
Le organizzazioni culturali senza scopo di lucro degli Stati Uniti si ritrovano a fare i conti con le conseguenze di un repentino e radicale cambiamento nella politica federale in materia. Ad aprile il National Endowment for the Arts (Nea) ha iniziato a revocare sovvenzioni già approvate, stravolgendo i programmi di centinaia di istituzioni in tutto il Paese. Poi è arrivata una notizia ancora più ferale: il bilancio federale proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump per il 2026 prevede l’eliminazione totale del Nea, del National Endowment for the Humanities (Neh) e dell’Institute of Museum and Library Services (Imls), entrambi enti che erogano fondi federali alle organizzazioni culturali di tutti gli Stati.
L’impatto di questi tagli è accusato a livello nazionale, ma ad avvertirne più dolorosamente gli effetti sono le organizzazioni locali in luoghi come Miami, dove la scomparsa del sostegno del Nea è l’ultimo di una serie di colpi al bilancio delle organizzazioni culturali. A ottobre 2024 il governatore della Florida Ron DeSantis ha posto il veto su tutti i finanziamenti per l’arte e la cultura nello Stato per l’anno fiscale 2024-25: un taglio di 32 milioni di dollari che ha sconvolto anche i lavoratori e i sostenitori della cultura più esperti. Il Dipartimento degli Affari Culturali della contea di Miami-Dade di recente ha comunicato in modo discreto ai rappresentanti del settore artistico di attendersi una significativa riduzione delle sovvenzioni a causa di un cambiamento delle priorità. L’insieme di queste fonti di sostegno perdute costituisce una tempesta perfetta per le organizzazioni artistiche indipendenti e comunitarie della Florida meridionale, che hanno contribuito ad alimentare la crescita esplosiva della regione.
«Per noi è una tripla minaccia, dichiara Naomi Fisher, cofondatrice di Bas Fisher Invitational (Bfi), organizzazione non profit gestita da artisti. Il sostegno federale, statale e locale: molti programmi stanno scomparendo in contemporanea. Non si tratta solo di un taglio al bilancio. È una questione di sopravvivenza».
Organizzazioni come Bfi, Edge Zones e Diaspora Vibe Cultural Arts Incubator (Dvcai) non sono solo spazi artistici, ma vere e proprie impalcature. Offrono ciò che le gallerie commerciali, le istituzioni orientate al mercato e le mostre biennali non possono dare: un sostegno costante e fondato sui valori agli artisti nei momenti cruciali della loro carriera. Sono luoghi in cui i giovani creatori espongono per la prima volta, dove gli artisti sottorappresentati trovano sostenitori a lungo termine, dove il dialogo con la comunità non è uno slogan ma una missione.
Con uno staff ridotto e un budget limitato, Edge Zones presenta eventi mensili e offre opportunità durante tutto l’anno attraverso workshop, festival, scambi internazionali, residenze, pubblicazioni e tutoraggio. «La nostra missione è radicata nella connessione, nell’accessibilità e nella pratica artistica, e siamo orgogliosi di aver sostenuto la carriera iniziale e quella attuale di molti artisti della regione, spiega Gabriela Keddell, direttrice creativa, amministratrice, coordinatrice degli eventi e curatrice dell’organizzazione. L’anno scorso abbiamo subito una significativa riduzione del nostro budget operativo a seguito della decisione dello Stato della Florida di sospendere il sostegno operativo generale alle organizzazioni artistiche».
E aggiunge: «Questi fondi sono fondamentali: ci permettono di andare avanti, sostengono il nostro staff e contribuiscono a mantenere le infrastrutture necessarie per essere utili alla nostra comunità. Al momento non è chiaro se i finanziamenti saranno ripristinati quest’anno, e l’incertezza mette a dura prova le già limitate risorse».
«Non stiamo solo perdendo sovvenzioni, stiamo perdendo le nostre ancore di salvezza», denuncia Rosie Gordon-Wallace, fondatrice e curatrice del Dvcai. L’organizzazione, che aveva ricevuto una sovvenzione triennale ArtsHere attraverso South Arts, finanziata dal Nea e dalla Wallace Foundation, ha saputo a maggio che i finanziamenti sarebbero stati interrotti immediatamente. «A partire dal 31 maggio, se non avrete speso i fondi assegnati per il primo anno saranno ritirati, ricorda Gordon-Wallace. Che ansia durante quella chiamata Zoom… Era come se fossimo lì di persona».
La sovvenzione ricevuta dal Dvcai ammontava a 98mila dollari in tre anni ed era destinata a sostenere «Welcome to Miami», un’iniziativa ospitata nella nuova sede dello spazio presso la Barry University. Ora le mostre saranno meno numerose e di duranta più estesa. «Continueremo a lavorare con gli artisti, prosegue Gordon-Wallace. Ma sarà la portata a cambiare».
Secondo lo studio Arts & Economic Prosperity 6 di Americans for the Arts, il settore artistico e culturale non profit nella contea di Miami-Dade genera un impatto economico annuo di 2,1 miliardi di dollari. Di questi, 1,2 miliardi di dollari provengono dalla spesa organizzativa e 856,1 milioni di dollari dalla spesa legata al pubblico, il 21,4% dei quali proviene da visitatori non locali, a sottolineare il ruolo delle arti nel promuovere il turismo nel sud della Florida.
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