21 Agosto 2025
A Bruxelles è guerra sul riarmo: ricorso del Parlamento Ue alla Corte di giustizia contro il fondo prestiti per le spese militari varato dal Consiglio


Il Parlamento europeo ha depositato il 20 agosto un ricorso alla Corte di giustizia contro il regolamento Safe, chiedendone l’annullamento. Al centro c’è la scelta del Consiglio di adottare lo strumento da 150 miliardi utilizzando l’articolo 122 del Trattato, la clausola d’emergenza che consente di legiferare senza il Parlamento. Per l’aula si tratta di un aggiramento del ruolo di co-legislatore su un atto che incide in profondità su bilanci, industria e regole del mercato della difesa.

Il 27 maggio i ministri hanno approvato Safe, entrato in vigore il 29 maggio, con l’astensione dell’Ungheria. La Commissione potrà emettere debito comune fino a 150 miliardi e prestarlo agli Stati per acquisti militari congiunti; i prestiti saranno ripagati dai beneficiari con piani nazionali. L’iniziativa è il primo pilastro del pacchetto Readiness 2030/ReArm Europe, che mira a mobilitare fino a 800 miliardi entro il decennio.

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Il nodo dell’articolo 122

Per giustificare la procedura accelerata, il Consiglio richiama l’«eccezionale deterioramento del contesto di sicurezza» e la necessità di investimenti rapidi nell’industria europea. Ma l’articolo 122 TFEU esclude il Parlamento: è stato usato per le crisi energetiche e viene esteso a un programma di lungo periodo. A giugno la commissione giuridica dell’aula ha votato il mandato al contenzioso; il ricorso è stato notificato a Lussemburgo. Il messaggio politico è limpido: il riarmo dell’Unione non può essere sottratto al controllo democratico.

Lo schema impone, «in linea di principio», procure comuni tra almeno due Stati, con una deroga temporanea per gli acquisti di un solo Paese. Fissa un contenuto europeo minimo: almeno il 65% del valore dei componenti deve provenire da imprese stabilite in Ue, See o Ucraina; introduce clausole per evitare il controllo da parte di soggetti di Paesi terzi e un tetto del 35% ai componenti extra-Ue nei contratti. Prevede l’accesso di partner come il Regno Unito tramite specifici accordi. Le priorità coprono munizioni e missili, artiglierie, mobilità militare, difesa aerea e droni.

Effetti immediati e posta in gioco

Il ricorso non sospende automaticamente il regolamento: per bloccarne l’efficacia servirebbero misure cautelari, concesse solo in ipotesi eccezionali. Intanto gli Stati si muovono. Al 30 luglio diciotto governi hanno manifestato interesse preliminare per almeno 127 miliardi di prestiti; tra i principali richiedenti c’è la Polonia. La scadenza per presentare le domande formali è il 30 novembre e Bruxelles prepara le emissioni sul mercato, mentre le capitali definiscono gli elenchi prioritari e i consorzi industriali.

Il contenzioso ridisegna l’equilibrio tra istituzioni. L’esclusione del Parlamento tocca la legittimazione democratica di un debito comune orientato a un settore sensibile. Per le capitali, l’urgenza strategica dopo l’invasione russa e l’incertezza del legame transatlantico giustificano l’uso di strumenti straordinari. Sul terreno industriale, le regole di contenuto europeo e le restrizioni ai componenti esteri spingono a consolidamenti e integrazioni di filiera; l’apertura a Ucraina e Regno Unito allarga il perimetro dei fornitori, entro paletti rigidi di sicurezza.

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La causa segna un bivio. Se la Corte confermerà Safe senza censure di metodo, l’articolo 122 rischia di diventare la corsia preferenziale per politiche ad alto impatto anche oltre l’emergenza. Se invece accoglierà le ragioni dell’aula, la difesa tornerà nel perimetro ordinario della co-decisione, con tempi più lunghi e maggior controllo parlamentare. In entrambi i casi, la rincorsa europea alla capacità militare proseguirà: a decidere sarà quanto saprà correre senza lasciare indietro le regole Ue senza scorciatoie.



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