21 Agosto 2025
Borgiallo e Chialamberto vincono 1,4 milioni di euro per rilanciare le borgate


Sette anni fa, nell’agosto del 2018, la Regione Piemonte apriva un bando attesissimo: 12 milioni di euro di fondi europei del Programma di sviluppo rurale (PSR), destinati alla rivitalizzazione delle borgate alpine. Una misura costruita dal Settore Montagna su impulso dell’allora assessore Alberto Valmaggia, voluta con forza da Uncem Piemonte e accolta con entusiasmo dai Comuni, desiderosi di contrastare lo spopolamento che negli ultimi decenni aveva trasformato interi villaggi in paesi fantasma. Oggi, con la chiusura dei cantieri prevista entro la fine del 2025, si può tracciare un bilancio che non è soltanto numerico, ma politico e sociale.

Il bando del 2018 nasceva come prosecuzione di un percorso avviato dieci anni prima, nel 2008, con un’operazione analoga che tra il 2009 e il 2013 aveva permesso la riqualificazione di 35 borgate delle Alpi e degli Appennini. Quella stagione aveva dimostrato che i fondi europei potevano andare oltre la semplice edilizia, diventando leva per nuove comunità, economie locali, servizi e presìdi culturali. «Molto è stato fatto da allora» dichiarava allora Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte, ricordando come da quell’esperienza fossero nati progetti in luoghi simbolo come Ambornetti di Ostana o Tensa di Domodossola.

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Il nuovo bando, presentato nel luglio 2018 a Torino, era costruito su due misure specifiche: la 7.2.1, per urbanizzazione e spazi pubblici, e la 7.4.1, per infrastrutture culturali e ricreative. In concreto, interventi su fognature, acquedotti, illuminazione, pavimentazioni, ma anche biblioteche, laboratori linguistici, spazi teatrali e sportivi. Tutto finanziato fino al 90% della spesa, con un massimo di 400mila euro per ciascuna delle due linee.

Dentro questa cornice si collocano due Comuni del nostro territorio: Chialamberto e Borgiallo.

Chialamberto, nelle Valli di Lanzo, aveva presentato un progetto per la borgata Vonzo, quota 1232 metri. La graduatoria del PSR lo ha collocato con un punteggio di 154,5, ammettendolo a un finanziamento di 360mila euro a valere sulla misura 7.2.1 e di altrettanti 360mila sulla 7.4.1, per un contributo complessivo di 720mila euro. Una cifra che, in proporzione alla dimensione del paese, rappresenta un’occasione straordinaria per rilanciare un villaggio che negli ultimi decenni aveva sofferto lo svuotamento e la marginalità.

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Ancora più rilevante il caso di Borgiallo, in Canavese. Qui, nella borgata San Carlo a 610 metri, il punteggio di 149,5 ha consentito di accedere a risorse per 715mila euro, sempre suddivisi tra urbanizzazioni e infrastrutture culturali. Per un paese che non arriva a mille abitanti, significa poter trasformare una frazione in laboratorio di socialità, con spazi pubblici rinnovati, servizi condivisi e nuove opportunità di attrattività.

I numeri non bastano a spiegare la portata del bando. Dietro ci sono anni di battaglie istituzionali: Uncem si trovò praticamente sola a difendere le misure, osteggiate nel Comitato di Sorveglianza PSR da chi vedeva le risorse europee esclusivamente legate all’agricoltura. Fu grazie all’insistenza di Marco Bussone, allora in prima linea, e all’appoggio di pochi assessori, che le due operazioni furono autorizzate il 28 ottobre 2016, anche se ridotte da 20 a 12 milioni. Un compromesso che rischiava di depotenziare l’intervento, ma che ha comunque reso possibile la partenza dei cantieri.

Il merito di questi finanziamenti va letto anche alla luce del fermento diffuso in montagna. Negli stessi anni, decine di privati hanno ristrutturato edifici con ecobonus e incentivi statali; associazioni come RiAbitare le Alpi hanno sviluppato progetti architettonici innovativi; e il Politecnico di Torino ha messo a disposizione studi e competenze. La Regione ha raccolto queste esperienze dentro il portale borghialpini.it, creando un patrimonio di buone pratiche replicabili.

Chialamberto e Borgiallo, dunque, non sono casi isolati, ma tasselli di una mappa più ampia che, dal Cusio al VCO, dalle Valli del Cuneese alla Val di Susa, ridisegna il destino di decine di comunità. Un destino che non si misura soltanto in metri di porfido posato o in nuove fontane inaugurate, ma nella capacità di far tornare vita nei paesi, portare servizi, creare spazi culturali, attrarre famiglie e imprese. «Non si tratta di turismo e basta» ricordano oggi Marco Bussone e Roberto Colombero, presidenti nazionale e piemontese di Uncem, «ma di comunità nuove, aperte, che sappiano rigenerarsi accogliendo chi vuole viverle anche solo per una parte dell’anno».

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Il rischio, avvertono, è replicare modelli di concorrenza fra Comuni, come accaduto col PNRR, che ha spinto le amministrazioni a contendersi risorse in modo isolato. Il futuro, invece, dovrebbe essere un piano europeo per le aree montane, in grado di mettere insieme territori di più Stati, non riducendo la montagna a folklore turistico, ma riconoscendone il ruolo strategico per ambiente, servizi e coesione sociale.

Guardando a Chialamberto e Borgiallo, si capisce quanto ogni singolo intervento possa incidere. Il primo, con i suoi 720mila euro, ha la possibilità di far rinascere Vonzo come borgata viva e non come cartolina spenta. Il secondo, con i 715mila euro ottenuti, può ridare centralità a San Carlo, non solo come luogo da visitare, ma come spazio da abitare, con nuove funzioni sociali e culturali. Due esempi concreti di come il PSR, se ben indirizzato, riesca davvero a tradurre la parola “rigenerazione” in cantieri, in opportunità e in comunità che si ritrovano.

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Il 2025 segna la chiusura di questo ciclo. Ma le montagne piemontesi non possono fermarsi qui. Chialamberto e Borgiallo mostrano che investire nei borghi non è nostalgia, ma politica concreta di sviluppo. E che, come sette anni fa, serve la stessa determinazione per scrivere la prossima pagina.





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