19 Giugno 2025
Decreto Irpef approvato alla Camera, cosa cambia per il ceto medio


Anche la Camera ha approvato in via definitiva il Dl 55/2025 sulle disposizioni urgenti in materia di acconti Irpef dovuti per l’anno 2025. Il risultato è stato di: 153 voti a favore, nessun voto contrario e 101 astenuti.

Il testo è stato emanato con l’obiettivo di chiarire le regole sulla determinazione degli acconti Irpef 2025, per evitare qualsiasi aumento del carico fiscale. Sono previsti grossi cambiamenti per i contribuenti italiani, sia per quelli con redditi bassi che per il ceto medio.

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Le nuove aliquote e le novità per il ceto medio

Partiamo innanzitutto dalle nuove aliquote, che da quattro diventeranno tre:

  • 23% per i redditi fino a 28mila euro;
  • 35% per la parte di reddito oltre 28mila e fino a 50mila euro;
  • 43% per la parte di reddito che supera 50mila euro.

Stando a questi dati e secondo le simulazioni, i benefici maggiori si concentrano nella fascia tra i 15mila e i 28mila euro lordi annui, con risparmi fiscali che possono arrivare fino a 260 euro. Maggiori detrazioni quindi per chi è nel ceto basso, ma per chi guadagna più di 50mila euro l’aliquota massima resta invariata. È per questo che il cosiddetto ceto medio, almeno per ora, resta in attesa di interventi più incisivi.

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Nuove riforme del Governo

Un’esigenza riconosciuta anche dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che, intervenendo agli Stati Generali dei Commercialisti, ha dichiarato: “Il Fisco deve aiutare e non opprimere: ora serve un sistema più equo per il ceto medio”. Tra le ipotesi in campo c’è anche una nuova pace fiscale con pagamenti a rate delle cartelle.

A riguardo ha parlato  anche il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo:

l’obiettivo è cercare di venire incontro al ceto medio, ai soggetti che si trovano con redditi tra 28mila e 50-60mila euro e con un aliquota del 35%. Vogliamo abbassare l’aliquota per dare una boccata d’ossigeno

Le novità nel testo

Tra le novità contenute, la soglia per la detrazione sul lavoro dipendente viene innalzata a 1.955 euro per i redditi fino a 15mila euro annui. Per evitare che questo aumento faccia perdere il cosiddetto “bonus 100 euro”, è stato introdotto un correttivo: chi percepisce fino a 20mila euro riceverà un’integrazione, che non concorrerà alla formazione del reddito imponibile.

A partire dal 1° gennaio 2025, invece, per i contribuenti con redditi superiori a 75mila euro, saranno introdotti nuovi limiti per l’accesso alle detrazioni fiscali. Il calcolo si baserà su due criteri:

  • reddito complessivo;
  • numero di figli fiscalmente a carico.

In pratica, è prevista una riduzione progressiva dell’importo massimo delle spese detraibili all’aumentare del reddito. Particolare attenzione sarà rivolta alle famiglie numerose o con figli disabili. Continueranno infatti a godere di maggiori tutele.

Il nuovo Irpef aumenta il fiscal drag?

L’approvazione del testo ha portato anche diverse polemiche. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, la riforma Irpef e la stabilizzazione del taglio al cuneo fiscale rendono il sistema più progressivo ma anche più sensibile all’inflazione. Questo può generare un maggiore drenaggio fiscale (o fiscal drag), soprattutto per i lavoratori dipendenti, erodendo gli aumenti nominali delle retribuzioni e incidendo negativamente su consumi e domanda interna.

Dal 2022 al 2025, con 2 punti di inflazione, il prelievo fiscale aumenta di circa 370 milioni di euro. L’Upb avverte che, se il sostegno ai redditi bassi avviene solo via fisco, senza corretta indicizzazione, le misure rischiano di perdere efficacia nel tempo.

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