22 Agosto 2025
«Le imprese del Piemonte dimostrano una capacità di adattamento alle sfide della modernità e una notevole resilienza»


di
Nicolò Fagone La Zita

Fabrizio Vigo, fondatore della startup SevenData, promuove le aziende del territorio: «Mantengono un’invidiabile stabilità patrimoniale»

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Il Covid ha insegnato la lezione, almeno per quanto riguarda le imprese. Se sul fronte sanitario la volontà di farsi trovare pronti, in futuro, con investimenti in strutture e personale, è stata ben presto accantonata, esiste una categoria che ha saputo far tesoro di una delle pagine più nere della storia: i cari e vecchi imprenditori. Il loro è un mondo in grande difficoltà, come sottolineano gli ultimi dati. Solo nel 2024, in Italia, si sono perse circa 336 mila attività (921 al giorno).

Un trend che si riflette anche a livello regionale. Nel primo trimestre del 2025 quasi tutti i comparti hanno mostrato tassi di crescita negativi e sono ben 8.986 le attività che hanno abbassato per sempre la saracinesca.
Eppure esiste un «ma», una luce in fondo al tunnel. È quella che emerge dall’ultimo studio di SevenData, startup fondata dal torinese Fabrizio Vigo e specializzata in report finanziari e di rischio. Il suo scopo è aiutare le imprese a crescere, focalizzandosi sull’analisi dei mercati grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale. 




















































«Se in Italia le imprese a rischio insolvenza (ovvero la possibilità di non riuscire a far fronte agli obblighi finanziari) sono il 23,6 per cento, in Piemonte la media si colloca sensibilmente al di sotto, con una quota del 19,9 per cento — spiega Fabrizio Vigo, curatore della ricerca—. La regione è tra le più virtuose, con un miglioramento del 3,5 per cento rispetto all’anno precedente. Dati che testimoniano una capacità di adattamento alle sfide della modernità e una notevole resilienza, un aspetto che dovrebbe inorgoglire».

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Il Piemonte si colloca al quinto posto (19,9%) nella classifica delle regioni con la più bassa percentuale di imprese a elevato rischio insolvenza, dopo Trentino (16,5%), Friuli (18,3%), Veneto (18,4%) e Valle d’Aosta (18,7%). Meglio anche di Lombardia (21,7%) ed Emilia Romagna (22,3%). «Le imprese mantengono un’invidiabile stabilità patrimoniale, in continuo miglioramento negli ultimi 5 anni. Un dato quasi inaspettato considerando il contesto di crisi dell’auto, che tuttavia viene attutita. Ciò significa che molte realtà si sono riconvertite o hanno preso le giuste precauzioni».

A soffrire invece, secondo lo studio, è il settore delle costruzioni (28,9%), seguito da attività immobiliari (26,4%), commercio e riparazione (21%). A seguire quelle manifatturiere (16,2%), come quelle professionali, scientifiche, tecniche (11,2%) e i servizi di informazione e comunicazione (9,7%). Il dato resta comunque negativo (a rischio un’impresa su 5), ma secondo Vigo si tratta di una «percentuale fisiologica». La provincia più a rischio è quella di Alessandria (23,8%), seguita da Asti (23,1%) Novara (21,8%) e Vercelli (21,2%). Torino invece si colloca esattamente nel mezzo (19,2%), mentre le più virtuose sono Cuneo (18,3%), Biella (18%) e in testa quella del Verbano-Cusio-Ossola, con un ottimo 17,2 per cento.

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