Tra le misure del decreto legge che introduce disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali, che ieri ha ottenuto il via libera dal Consiglio dei Ministri, figura la riduzione dell’aliquota IVA, dal 22% al 5%, per le cessioni effettuate dalle gallerie e dai mercanti d’arte nonché per le importazioni e le cessioni effettuate dagli artisti, che sinora erano soggette all’aliquota del 10%.
L’intervento era stata sollecitato da molti operatori della filiera, che segnalavano la rilevante e progressiva contrazione del mercato dell’arte italiano a causa delle aliquote IVA, tra le più elevate in Europa.
È opportuno specificare che è stata la Direttiva Ue 2022/542 a prevedere per gli Stati membri la possibilità di applicare l’aliquota IVA ridotta per tutte le cessioni di opere d’arte e non solo per quelle importate e per quelle cedute dall’artista. Le opere d’arte sono, infatti, state inserite nell’allegato III della Direttiva IVA (2006/112/Ce) tra le tipologie di beni e servizi a cui possono essere applicate aliquote IVA ridotte. Ciascun Stato può però accordare aliquote ridotte a un massimo di ventiquattro beni e servizi tra i trentatré indicati nel sopracitato allegato della Direttiva.
La facoltà di applicare aliquote IVA ridotte alle opere d’arte si estende a tutte le cessioni che sono soggette al regime IVA ordinario e non a quelle soggette al regime speciale del margine, in quanto queste beneficiano già di un’imposizione IVA ridotta e, in particolare, solo sulla differenza tra il prezzo di vendita e il costo d’acquisto, anziché sull’intero corrispettivo di vendita.
La Francia e la Germania, recependo la Direttiva 2022/542/Ue, hanno prontamente ridotto le loro aliquote IVA per tutte le cessioni di opere d’arte, rispettivamente, al 5% e al 7%, a partire dal 1° gennaio 2025.
Per il recepimento della Direttiva unionale, l’Italia, con la legge delega di riforma fiscale (L. 8 agosto 2023 n. 111), all’art. 7 comma 1 lett. e) ha delegato al Governo la riduzione dell’aliquota IVA all’importazione di opere d’arte e l’estensione dell’aliquota ridotta a tutte le cessioni di oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione.
La delega fiscale IVA purtroppo è rimasta, al momento, lettera morta. Il DL 27 dicembre 2024 n. 201 (cosiddetto “decreto cultura”), vista l’importanza dell’arte per l’Italia, avrebbe dovuto prevedere la riduzione dell’aliquota IVA per le opere d’arte, ma così non è stato.
La mancata riduzione dell’IVA applicabile alle opere d’arte ha ovviamente messo in una posizione di considerevole svantaggio il mercato italiano rispetto a quello degli altri Paesi europei, che hanno già ridotto le aliquote dal 2025.
Nelle more del recepimento della Direttiva 2022/542 e dell’attuazione della legge delega di riforma fiscale, al fine di sostenere il mercato dell’arte italiano, era stata presentata una proposta di legge che prevedeva la riduzione dell’aliquota IVA dal 10% al 5% per gli oggetti d’arte, antiquariato e da collezioni importati e ceduti dagli autori e dai loro eredi, ma anche questa non aveva avuto seguito sino a oggi.
L’obiettivo della disposizione, contenuta nel decreto legge approvato ieri, è “sostenere il settore artistico italiano e gli operatori di tutta la filiera nazionale, che si trovano a fronteggiare una crescente concorrenza internazionale nonché a operare nell’ambito di un quadro legislativo incerto e in evoluzione, intervenendo sull’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto relativa agli oggetti d’arte, nella consapevolezza che una riduzione fiscale determinerebbe il rilancio di un settore di estrema importanza, attirando al contempo artisti, collezionisti e investitori da tutto il mondo”.
Risulta evidente che la riduzione dell’aliquota IVA al 5% sulle cessioni effettuate dalle gallerie e dai mercanti d’arte, sulle cessioni da parte degli artisti e sulle importazioni permette all’Italia di essere molto più competitiva a livello internazionale e incentiva la circolazione delle opere d’arte all’interno del Paese, incrementando in maniera rilevante le vendite, attirando artisti, collezionisti e investitori italiani e stranieri e conseguentemente generando un maggior reddito imponibile in Italia, con le relative imposte, che compensa la perdita di gettito derivante dalla riduzione dell’aliquota IVA.
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