
Nonostante le condanne delle autorità italiane nei confronti di ciò che sta accadendo a Gaza, la Cassa Depositi e Prestiti ha in programma di investire in start up israeliane, con il focus su aziende che si occupano di software, intelligenza artificiale e tecnologie avanzate.
Gaza, Italia investe in start-up israeliane nonostante condanna del massacro: finanziamenti a aziende di software, IA e tecnologie avanzate
Nonostante le dichiarazioni ufficiali di condanna da parte del governo Meloni nei confronti delle violenze israeliane a Gaza, l’Italia continua a sostenere finanziariamente aziende israeliane, anche nel settore tecnologico. Recenti rivelazioni dei media israeliani indicano che Cassa Depositi e Prestiti (CDP), fondo a partecipazione maggioritaria del Ministero dell’Economia, ha in programma di investire decine di milioni di euro in start-up israeliane, con l’obiettivo dichiarato di portare parte delle loro attività sul territorio italiano.
Il primo investimento pubblico riguarda Classiq, start-up israeliana specializzata in software quantistici, fondata da un’ex comandante dell’unità di intelligence 8200 delle Forze di Difesa Israeliane. CDP ha partecipato alla terza tornata di finanziamenti della società, valutata oltre 110 milioni di euro, insieme a partner internazionali come la giapponese SoftBank e altri fondi follower, tra cui Neva SGR collegata a Intesa San Paolo.
Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Globe, CDP avrebbe intenzione di continuare a investire in altre start-up del settore tecnologico, con un focus particolare su intelligenza artificiale e calcolo quantistico, per favorire lo sviluppo industriale italiano e attrarre talenti innovativi. Alessandro Scortecci, responsabile degli investimenti di CDP, ha dichiarato che l’obiettivo è rendere il sistema economico italiano più competitivo a livello globale, attirando le cosiddette “campioni tecnologici di domani”.
Tuttavia, le critiche arrivano dall’osservatorio internazionale sulle attività economiche israeliane. Nel rapporto 2024 della Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, si sottolinea come le start-up israeliane siano tra le maggiori fonti di profitto per la macchina militare del Paese. L’anno scorso, il numero di start-up tecnologiche legate al settore militare israeliano è aumentato del 143%, e i loro prodotti hanno rappresentato il 64% delle esportazioni israeliane durante il conflitto a Gaza.
Nonostante ciò, l’Italia non ha frenato i propri investimenti, e secondo Globe le operazioni sarebbero condotte con il benestare della premier Meloni.
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