
Pesche, albicocche, susine, “cosce di monaca”, mirtilli: sono alcuni dei frutti che, ogni giorno, vengono raccolti all’interno del Parco della Maremma e arrivano sulle tavole. “Si tratta – spiega Simone Rusci, presidente del Parco della Maremma – di prodotti non sempre associati, nell’immaginario, alle aziende del Parco, che normalmente vengono conosciute per l’allevamento di bovini e ovini, la produzione di cereali di formaggi, ma che, invece, rappresentano una parte importante e molto apprezzata dei prodotti a marchio ‘Parco’ e dimostrano, insieme ad altre produzioni, che la presenza dell’area tutelata non è un ostacolo allo sviluppo economico”.
Sono circa 40 gli ettari coltivati a frutteto all’intero del Parco (circa 1,26% del totale) che, su una superficie di 9mila 800 ettari accoglie 114 aziende all’interno dell’area protetta, e che hanno prodotto, lo scorso anno, oltre mille quintali di frutta a chilometro zero.
“Sono dati che, soprattutto in quest’anno in cui ricorre il 50° dall’istituzione dell’area tutelata, ci aiutano a ricordare elementi che adesso, probabilmente, diamo per scontati, ma che non lo sono sempre stati – ricorda Rusci –. “Come il fatto che la presenza del Parco non sia un freno alla crescita del territorio e della sua economia”.
“Il Parco della Maremma – commenta l’agronomo Andrea Machetti – può essere considerato un vero e proprio laboratorio di sviluppo sostenibile, in cui si mettono in atto modelli che possono essere replicati anche in territori non vincolati”.
Complessivamente, tra aziende presenti nel Parco e le imprese nell’area contigua, sono 512 i soggetti che sviluppano la loro attività in linea con una serie di indicazioni pensate per tutelare la flora e la fauna, senza scoraggiare le attività antropiche: “Ma, al contrario, sostenendole anche con strumenti che danno valore a ciò che differenzia il prodotto realizzato all’interno dell’area da quello proveniente da altre zone. La ratio del marchio ‘Parco’, così come la qualifica di ‘esercizio consigliato’ – continua Rusci – ha proprio l’obiettivo di rimarcare le peculiarità di chi opera in linea con la tutela, il rispetto e la sostenibilità ambientale: un elemento che il consumatore finale, come avviene per chi sceglie la frutta prodotta nel Parco, tiene sempre più in considerazione”.
Questo tipo di attività produttive, inoltre, ha uno stretto legame con quelle turistiche: “Molte delle aziende a marchio ‘Parco’ – ricorda Rusci – offrono ospitalità agrituristica e di ristorazione e molti dei turisti che frequentano la zona sono gli abituali consumatori e acquirenti di questi prodotti che, in molti casi, possono essere acquistati anche direttamente in azienda”.
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