oltre ad appalti per migliorare la capacità portante del terreno con pali di fondazione e la realizzazione di sonde geotermiche profonde. Oltre alle due province citate, abbiamo ricevuto appalti dalla Regione Sicilia, da Rfi (Rete ferroviaria italiana), Autostrade per l’Italia e dalla Provincia di Prato. Altrove non abbiamo mai avuto problemi, per ottenere i pagamenti per quanto da noi fatto, a differenza di quanto accaduto per il cantiere delle Olimpiadi a Livigno».
Ma come è avvenuto il vostro ingresso nel cantiere del paese dell’Alta Valtellina ? «Nel maggio 2024 – risponde l’imprenditore Defrancesco – la mia società è stata contattata dall’impresa Baronchelli Srl di Cormano, nel Milanese, per la posa di micropali e tiranti per il consolidamento degli scavi finalizzati alla costruzione del parcheggio denominato Mottolino. L’impresa che ha chiesto il nostro intervento è uno dei soggetti che fanno capo al Consorzio Mottolino 2026 Scarl (che nulla ha a che fare con la ski-area omonima della famiglia Rocca: ndr), Consorzio che ha ottenuto l’incarico di costruire il parcheggio da Ar.Co Lavori Scc affidataria dell’importante commessa per la realizzazione del park interrato in località Bondi, appaltato dalla società Simico Spa».
A quel punto Tecnoperforazioni di Trento «ha impiegato, a partire dal mese di giugno di un anno fa sino ad agosto, due unità di perforazione con 5 dipendenti che hanno lavorato, in modo continuativo, per garantire l’ultimazione in tempi stretti della posa dei micropali e tiranti. Da non dimenticare che la nostra impresa si è dovuta pure accollare, oltre alle spese di soggiorno e vitto degli operai a Livigno, l’onere dell’acquisto del betoncino necessario per la posa dei suddetti micropali. Ad oggi l’importo totale dei lavori fatti per conto di Mottolino 2026 Scarl ammonta a 211.209 euro». Ma il credito non finisce qui.
Defrancesco spiega che la sua organizzazione lavorativa «ha continuato con i lavori anche nei mesi che vanno da settembre ai primi di dicembre 2024 con la posa di micropali e tiranti per conto della Livinpark Scarl, consorzio subentrato alla Mottolino 2026 Scarl dopo che quest’ultima era stata estromessa dal cantiere. Il copione, purtroppo, si è ripetuto e ad oggi da Livinpark vantiamo un credito di 344.240, 20 euro e nessun pagamento è avvenuto».
Il titolare della Tecnoperforazioni aggiunge: «Abbiamo contattato più volte, attraverso il nostro avvocato, per mezzo di raccomandate, il Responsabile unico del progetto, ingegner Valeria Cepi, forti anche del fatto che il contratto di subappalto prevedeva il pagamento diretto da Simico, senza dimenticare che la nostra ditta è una piccola impresa, per la quale il Codice dei contratti pubblici prevede un regime di salvaguardia con il pagamento diretto dall’ente appaltatore. Purtroppo non c’è stata mai alcuna risposta e, pertanto, abbiamo provveduto a intraprendere un’azione legale per l’intero importo che ci è dovuto, pari a 555.449,20 euro. L’importo, rilevante, sta affossando la mia azienda che si è sempre distinta per la serietà nel portare avanti importanti commesse pubbliche. Fa specie che una società partecipata da enti pubblici si comporti in questo modo, chiudendosi in un silenzio tombale».
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