2 Agosto 2025
Trump-Ue, dazi al 15%. Allarme degli artigiani veneti: «Rischio effetto domino»


L’accordo sui dazi Usa al 15% mette fine all’incertezza di questi mesi ma non sarà indolore per le nostre imprese, poiché quello statunitense è il secondo mercato mondiale, dopo la Germania, per l’export made in Italy, con un valore di 66,8 miliardi di euro, pari al 10,4% delle nostre vendite all’estero. E proprio negli Stati Uniti, negli ultimi 5 anni, gli imprenditori italiani hanno messo a segno la maggiore crescita di esportazioni: +57%, pari ad un aumento di 24,2 miliardi.

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Su un totale di oltre 64 miliardi di euro di Made in Italy esportati negli Stati Uniti, l’11,1% porta il marchio “Made in Veneto”. Un dato che conferma il ruolo strategico della nostra regione nei flussi internazionali. E che, proprio per questo, rende ancora più urgente un’azione politica decisa a tutela delle micro e piccole imprese artigiane.

«Chiediamo che il governo italiano e l’UE accompagnino questo accordo con misure compensative, semplificazioni doganali, e un piano di sostegno all’export per le imprese artigiane. Non possiamo permettere che chi fa qualità venga penalizzato solo per le dimensioni ridotte della propria impresa» rileva Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto.

 

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Gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di riferimento per le nostre esportazioni: il 9,2% dell’export veneto è diretto negli USA, per un valore di 7,1 miliardi di euro. Rispetto al 2023 si registra una flessione del -4,1%.

Ma a tenere ancora il colpo sono proprio i settori a maggiore presenza di micro e piccole imprese (MPI): nel 2024 l’export veneto verso gli USA da parte di questi comparti rappresenta il 44,8% del totale esportato, con un calo più contenuto (-11,3%) rispetto alla media generale. Il 25,4% dell’export veneto verso gli USA rientra nella categoria “Altre industrie manifatturiere” – tra cui gioielleria, occhialeria e forniture mediche e dentistiche – che nel 2024 ha raggiunto 1,8 miliardi di euro, con una pesante flessione del -15,3% rispetto al 2023. Altro comparto chiave è quello dei macchinari e apparecchiature (23,1% dell’export verso gli USA), che continua invece a crescere con un +3,8%. Positiva anche la performance delle bevande, che rappresentano il 10% dell’export verso gli USA (708 milioni di euro), segnando un +15,5% rispetto al 2023.

 

Non solo export diretto: l’effetto domino dei dazi sull’intera economia manifatturiera

 

Guardare al solo peso dell’export manifatturiero veneto diretto negli Stati Uniti è riduttivo e sottostima l’impatto reale sull’economia regionale e nazionale. Vanno considerati diversi fattori indiretti, come l’andamento del cambio euro-dollaro, ma soprattutto i flussi commerciali intra-europei. Molti prodotti italiani, infatti, non arrivano negli USA come beni finiti “Made in Italy”, ma vengono prima esportati in altri Paesi UE (Germania, Francia, Paesi Bassi), dove entrano come componenti in filiere più complesse (macchinari, beni di lusso, componenti automotive) e successivamente finiscono nel mercato statunitense. In questo scenario, una quota significativa del valore aggiunto italiano è “nascosta” nei beni esportati indirettamente verso gli USA, ma non risulta nelle statistiche ufficiali.

Si pensi alla Germania, nostro principale partner commerciale, dove sono diretti 10,1 miliardi di euro di merci venete. Anche qui, però, si registra una contrazione importante: -6,2% rispetto al 2023 e -7,2% rispetto al 2022. In particolare, il settore macchinari e apparecchiature (17,1% dell’export verso la Germania) ha perso -9,6%, rappresentando il 41% della flessione totale delle esportazioni meccaniche venete.

Effetto domino, dunque: i dazi americani colpiscono anche chi non esporta direttamente oltre Atlantico, ma è parte integrante delle catene globali del valore.

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In Veneto si contano 50.846 imprese manifatturiere, pari al 10,2% del totale nazionale. Di queste, oltre la metà (56,7%) sono imprese artigiane, 28.824 in valori assoluti. Un tessuto produttivo che dà lavoro a 581.298 addetti (13,6% del totale nazionale), dei quali 111.136 impiegati in imprese artigiane.

 

«Non possiamo permetterci ulteriori ostacoli alla competitività – afferma il presidente di Confartigianato Imprese Veneto – questo nuovo assetto tariffario rischia di tradursi in un colpo proprio per quei settori simbolo del nostro saper fare: gioielleria, occhialeria, macchinari, bevande. Ora è più che mai necessario che l’Ue si concentri su politiche industriali finalizzate ad aumentare la competitività delle aziende e dell’economia europee, a cominciare – conclude Boschetto – dalle indispensabili misure per il contenimento dei costi energetici: basti pensare che le imprese italiane pagano l’energia il 28% in più rispetto alla media europea, anche a causa di una eccessiva tassazione in bolletta».



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