23 Agosto 2025
A causa delle leggi scritte male l’Italia perde 110 miliardi l’anno – Torino Cronaca


In Italia le leggi sono spesso incomprensibili, piene di frasi contorte, rimandi normativi e gerundi. Non è solo un problema di stile: è un freno all’economia. Secondo una stima firmata dagli economisti Giommoni, Guiso, Michelacci e Morelli, la mala scrittura normativa costa al Paese 110 miliardi di euro l’anno in mancata crescita. In altre parole, se le leggi fossero scritte in modo chiaro e lineare, il PIL sarebbe più alto del 5%.
Le leggi italiane, spesso lunghe e ambigue, creano incertezza giuridica. Una condizione che frena le decisioni di investimento e di innovazione, scoraggia le imprese estere, rallenta la nascita di nuove attività e aumenta il rischio d’errore anche per chi vuole rispettare le regole. Secondo gli autori dello studio, questo contesto spinge molte aziende – italiane e straniere – a rinunciare a investire in Italia, o a delocalizzare.

Un’impresa che intenda avviare un’attività in Italia deve spendere tempo e denaro per interpretare le norme. E anche quando ci riesce, resta esposta a interpretazioni divergenti dei tribunali. Il risultato è un sistema fragile e imprevedibile, dove il rischio legale incide direttamente sulle scelte economiche. Lo studio ha analizzato oltre 75mila testi normativi italiani, per un totale di 97 milioni di parole. Il metodo ha combinato strumenti di analisi linguistica e dati giuridici, come la frequenza con cui la Cassazione annulla o modifica le sentenze dei gradi precedenti: un segnale del fatto che le leggi si prestano a più interpretazioni.

Microcredito

per le aziende

 

Il dato è chiaro: la probabilità di disaccordo tra i giudici è del 30% in media. Sale al 36% quando la legge è scritta male e scende al 24% con testi più chiari. Il quadro emerso è critico. L’85% delle frasi supera le 25 parole, una soglia oltre la quale la chiarezza si riduce drasticamente. Inoltre, in media ogni 100 parole ci sono 4 rimandi ad altre leggi. Secondo i manuali di scrittura giuridica, una legge dovrebbe reggersi il più possibile su se stessa: troppe dipendenze normative aumentano l’ambiguità e complicano la lettura per cittadini, imprese e anche magistrati. Alcuni testi sono poi sovraccarichi di gerundi (“-ando”, “-endo”), che generano preamboli prolissi e oscuri.

Secondo i ricercatori, l’incertezza normativa danneggia in modo strutturale la capacità di crescita dell’Italia. Quando le leggi sono poco chiare:

  • le nuove imprese nascono più piccole

  • le imprese esistenti falliscono più facilmente

    Prestito personale

    Delibera veloce

     

  • si rallenta l’innovazione

  • si riduce l’attrattività del sistema Paese

Il dato più pesante è quello economico: 110 miliardi di euro l’anno in crescita mancata. È come dire che, a parità di condizioni, un’Italia con leggi scritte come la Costituzione produrrebbe ogni anno molto di più.
La situazione è aggravata da un altro elemento: i controlli esistono, ma non funzionano. Alla Camera esiste dal 1997 un Comitato per la legislazione, composto da deputati di maggioranza e opposizione. Il loro compito è proprio quello di verificare se i testi di legge siano scritti in modo comprensibile. Dal 2022 ne esiste uno simile anche al Senato.
Tuttavia, secondo l’ultimo rapporto, tra settembre 2023 e luglio 2024 solo il 10% delle osservazioni è stato accolto, e nel 40% dei casi il parere è arrivato troppo tardi, quando le modifiche non erano più possibili.



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