6 Agosto 2025
Giorgetti: sui dazi evitata una guerra commerciale. Il golden power difende la nazione, non una banca




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La decisione del governo di attivare il golden power nell’offerta pubblica di scambio su Bpm non è stata presa per «difendere una banca ma l’interesse nazionale». Lo ha dichiarato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo al question time alla Camera a un’interrogazione di +Europa. 

L’intervento «proporzionale e ragionevole» punta, da un lato, a «mitigare il rischio» della presenza in Russia e «ai ragguardevoli investimenti in debito pubblico sovrano russo di Unicredit, che espongono l’istituto guidato da Orcel al rischio di sanzioni internazionali. Dall’altro lato, con l’uso del golden power l’esecutivo vuole «garantire una sostanziale continuità dell’impiego in Italia» dei 300 miliardi di risparmi degli italiani raccolti da Banco Bpm-Anima. D’altronde, ha aggiunto il titolare del Mef, «la correttezza dell’operato del governo è stata confermata dal Tar (la decisione del Tribunale amministrazioni del Lazio conferma la legittimità dell’intervento del governo per tutelare la sicurezza economica, dispondendo solamente il parziale annullamento di taluni aspetti di due delle 4 prescrizoni dell’esecutivo)» e da Bruxelles «finora è pervenuta solo una richiesta istruttoria a cui il governo risponderà, non senza richiamare la sentenza del Tar Lazio».

L’ops di Unicredit su Banco Bpm «presentava molteplici diversità rispetto
ad altre operazioni che hanno interessato il mercato bancario e
in particolare l’Ops di Mps su Mediobanca, il che giustifica le diverse decisioni adottate dal governo». Quanto all’ops di Mps su Mediobanca, questa non presentava i suddetti profili critici, «in particolare Mps non svolge attività bancarie in Russia e oltre il livello degli impieghi in Italia di Mps è più elevato rispetto a Mediobanca, le cui attività sono legittimamente rivolti in misura rilevanti verso l’estero». 

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Adesso che Unicredit ha rinunciato a Bpm, il governo è pronto a sostenere un’integrazione tra Mps e il gruppo bancario guidato da Giuseppe Castagna? «Queste cose le decide il mercato» ha commentato Giorgetti ai cronisti a Montecitorio. 

Presto per valutare gli impatti dei dazi

L’accordo politico raggiunto in Scozia sui dazi al 15% tra Ue e Usa «ovviamente avrà un impatto non trascurabile sull’economia nazionale ed europea, la cui entità dipenderà però dai dettagli dell’accordo, che saranno definiti nelle prossime settimane e dalle possibili esenzioni del dazio orizzontale al 15% (ad esempio, il nodo della web tax per evitare ritorsioni dagli Usa non è contenuta negli accordi)» quindi ad oggi qualsiasi giudizio è prematuro, ha risposto Giorgetti a una domanda di Italia Viva. Di conseguenza risulta affrettatto «parlare ora, nel dettaglio di iniziative di contrasto agli effetti dei dazi sulle imprese italiane». 

Di sicuro, però, «l’intesa preannuncia la chiusura di una fase di incertezza e scongiura la guerra commerciale», un elemento importante «perché un quadro di certezza sul piano regolatorio rappresenta una imprescindibile premessa rispetto all’adozione delle misure funzionali a garantire le imprese italiane e ad aumentare o anticipare la programmazione di investimenti, considerato che una considerabile quotata dell’esportazioni italiane è destinata al mercato statunitense», ha continuato il numero uno di Via XX Settembre. 

Prima di confermare che «l’Italia è impegnata a promuovere una politica commerciale dell’Unione europea ambiziosa, che consenta attraverso l’espansione, reti di accordo del libero scambio e fornire alle imprese anche nuove opportunità di diversificazione commerciale e catene di approvvigionamento sicure, affidabili per le materie prime di cui abbiamo bisogno, valorizzando nuove aree geografiche caratterizzate dal forte dinamismo e crescente domanda di Made in Italy». La dimostrazione che ciò che sta accadendo va «valutato in ottica globale» sono i dati dell’Istat sull’export italiano: «Contrariamente a quanto si pensa, nel confronto tra il primo semestre 2025 e 2024, le esportazioni verso gli Usa sono incrementate di circa l’8% nel primo trimestre, nonostante questa situazione. Quello che va male sono le esportazioni verso l’Asia e soprattutto verso la Cina, con un peggioramento dell’11% rispetto all’analogo semestre dell’anno prima», ha notato Giorgetti rispondendo a un’interrogazione del M5S. 

Difficile anche calcolare precisamente l’impatto dei dazi sugli indicatori macroeconomici italiani. È possibile prevedere «un ordine di impatto sul pil italiano con dazi del 15%, con un calo massimo cumulato dello 0,5% sul 2026 seguito da un graduale recupero che porti il livello a riallinearsi allo scenario base entro il 2029 in coerenza con le stime fornite dal documento di finanza pubblica».

I debiti Safe sono più convenienti dei Btp

I debiti Safe «li valutiamo interessanti perché sono più convenienti rispetto ai Btp: è una fonte di finanziamento alternativa per finanziare delle spese per la difesa d’investimento che in larga parte sono già previste e già in itinere», ha commentato il ministro a margine del Question Time alla Camera sulla possibilità di liberare risorse attraverso il meccanismo Safe da utilizzare a compensazione dei dazi. «Se mi dite pago il 3,5 sul Btp o il 3% sul Safe il ministro dell’Economia se non è scemo risponde: ‘Pago il 3% sul Safe e risparmio un po’ di interesse», ha poi concluso. (riproduzione riservata) 



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