
Intervenendo al Meeting di Rimini, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha descritto l’attuale risposta delle aziende italiane alla volatilità globale: un mix di creatività, capacità di adattamento e fiducia condivisa che sta consentendo loro di consolidare fatturati e occupazione nei settori più esposti, nonostante le persistenti incertezze del contesto internazionale.
Resilienza e creatività al centro del modello italiano
Quando gli osservatori stranieri analizzano il sistema produttivo nazionale non nascondono la sorpresa: la combinazione di resilienza e creatività che caratterizza le nostre imprese continua a rivelarsi determinante proprio nei passaggi più complessi. Secondo Urso, la capacità di trasformare la difficoltà in occasione di crescita è parte integrante dell’identità italiana. Le aziende, piccole e grandi, non si limitano a resistere: reinterpretano i propri prodotti, sperimentano modelli organizzativi flessibili, investono in ricerca. In questo modo, alimentano una cultura d’impresa fondata su ottimismo concreto e su una vocazione strutturale all’innovazione continua.
In diversi settori, dal manifatturiero alla tecnologia, i risultati parlano chiaro: esportazioni che tengono nonostante la frenata dei mercati e una tenuta occupazionale che smentisce i pronostici più pessimisti. Urso ha insistito sul ruolo del Made in Italy come elemento di riconoscibilità internazionale, ma anche come leva per rinnovare processi e prodotti. La speranza, ha osservato il ministro, non è un concetto astratto: si traduce in laboratori interni, alleanze con i centri di ricerca, percorsi di formazione continua che rafforzano le competenze dei lavoratori e alimentano un circolo virtuoso fra industria, territorio e comunità.
Crisi aziendali risolte senza licenziamenti collettivi
La gestione delle crisi aziendali, ha ricordato il titolare del dicastero, offre l’esempio più lampante di come questa impostazione stia già cambiando il lessico del lavoro in Italia. Negli ultimi tre anni, tutti i dossier approdati al ministero si sono chiusi con accordi condivisi e un saldo occupazionale invariato. Nessuna procedura collettiva di licenziamento è stata attivata: al loro posto si sono susseguite trattative serrate, periodi di sciopero, tavoli tecnici, fino alla definizione di intese che hanno garantito la continuità produttiva e salvaguardato le professionalità coinvolte.
Tale esito, ha puntualizzato Urso, non è frutto di un compromesso al ribasso, bensì di una strategia che mette al centro la persona e la qualità industriale. I piani di riconversione elaborati insieme alle parti sociali sono stati accompagnati da investimenti mirati in tecnologie digitali, nuove linee produttive e riqualificazione delle competenze. Il ministro ha più volte rimarcato che questa impostazione segna un cambio di paradigma: l’occupazione viene considerata un capitale sociale da proteggere, non un costo da comprimere, e proprio per questo diventa elemento di competitività per l’impresa.
La strada del patto sociale
Guardando al prosieguo della legislatura, il responsabile delle Imprese e del Made in Italy ha indicato nel patto sociale fra azienda e lavoratore la prossima tappa di un percorso avviato sin dall’insediamento del governo. L’obiettivo dichiarato consiste nel codificare regole e incentivi che favoriscano partecipazione, corresponsabilità e distribuzione dei benefici economici. Secondo Urso, un accordo di questo tipo può costituire la cornice ideale per sostenere la crescita, attrarre investimenti e rispondere con prontezza alle oscillazioni dei mercati e ai cambiamenti tecnologici.
Il ministro rivendica che durante i primi tre anni di mandato la coesione all’interno dell’esecutivo ha consentito di varare misure urgenti e puntuali, dal sostegno alla liquidità fino ai crediti d’imposta per l’innovazione. Ora si punta a un salto di qualità: trasformare i singoli interventi in un impianto organico che accompagni la trasformazione industriale del Paese. Il tessuto produttivo, conclude Urso, «ha dimostrato di possedere energia e visione; il compito delle istituzioni è alimentare questa forza, garantendo stabilità, ascolto e soluzioni tempestive».
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