2 Agosto 2025
Ravenna, Pmi sotto pressione tra ricavi in calo e costi in crescita


CNA Ravenna ha presentato l’indagine congiunturale e tendenziale TrendRA, che analizza le contabilità gestite direttamente dall’Associazione, elaborate da CNA e validate da Istat, insieme ai dati ufficiali e alle previsioni di Unioncamere.

Primo trimestre 2025: crisi di marginalità

Il quadro per le micro e piccole imprese appare critico. Il primo trimestre 2025 mostra una situazione di forte pressione: i ricavi complessivi calano del 3% mentre i costi aumentano del 10,3%, creando una pericolosa forbice che erode drasticamente la marginalità delle imprese. Il settore manifatturiero vive la situazione più difficile, con ricavi in calo del 2,4% e costi che schizzano del 19,4%, seguito dai servizi (-2,9% ricavi, +10,5% costi). Le retribuzioni crescono del 5,8% (particolarmente nei servizi +11%), principalmente per effetto dei rinnovi contrattuali. Le costruzioni, pur registrando il peggior calo di ricavi (-4,3%), mostrano l’incremento più contenuto dei costi (+0,9%).

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Valore aggiunto e tessuto imprenditoriale

Il valore aggiunto per abitante della provincia di Ravenna si mantiene superiore alla media nazionale, con previsioni per il 2025-2026 che indicano un’espansione contenuta tra +0,6% e +0,9%. Ravenna si conferma quindi una realtà stabile, con bassa volatilità e rischi contenuti, ma senza segnali marcati di accelerazione. Il primo trimestre 2025 registra 32.619 imprese attive (-0,1% rispetto al 2024). Le imprese formate da stranieri rappresentano il 13,6% del totale e sono l’unico segmento in forte crescita (+4,2% aziende, +4,0% addetti). Preoccupano invece le imprese giovanili: pur crescendo in numero (+1,2%), registrano un crollo degli addetti del -5,1%.

Riorganizzazione e specializzazioni territoriali

Un fenomeno significativo emerge dai dati sulle unità locali: Ravenna registra la perdita più alta in Emilia-Romagna (-1,7%), ma contemporaneamente gli addetti crescono del 2,0%, indicando una ristrutturazione con aziende che si concentrano ma assumono più personale. Il comune di Ravenna conferma il suo ruolo di motore economico con 16.473 unità locali (38,8% del totale) e 62.652 addetti (40,3%), mentre Faenza mantiene la seconda posizione e Cervia la terza.

Export in crescita nonostante le incertezze

Il settore export rappresenta una nota positiva, con una crescita del 4,5% che colloca Ravenna al quarto posto in Emilia-Romagna. La provincia rappresenta il 7,1% delle esportazioni regionali, con il settore chimico che domina (26,6%), seguito da alimentare (20%) e meccanica (17,1%). Nel primo trimestre cresce soprattutto l’alimentare (+26,1%) mentre flette la chimica (-5,7%). Particolarmente positiva la performance degli oli e grassi vegetali (+78,8%) e degli agrofarmaci (+52,3%).

Posizionamento competitivo: al bivio tra innovazione e marginalizzazione

Nel posizionamento competitivo, la provincia si colloca in posizione intermedia, con un punteggio di 6,8 che supera l’Italia (6,1) ma rimane distante dalla media dell’Emilia-Romagna (7,2). Emergono buone performance nella robustezza del tessuto produttivo (7,2) e nell’antifragilità (7,0), mentre si evidenziano criticità nel dinamismo demografico (6,0).

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“Ravenna si configura come una realtà economica solida ma chiamata a rinnovarsi – commenta il presidente della CNA territoriale, Matteo Leoni – perché mantiene caratteristiche di stabilità e competitività, ma deve affrontare con determinazione le sfide della transizione demografica, digitale, ambientale ed economica. Possiamo parlare di un territorio al bivio tra innovazione e marginalizzazione. Le imprese che sapranno innovare, specializzarsi e integrarsi nelle filiere globali avranno prospettive di crescita, mentre quelle ancorate ai soli modelli tradizionali rischiano una progressiva marginalizzazione. La provincia di Ravenna dispone di asset strategici importanti – posizione geografica, infrastrutture portuali, specializzazioni industriali consolidate, tradizione artigiana – che rappresentano una base solida per affrontare il futuro. Le sfide principali riguardano la capacità di diversificare la base produttiva e sviluppare innovazione e ricerca; creare un ambiente territoriale in grado di attrarre popolazione giovane e qualificata; accompagnare la transizione digitale ed ecologica del tessuto produttivo con politiche chiare e concordate”.

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