
La crescita delle imprese lucane, Lovallo (Confcommercio): «Dati incoraggianti ma sarà un autunno duro per le Pmi», buoni numeri dalla Camera di Commercio Basilicata ma ancora non basta
«I dati relativi alla nati-mortalità di impresa in Basilicata al secondo trimestre 2025 sono incoraggianti anche se dobbiamo concentrare ogni sforzo in vista di un autunno che per le pmi del terziario si profila particolarmente difficile». È il commento del presidente di Confcommercio Potenza Angelo Lovallo facendo riferimento ai dati della Camera di Commercio Basilicata che al 30 giugno 2025 segnano un saldo positivo di 248 imprese tra 618 nuove iscrizioni e 370 cessazioni, di cui in provincia di Potenza più 187 imprese (405 “matricole” e 218 cessate) e in provincia di Matera più 61 imprese (213 “matricole” e 152 cessate). «Le nostre preoccupazioni – aggiunge Lovallo – sono rivolte principalmente al calo dei consumi che nel terziario-servizi sta pesando anche in questa stagione estiva».
Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio le spese obbligate – ovvero quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni – continuano a pesare sempre di più sui bilanci familiari: nel 2025 arrivano infatti a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995. Si tratta di «una dinamica ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna». In termini “monetari”, a fronte di una spesa pro capite complessiva di 22.114 euro, oltre 9.300 euro sono assorbiti da spese non comprimibili.
LA CRESCITÀ DELLE IMPRESE LUCANE, AL VERTICE L’ABITAZIONE
Tra queste primeggia come sempre l’abitazione (5.171 euro, +109 euro rispetto al 2024), seguita da assicurazioni e carburanti (2.151 euro) ed energia (1.651 euro). A rendere sempre più gravoso il peso delle spese obbligate è la dinamica dei prezzi: dal 1995 ad oggi il loro indice è cresciuto del 132%, più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili (+55%). In particolare, l’energia – nonostante il rallentamento del 2025 – ha visto i suoi prezzi aumentare del 178% in trent’anni.
Sul versante dei commercializzabili, invece, se da un lato i servizi (come ristorazione, turismo, tempo libero) mostrano segnali di recupero (+134 euro pro capite), dall’altro i beni tradizionali (alimentari inclusi) registrano un’ulteriore flessione (-57 euro). Una tendenza che, insieme alla riduzione demografica e al cambiamento delle abitudini di consumo, richiede attenzione: per rilanciare la domanda interna «è necessario rimuovere gli ostacoli che comprimono la libertà di spesa, a partire dal contenimento dei costi fissi e dalla tutela del potere d’acquisto».
«Ci aspetta dunque un autunno complicato che dobbiamo affrontare rafforzando la “resistenza” delle piccole imprese specie quelle individuali e familiari», conclude Lovallo.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link