
Nuovo terremoto sui mercati globali: la recente decisione di Trump di imporre dazi del 30% sulle merci provenienti da Unione Europea e Messico a partire dal 1° agosto 2025 sta scatenando una vera e propria escalation commerciale. L’annuncio, diffuso tramite il social network Truth dallo stesso presidente degli Stati Uniti, rischia di avere ripercussioni profonde, in particolare sull’export italiano e sul settore automotive, tradizionalmente trainanti per il Made in Italy.
La scelta di Trump
La mossa di Trump rappresenta un segnale di forte rottura nei rapporti transatlantici. In una lettera ufficiale indirizzata a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, il presidente americano ha giustificato la misura come necessaria per “riequilibrare il disavanzo commerciale con l’Europa”. Secondo Trump, la soglia del 30% rappresenterebbe addirittura una concessione, poiché sarebbe “inferiore a quanto realmente necessario” per proteggere gli interessi industriali statunitensi. L’avvertimento non lascia spazio a interpretazioni: ogni eventuale contromisura europea porterà a un ulteriore inasprimento delle tariffe da parte di Washington.
La risposta europea non si è fatta attendere. Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Unione Europea rimane aperta al dialogo, ma è pronta ad adottare “contromisure proporzionate” per difendere gli interessi del Vecchio Continente. Bruxelles, dunque, non esclude la possibilità di una vera e propria guerra commerciale, con la tensione diplomatica che raggiunge livelli mai visti negli ultimi anni.
L’allarme in Italia
L’allarme in Italia è particolarmente sentito. Secondo le stime della Cgia di Mestre, l’impatto delle nuove tariffe sul sistema produttivo nazionale potrebbe essere devastante. Nel 2024, l’export italiano verso gli Stati Uniti ha superato i 64 miliardi di euro, segnando una crescita del 42% rispetto al 2019. I settori più esposti sono quelli dell’automotive (che rappresenta il 30,7% delle esportazioni extra-UE), dei prodotti farmaceutici e delle bevande, che insieme costituiscono quasi il 40% dell’export oltre Atlantico.
L’Istat ha individuato circa 3.300 imprese italiane che risultano particolarmente vulnerabili all’introduzione dei dazi. Parallelamente, il Centro Studi Confindustria sottolinea come i prodotti Made in Italy ad alto valore aggiunto rischino di perdere competitività sul mercato americano. Molte aziende potrebbero essere costrette a rivedere completamente le proprie strategie di internazionalizzazione, con potenziali ricadute su occupazione e investimenti.
La stretta dei dazi
Ma la stretta protezionistica di Trump non si limita all’Europa. Anche il Messico è finito nel mirino della Casa Bianca. In una lettera indirizzata alla presidente messicana Claudia Sheinbaum, Trump ha accusato le autorità di non esercitare un controllo sufficiente sui confini, favorendo così la diffusione del fentanyl negli Stati Uniti. Un’accusa pesante, che si traduce in nuove tariffe e in un ulteriore irrigidimento delle relazioni commerciali tra i due Paesi.
Nel comparto automotive, i grandi marchi europei come Volkswagen, BMW, Stellantis e Mercedes-Benz rischiano di subire contraccolpi significativi. Le ripercussioni sarebbero particolarmente pesanti per i modelli premium e le vetture di lusso prodotte in Italia e Germania, da sempre molto apprezzate negli Stati Uniti. La perdita di competitività dovuta ai dazi potrebbe compromettere le quote di mercato conquistate negli ultimi anni.
In questo clima di incertezza, le istituzioni europee e i governi nazionali stanno valutando una risposta coordinata. Sul tavolo ci sono possibili incentivi per le imprese più colpite e la prospettiva di negoziati serrati con Washington. Nel frattempo, l’intero sistema produttivo europeo osserva con apprensione gli sviluppi, consapevole che le decisioni dei prossimi mesi saranno cruciali per il futuro dell’export italiano e per la tenuta del Made in Italy nel mercato americano. La partita, dunque, è appena iniziata. L’escalation commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea potrebbe ridefinire gli equilibri economici globali, con conseguenze dirette su imprese, lavoratori e consumatori. Mentre si attende di capire quali saranno le prossime mosse di Bruxelles e Washington, una cosa è certa: la tempesta sui mercati è solo all’inizio.
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