10 Agosto 2025
Compliance e cyber security: come il legislatore ha cambiato le regole del gioco


La cyber security è diventata una questione sociale, non più solo aziendale. Il legislatore ha abbandonato l’approccio generalista del passato per entrare nel dettaglio tecnico, imponendo regole precise che condizionano pesantemente le scelte IT di imprese e PA: pensiamo solo all’impatto che la direttiva NIS 2 ha sulle aziende che ricadono nel suo perimetro applicativo.

Si tratta di una trasformazione che ha reso la compliance non più un optional, ma una necessità vitale per evitare sanzioni milionarie e responsabilità penali.

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Per questo è importante fornire ai responsabili della sicurezza, agli studenti della certificazione CISSP e ai professionisti del settore una guida completa per navigare tra le normative nazionali ed europee senza penalizzare i processi di business[1].

Fino a pochi anni fa, il legislatore si limitava a formulare requisiti generici e principi da rispettare in materia di sicurezza informatica, evitando di addentrarsi in aspetti operativi di dettaglio.

Oggi la situazione è radicalmente cambiata: la pervasività delle tecnologie ICT in ogni attività ha costretto il legislatore a normare anche gli aspetti tecnici più specifici, in modo da garantire il rispetto di regole di carattere generale.

Questa evoluzione ha generato una proliferazione di norme che incidono pesantemente sulle scelte tecnologiche, limitando la libertà decisionale delle imprese anche su questioni che apparentemente sembrano puramente tecniche.

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Si tratta di un cambiamento di paradigma che ha trasformato il panorama operativo di migliaia di organizzazioni.

Il raggiungimento e mantenimento della compliance è diventato un imperativo strategico per aziende e pubbliche amministrazioni. La conformità a norme e regolamenti che insistono su ogni aspetto della vita aziendale, soprattutto nella sfera della sicurezza dei sistemi e delle informazioni, rappresenta oggi un’esigenza che non è più rimandabile.

La ragione di questa urgenza è evidente: le conseguenze di una violazione della sicurezza non rimangono più circoscritte all’organizzazione che l’ha subita, ma si riverberano rapidamente su clienti, fornitori e spesso anche su terzi estranei alla catena di fornitura.

Infatti, anche il più piccolo dispositivo connesso può diventare una testa di ponte in grado di sferrare attacchi a entità di qualsiasi dimensione.

La cyber security è diventata un’esigenza sociale perché gli effetti di un incidente o di un attacco a un singolo soggetto possono interessare ampie fasce della società.

Questa consapevolezza ha spinto il legislatore a intensificare l’attenzione verso la prevenzione e la sanzione di comportamenti inadeguati o irresponsabili, particolarmente quando si tratta di:

  • tutela dei dati personali trattati dalle organizzazioni;
  • protezione dei servizi essenziali o importanti erogati;
  • salvaguardia di infrastrutture critiche.

Con il diffondersi di tecnologie sempre più sofisticate e pervasive, questa tendenza è destinata ad accentuarsi ulteriormente.

L’evoluzione normativa ha ridefinito il profilo del Chief Information Security Officer, che deve saper navigare tra norme e codici, oltre che tra reti e sistemi.

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Un buon CISO, anche se non gli è richiesto di diventare un giurista (e nemmeno verrebbe pagato per farlo), deve comunque possedere competenze sufficienti per mettere d’accordo le esigenze di conformità con quelle di una gestione tecnica efficace.

L’obiettivo è duplice: il CISO deve evitare di penalizzare i processi di business e deve aiutare l’azienda a spendere il necessario, evitando nel contempo sanzioni milionarie o responsabilità penali per gli amministratori delegati.

La complessità del quadro normativo richiede una conoscenza approfondita sia delle normative nazionali che di quelle europee.

Il CISO deve padroneggiare un ecosistema regolamentare in costante evoluzione, dove ogni aggiornamento può avere impatti significativi sulle strategie di sicurezza aziendali.

La sfida consiste nel tradurre i requisiti normativi in soluzioni tecniche ed organizzative concrete, mantenendo un equilibrio tra conformità, efficienza operativa e sostenibilità economica.

Insomma, se è vero che il CISO di estrazione tecnica deve imparare a masticare la governance, è anche vero il contrario: un buon responsabile della sicurezza deve imparare a tradurre la lingua tecnica e quella legale, il linguaggio della governance e il dialetto del business, i termini del rischio e anche quelli di una cyber polizza assicurativa.

Il futuro della cyber security aziendale passa necessariamente attraverso una gestione integrata della compliance, dove competenze tecniche e conoscenze normative si fondono per creare strategie di sicurezza efficaci e sostenibili.

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Solo attraverso questo approccio multidisciplinare sarà possibile affrontare le sfide crescenti di un panorama normativo sempre più complesso e dettagliato. Il tempo per adeguarsi è limitato: ogni ritardo nell’allineamento alle nuove esigenze normative comporta rischi crescenti per l’organizzazione e per i suoi stakeholder, che ormai rispondono spesso personalmente per legge.


[1] Per approfondimenti: “Manuale CISO Security Manager”. Per una guida completa alla compliance cyber security e alle competenze normative necessarie ai professionisti della sicurezza, il manuale offre un approfondimento dettagliato su normative nazionali ed europee, strategie di conformità e best practice operative.



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