22 Giugno 2025
Export italiano a rischio, 61 miliardi minacciati dalle guerre


L’export italiano rischia di risentire delle nuove tensioni internazionali, come evidenzia un’analisi del Centro Studi di Confartigianato.

Dallo studio emerge che i conflitti in corso in Medio Oriente, così come la guerra tra Russia e Ucraina e le persistenti tensioni tra India e Pakistan mettono a rischio 61,4 miliardi di euro di esportazioni italiane, così come quasi la metà del nostro approvvigionamento energetico.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Le Pmi sono le più esposte

Le esportazioni verso 25 Paesi coinvolti in guerre o situazioni di instabilità rappresentano il 9,8% dell’export dell’Italia, in totale.

Il pericolo non è solo teorico: si tratta di mercati in cui il made in Italy è fortemente presente con produzioni ad alta intensità di micro e piccole imprese, in settori chiave come moda, gioielleria, occhiali, alimentari, arredamento e prodotti in metallo. In totale, si tratta di circa 20,3 miliardi di esportazioni in comparti ad alta artigianalità.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Questi i dati andando nel dettaglio:

  • 27,1 miliardi di euro provengono dal Medio Oriente;
  • 21,9 miliardi dai Paesi confinanti con l’area (Egitto, Libia, Turchia);
  • 6,6 miliardi da Russia, Ucraina e Bielorussia;
  • 5,8 miliardi da India e Pakistan.

I rischi per l’energia

Il dato che preoccupa di più riguarda l’energia dal momento che il 40,7% dell’import energetico nazionale, che è pari a 27,6 miliardi di euro, proviene da 17 Paesi coinvolti in conflitti o che sono comunque a rischio instabilità. Si tratta di una dipendenza che espone il sistema produttivo italiano a vulnerabilità estreme in caso di blocchi o escalation.

Il nodo dello Stretto di Hormuz

Particolarmente critico è il ruolo dello Stretto di Hormuz, snodo strategico da cui transita circa il 30% del petrolio trasportato via mare a livello globale. Da questo canale nel 2025 sono passate merci energetiche per 9,6 miliardi di euro, pari al 14,2% del totale import italiano. I principali fornitori dell’Italia che utilizzano questo passaggio sono:

  • Arabia Saudita (3,5 miliardi tra greggio e raffinato);
  • Iraq (2 miliardi);
  • Qatar (2,5 miliardi di Gnl);
  • Emirati Arabi Uniti (0,7 miliardi);
  • Kuwait (0,6 miliardi).

Ma le preoccupazioni per lo Stretto di Hormuz sono di scala globale: secondo le stime di J.P. Morgan, un attacco diretto alle infrastrutture energetiche iraniane o un blocco temporaneo dello stretto potrebbe far schizzare il prezzo del barile fino a 120 dollari, con un effetto domino sull’inflazione mondiale.

Si ricorda che dallo Stretto di Hormuz non passa solo petrolio, ma anche gas e manifattura.

Export italiano in zone di guerra e aree a rischio

Preoccupa il fatto che i dati aggiornati al primo trimestre 2025 mostrano già un certo rallentamento generale dell’export italiano verso le aree a rischio, con una flessione complessiva del -0,6%. Particolarmente colpiti i Paesi del Nord Africa e del Caucaso ovvero:

  • Egitto, Libia e Turchia -14,7%;
  • Russia, Ucraina e Bielorussia -10,4%.

In controtendenza, invece, il Medio Oriente (+13,7%) e l’area India-Pakistan (+6%). Trainano le esportazioni in particolare:

  • Kuwait: +154,2%;
  • Emirati Arabi Uniti: +21,5%;
  • Arabia Saudita: +10,1%.

Incertezza anche dai dazi Usa

Ma oltre alle zone di guerra, a creare insicurezza ci sono anche i dazi Usa più volte sventolati come una minaccia e più volte ritoccati. Al momento, nonostante tale incertezza, si è registrata la crescita dell’export italiano verso gli Usa.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, lancia l’allarme: “Creare stabilità è indispensabile per la tenuta del made in Italy”.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Contabilità

Buste paga