15 Luglio 2025
Bioplastiche compostabili, le minacce per la filiera italiana: dalla concorrenza sleale alle incertezze normative


La filiera italiana delle bioplastiche compostabili sta attraversando una fase critica, con un calo del fatturato del 15% nel 2024 e una crescente pressione da parte delle importazioni extra europee. La denuncia arriva dal 2° Forum italiano delle bioplastiche compostabili, organizzato da Assobioplastiche e dal consorzio Biorepack.

Fatturato in calo – Dopo un decennio di crescita costante, nel 2024 il fatturato della filiera si è arrestato a 704 milioni di euro, in calo rispetto agli 829 milioni del 2023. Un dato che colpisce anche in presenza di una lieve crescita dei volumi trattati, saliti dello 0,5% a 121.500 tonnellate. Le imprese attive nel settore sono 278: si tratta di 7 produttori di chimica di base e intermedi, 22 produttori e distributori di granuli, 189 operatori di prima trasformazione e 60 di seconda trasformazione.

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Concorrenza extra Ue – Il principale ostacolo segnalato dagli operatori è la concorrenza dei prodotti finiti in bioplastica compostabile provenienti da Paesi extra europei, in particolare asiatici. “Oggi acquistare un prodotto finito in bioplastica compostabile realizzato fuori dal mercato europeo costa meno che acquistare le materie prime per produrlo in Europa”, ha dichiarato Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche. A fare la differenza sono le sovvenzioni pubbliche, la manodopera a basso costo e normative ambientali meno severe. “Sebbene la capacità produttiva europea resti elevata, in diversi comparti è oggi sottoutilizzata”, ha aggiunto Bianconi.

Normative lacunose – Un ulteriore elemento critico è rappresentato dalle stoviglie cosiddette “pseudo-riutilizzabili”: articoli in plastica tradizionale spacciati per riutilizzabili in assenza di criteri normativi chiari. Il vuoto legislativo è legato alla direttiva europea Sup (Single Use Plastics) e al decreto legislativo italiano 196/2021, che non definiscono i requisiti tecnici per stabilire la reale riutilizzabilità di un prodotto. L’Italia ha già proposto una definizione tecnica, ma si attende l’approvazione dell’Ue. Intanto il fenomeno prosegue, aggirando di fatto il divieto di vendita di plastica monouso. A questo si aggiunge il problema degli shopper illegali, che rappresenterebbero oltre il 25% di quelli in circolazione.

Regolamento imballaggi – In questo contesto si inserisce il nuovo regolamento europeo sugli imballaggi, che secondo le associazioni di categoria potrebbe offrire nuove opportunità, a patto di adottare tempestivamente misure operative. La richiesta è quella di notificare al più presto la lista delle applicazioni che dovranno essere obbligatoriamente realizzate in materiali compostabili. L’entrata in vigore della lista è prevista per l’11 agosto 2026.

Riciclo organico – Un dato positivo arriva invece dal settore del riciclo delle bioplastiche compostabili. Nel 2024, il tasso di riciclo – al netto degli scarti – ha raggiunto il 57,8% dell’immesso al consumo, pari a 47.511 tonnellate riciclate su 82.246. Risultati che superano gli obiettivi fissati per il 2025 (50%) e per il 2030 (55%).

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Rete locale – Cresce anche il numero dei Comuni convenzionati con il consorzio Biorepack, passato in un anno dal 58,5% al 74,3% dei territori italiani, raggiungendo l’85% della popolazione. I contributi erogati agli enti locali per coprire i costi di raccolta e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile ammontano a 12,7 milioni di euro, in crescita rispetto ai 9,6 milioni del 2023. “Per far funzionare un modello che ha già dimostrato la sua valenza economica e ambientale bastano poche regole, certe, chiare e fatte rispettare”, ha dichiarato Marco Versari, presidente del Consorzio Biorepack.

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