
C’è un’Italia che rischia di restare senza idraulici, falegnami ed elettricisti. In dieci anni il comparto artigiano ha perso quasi 400mila presenze, un quarto della sua forza. I dati dell’Ufficio studi della Cgia, elaborati su base Inps e Infocamere, fotografano un crollo da 1,77 milioni di addetti nel 2014 a 1,37 milioni nel 2023. Solo nell’ultimo anno sono scomparsi 72mila operatori, pari al 5%. Dietro queste cifre ci sono titolari, soci e collaboratori familiari costretti a chiudere bottega.
Le province più colpite dal ridimensionamento
Il ridimensionamento ha investito l’intero Paese, ma con intensità diverse. I dati più severi arrivano dal Centro e dal Nord:
- Marche -28,1%;
- Umbria -26,9%;
- Abruzzo -26,8%;
- Piemonte -26%.
Sulla dorsale adriatica la caduta è stata evidente:
- Ancona -9,4% in un anno (1.254 attività in meno);
- Ravenna -7,9% (952 in meno);
- Ascoli Piceno -7,9% (535 in meno);
- Rimini -6,9% (835 in meno);
- Terni -6,8% (384 in meno);
- Reggio Emilia -6,8% (1.464 in meno).
Al Sud, invece, la scure è stata più leggera:
- Crotone -2,7% (78 in meno);
- Ragusa -2,7% (164 in meno).
Più avvocati che idraulici
Il paradosso messo in luce dalla Cgia è quello che conosciamo da un po’ di tempo, e ora abbiamo anche i numeri. Oggi in Italia ci sono più avvocati (oltre 233mila) che idraulici (circa 165mila).
I mestieri pratici sono stati relegati a un piano culturale secondario e le nuove generazioni, guidate da un orientamento scolastico rigido e datato, hanno finito per scegliere l’università invece delle botteghe e dei laboratori.
Le ragioni della crisi: concorrenza e cambio delle abitudini
Secondo la Cgia di Mestre, alla mancanza di ricambio generazionale si sommano diversi fattori: dalla competizione con la grande distribuzione ed e-commerce, ai costi di gestione cresciuti negli anni, passando per la burocrazia e il peso fiscale.
Anche i consumatori hanno inciso con nuove abitudini: il prodotto fatto su misura ha lasciato spazio a soluzioni industriali, economiche e consegnate a domicilio.
Riparazioni sempre più difficili da trovare
Già oggi chiamare un idraulico, un fabbro o un elettricista è un’impresa che richiede pazienza. Con l’età media degli artigiani che sale e sempre meno giovani disposti a indossare la tuta da lavoro, la manutenzione ordinaria rischia di trasformarsi presto in un lusso, non in un servizio disponibile a tutti.
Fusioni e acquisizioni: il lato nascosto del calo
Il calo degli artigiani non dipende solo da chi ha chiuso la serranda. Un’altra fetta è legata al processo di concentrazione seguito alle crisi del 2008, del 2012 e del 2020.
Fusioni e acquisizioni hanno assottigliato la platea delle partite Iva artigiane, ma in cambio hanno ingrossato la stazza delle imprese rimaste in piedi. Così la produttività è salita in comparti chiave come trasporti, metalmeccanica, impiantistica e moda.
Il nodo scuola e formazione professionale
“Negli ultimi 45 anni c’è stata una svalutazione culturale spaventosa del lavoro manuale”, afferma la Cgia. Vero. Il calo di interesse verso gli istituti professionali ha reso arduo trovare manodopera qualificata.
Le scuole professionali restano etichettate come percorsi di retrovia, riservati a chi fatica sui libri. Eppure, per decenni sono state officine di crescita economica, incubatori di competenze e di imprenditori. Oggi, invece, sono trattate come parcheggi formativi, lontane dal prestigio che meritano.
I settori che resistono: dal benessere al digitale
Ma non tutto il mondo artigiano è in recessione. Parrucchieri, estetisti, tatuatori e operatori del benessere sono in crescita costante. Lo stesso vale per i professionisti del digitale: sistemisti, social media manager, videomaker e specialisti di web marketing.
Segnali positivi arrivano anche dal comparto alimentare, soprattutto gelaterie, gastronomie e pizzerie d’asporto, in particolare nei territori a forte attrazione turistica.
Il valore delle botteghe e la proposta di un sostegno economico
Le botteghe artigiane non valgono solo per il fatturato: sono pezzi di identità locale, spazi di socialità e presidi culturali. La Cgia mette in fila le conseguenze: centri storici svuotati, borghi che perdono vitalità, comunità montane sempre più marginali.
Da qui la proposta di un “reddito di gestione” per chi decide di aprire o difendere un’attività nei comuni sotto i 10mila abitanti, un incentivo pensato non solo per salvare botteghe, ma per trattenere vita nei territori minori.
Verso una nuova legge quadro per l’artigianato
Quarant’anni dopo la legge 443 del 1985, il Parlamento prova a dare una ripulita al quadro normativo dell’artigianato. Sul tavolo ci sono interventi che vanno dal via libera alla vendita diretta per le imprese alimentari, a consorzi meno ingessati, fino a un fondo biennale da 100 milioni per il credito. In arrivo anche l’innalzamento del tetto occupazionale da 18 a 49 addetti, così da allinearsi a gran parte dell’Europa.
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