22 Agosto 2025
Nasce la sezione speciale per le imprese culturali e creative: gli Ets potranno iscriversi



Con il decreto direttoriale del 10 luglio 2025, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha dato piena attuazione al cosiddetto decreto Icc del 25 ottobre 2024, che aveva istituito una nuova sezione del registro delle imprese riservata agli operatori culturali e creativi, aperta anche agli Ets (Enti del Terzo Settore).


Diventa finalmente operativa la sezione speciale del registro delle imprese dedicata alle realtà culturali e creative, prevista dal cosiddetto decreto Icc del 25 ottobre 2024.

Il provvedimento non si limita a istituire una nuova categoria amministrativa: stabilisce procedure, criteri e strumenti che consentono a enti e operatori di vedersi riconosciuto un ruolo economico di rilievo in un settore che rappresenta una parte importante del tessuto produttivo italiano.

Un ponte tra cultura ed economia

La possibilità di iscriversi come impresa culturale e creativa viene estesa anche agli enti del terzo settore, che potranno mantenere l’iscrizione al Runts ed entrare, al tempo stesso, nella nuova sezione del registro delle imprese. In questo modo, realtà associative o fondazioni che già operano in ambiti culturali avranno l’opportunità di ottenere uno status ufficiale che riconosce e valorizza la loro attività economica.

Per molti di questi soggetti, spesso attivi in ambiti come la promozione artistica, la conservazione del patrimonio o le attività educative, si apre una strada verso una maggiore strutturazione imprenditoriale. Un passaggio che potrà agevolare l’accesso a finanziamenti, bandi e misure di sostegno riservate a chi opera nel settore culturale e creativo.

Come funziona l’iscrizione

L’iscrizione alla sezione speciale Icc avviene attraverso la presentazione di una domanda alla Camera di commercio competente. L’ufficio del registro delle imprese è chiamato a verificare la correttezza formale della richiesta e la presenza dei requisiti previsti dal decreto.

Tra questi rientra, in particolare, la corrispondenza tra l’attività prevalente svolta dall’impresa e i codici Ateco riportati nell’allegato al provvedimento. Questa verifica garantisce che soltanto le realtà effettivamente attive in settori riconducibili alle industrie culturali e creative possano ottenere la qualifica.

Il conservatore del registro ha inoltre il compito di effettuare controlli sia d’ufficio sia su segnalazione di terzi, per accertare la veridicità delle informazioni dichiarate e la permanenza dei requisiti nel tempo. In caso di esito positivo, l’impresa ottiene la qualifica di culturale e creativa, acquisendo una definizione giuridica che le permette di essere riconosciuta come tale anche nei rapporti con le istituzioni.

Le regole sulla cancellazione

Il decreto disciplina anche i casi in cui l’iscrizione può venire meno. Le imprese hanno la facoltà di chiedere la cancellazione volontaria dalla sezione speciale, presentando un’apposita istanza alla Camera di commercio.

Al tempo stesso, la normativa prevede la cancellazione d’ufficio quando vengano meno i requisiti richiesti o quando, a seguito delle verifiche periodiche, emerga che l’attività non risponde più ai criteri previsti. In questa eventualità, l’impresa riceverà un preavviso e avrà quindici giorni per presentare osservazioni o documentazione integrativa. Solo dopo questa fase di contraddittorio la cancellazione diventa definitiva, con la conseguente perdita della possibilità di utilizzare la dicitura “impresa culturale e creativa” nella denominazione sociale e in ogni documento ufficiale.

Perché questo decreto è importante

L’attuazione del registro speciale non rappresenta un mero adempimento burocratico. È, piuttosto, un passo che mira a rafforzare l’ecosistema della cultura e della creatività, settori spesso percepiti come marginali rispetto alle grandi filiere industriali ma che, in realtà, producono ricchezza, occupazione e coesione sociale.

Secondo le stime più recenti, le imprese che operano in questi ambiti contribuiscono in modo significativo al Pil nazionale, oltre a costituire un fattore di attrattività internazionale per l’Italia. Formalizzare il loro ruolo attraverso una sezione specifica del registro delle imprese significa, in pratica, riconoscerne il valore economico e sociale.

Una prospettiva di sviluppo

Con questo provvedimento, il governo intende rafforzare le basi giuridiche e amministrative di un settore che non solo produce contenuti artistici e culturali, ma alimenta innovazione, creatività e nuove forme di imprenditorialità.

Per gli enti del terzo settore, in particolare, si apre la possibilità di trasformare attività spesso percepite come “non profit” in iniziative che hanno anche una dimensione economica, senza rinunciare alla propria missione sociale. Un equilibrio che, se ben gestito, potrebbe dare vita a nuove opportunità di crescita e occupazione, soprattutto per i giovani.

Con la pubblicazione del decreto del 10 luglio 2025, la cornice normativa è dunque ora completa. Spetta agli operatori cogliere questa occasione per rafforzare la presenza della cultura nel panorama produttivo nazionale e trasformarla in una leva concreta di sviluppo.

Il testo del decreto con la sezione speciale per le imprese culturali e creative apera anche agli Ets

Qui il documento completo.



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