
L’incontro «Young Factor» . L’ad di organizzato dall’Osservatorio permanente giovani-editori. Intesa: lavoro ai giovani
Un’Europa più coesa, con un euro digitale sicuro, una difesa comune e una voce unica davanti al neoprotezionismo americano. È la ricetta uscita dalla seconda giornata di Young Factor, organizzato dall’Osservatorio permanente giovani-editori presieduto da Andrea Ceccherini, che ha messo a confronto, fra gli altri, sei banchieri centrali europei con 360 studenti.
Il sistema multipolare
Il governatore di Banque de France, François Villeroy de Galhau ha subito attaccato: «Da sempre gli Usa sono stati considerati una terra di libertà. Oggi, questo è meno ovvio, meno vero. Lo siamo noi in Europa». Quello della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervistato da Luciano Fontana, direttore del Corriere , ha fissato il perimetro: «Vediamo le conseguenze della fine del sistema multilaterale nei rapporti internazionali» e «siamo di fronte a uno multipolare» dove «contano i rapporti di forza, non l’interesse collettivo». Per reagire serve massa critica. «Per evitare le conseguenze di un aumento della spesa dobbiamo farlo a livello Ue» chiedendo «economie di scala in sinergia», ha avvertito.
E Mário Centeno (governatore del Banco de Portugal) ha ripreso: «Non vogliamo difendere la Polonia o il Portogallo da soli, ma difendiamo l’Europa. Per questo serve condividere i costi».
Klaas Knot, presidente della De Nederlandsche Bank, avverte come il debito «possa coprire un periodo straordinario» ma «tra qualche anno ci vorranno finanziamenti strutturali».
Il protezionismo
Sul tema dei dazi, il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, lancia un monito: «Nella storia economica non ci sono esempi di Paesi che, dopo essersi chiusi al commercio internazionale, abbiano prosperato». Poi, ha difeso la digitalizzazione dell’euro: «Il mondo va in questa direzione e la moneta cartacea è usata sempre meno. Il rischio sarebbe quello di un’economia senza la moneta della Banca centrale». Poi chiarisce: «Non è una criptovaluta ma la versione digitale dell’euro: stesso valore, possibilità d’uso, a rischio zero». Quindi, in sintesi, l’euro digitale è necessario per «mantenere la sovranità dell’Unione europea».
Invece Joachim Nagel, presidente della Deutsche Bundesbank, ha segnalato l’effetto volano del piano tedesco di investimenti pubblici: la Germania «non sarà un motore di crescita» ma «è nella posizione migliore degli ultimi anni».
Salari e diseguaglianze
Poi la palla è passata a Carlo Messina, ceo del colosso bancario Intesa Sanpaolo, che ha spostato il focus su salari e disuguaglianze: «Abbiamo poveri e giovani che devono trovare lavoro, problemi di stipendi e di prospettive. Invece tutti parlano di riarmo. Io sono poco a mio agio con questo approccio». Per questo, ha aggiunto: «Oltre un certo livello di utili, è socialmente iniquo non dare aumenti a chi lavora. I salari sono la base su cui costruiamo futuro».
Quanto al ciclo, «se non ci sarà un allargamento dei conflitti, mi aspetto una riduzione dei tassi di crescita» ma non una «recessione». Sul risiko bancario taglia corto: «Non colloco la mia banca in questi combattimenti da Far West». Sui dazi è fiducioso: Trump «è un negoziatore» e la partita «si ricomporrà». Pure per Fabio Panetta «le diseguaglianze se estreme non fanno bene al funzionamento dell’economia» anche se «l’Italia non è quella con le maggiori». Poi ha concluso: «Per non fermare l’ascensore sociale per imprese e studenti ci sono strumenti quali l’Antitrust, la politica fiscale e misure per favorire gli alunni più capaci».
José Luis Escrivá (governatore del Banco de España) ha ribadito il principio che chiude il cerchio: «L’indipendenza delle banche centrali va preservata a tutti i costi».
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