22 Giugno 2025
Donne nei trasporti: la UE lancia linee guida, ma servono interventi strutturali per colmare davvero il gender gap


Bruxelles torna a parlare di parità di genere. E lo fa nel settore dei trasporti, una delle ultime roccaforti della dominanza maschile nel mercato del lavoro europeo. Con un’occupazione femminile ferma al 22%, la piattaforma “Women in Transport – EU Platform for Change” ha pubblicato una nuova serie di raccomandazioni per attrarre e trattenere più donne nel comparto. Un documento ben intenzionato, certo, ma che rischia di rimanere un esercizio di stile se non sarà accompagnato da politiche vincolanti e riforme sistemiche.

Tra le azioni suggerite figurano iniziative come il mentoring, la flessibilità lavorativa, la revisione dei requisiti di assunzione (spesso eccessivamente rigidi e poco inclusivi), e addirittura il coinvolgimento di influencer per rendere più appetibili le carriere nei trasporti agli occhi delle nuove generazioni. Il documento, tuttavia, si muove su un terreno scivoloso: quello del soft power istituzionale. Tante parole, pochi vincoli.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Un approccio “gentile” a un problema strutturale

Il report parla di «promozione dello sviluppo di carriera», di «equilibrio tra vita privata e lavoro» e di «ambiente libero da molestie», ma elude una questione centrale: il nodo salariale e contrattuale del settore. Le differenze retributive di genere persistono, soprattutto nei livelli intermedi e apicali delle aziende di trasporto, dove le donne faticano ad accedere o a rimanere. La parità di genere, in altre parole, non può essere demandata esclusivamente alla buona volontà delle imprese o a iniziative di comunicazione. Servono obblighi normativi, indicatori di performance ESG vincolanti e un sistema di incentivi/disincentivi concreti.

Un’occasione (quasi) persa nella doppia transizione

Il documento rivendica anche un altro obiettivo: rafforzare la resilienza del settore dei trasporti nell’ambito della doppia transizione, verde e digitale. Ma qui si tocca un punto critico. Se davvero l’inclusione di genere è considerata leva strategica per la competitività europea, perché non inserire questi parametri nei bandi pubblici, nei fondi per la mobilità sostenibile, o nei PNRR nazionali? Perché continuare a puntare su linee guida non vincolanti, quando la stessa Commissione UE ha imposto target rigidi su emissioni, carburanti alternativi e interoperabilità delle reti?

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

L’Europa ha bisogno di più donne nei trasporti, ma anche di meno retorica

Il settore dei trasporti – che impiega circa 10 milioni di persone nell’UE – è sotto pressione: invecchiamento della forza lavoro, carenza cronica di conducenti, trasformazione tecnologica. In questo scenario, l’inclusione femminile non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di efficienza e innovazione. Tuttavia, finché le politiche europee continueranno a proporre raccomandazioni invece di regolamenti, e ad affidarsi agli “influencer” invece che a meccanismi sanzionatori e premianti, la parità resterà un obiettivo vago, più simbolico che sostanziale.

Se l’Unione vuole davvero cambiare passo, è tempo di passare dalla diplomazia del consenso alla politica del risultato.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio