23 Agosto 2025
Dazi, intesa Usa-Ue al 15%. I timori vanno dal vino a tutto l’agroalimentare


Non solo il vino, anche l’olio di oliva e tanti altri settori sono finiti sotto la scure dei dazi. L’accordo politico raggiunto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal presidente americano Donald Trump, si annuncia come un duro colpo per le imprese di diversi settori. L’intesa, infatti, definisce un tetto massimo del 15% di imposta per la gran parte delle esportazioni europee verso gli States. Il patto EuropaUsa preoccupa gli imprenditori pugliesi ma fino ad un certo punto, perché secondo il loro parere ci «sono margini per ulteriori cambiamenti perché la questione dazi è ancora in evoluzione» e al tempo stesso, «occorre risolvere alcune problematiche italiane e pugliesi». Sergio Fontana presidente di Confindustria Puglia si dice preoccupato ma pure ottimista riguardo alla tenuta nei mercati internazionali delle imprese pugliesi: «La mia posizione è che laddove c’è commercio non ci debbano essere dazi. Le barriere alle attività di commercio non sono cose buone e giuste perché il commercio costituisce e costruisce ponti. Noi siamo la quarta potenza a livello mondiale nel settore delle esportazioni, e non possiamo permetterci che ci siano dazi. Per questo – continua – bisogna trovare una soluzione e una mediazione con gli Stati Uniti ed è positivo che l’Europa abbia parlato con una voce unica, con una politica industriale europea. Sono molto contento che ci sia stata una trattativa europea su questo e mi auguro che ci possano essere sinergie sempre maggiori». Per il presidente Fontana «gli unici dazi da imporre devono essere quelli a livello ambientale per le nazioni che creano e producono difficoltà inquinando l’ambiente, e i dazi sociali per le nazioni che non rispettano i diritti dei lavoratori, che non hanno sindacati, e portano avanti sfruttamento del lavoro minorile». Quella in corso, è una situazione non ancora cristallizzata e in evoluzione: «Mi auguro che ci possa essere sempre un cambiamento dei dazi per le esportazioni di vino o per farmaci. La Puglia esporta verso gli Stati Uniti una serie di prodotti che vanno dall’industria agroalimentare alla meccanica, al settore farmaceutico e comunque restiamo convinti che ci possono essere dazi più bassi. Allo stesso tempo le nostre imprese si stanno rivolgendo ad altri mercati, mi riferisco al Sudamerica, al Far East, all’India, alla Cina, all’Arabia Saudita e ad altre nazioni. Un plauso – conclude Fontana – va al nostro ministro degli Esteri Tajani perché sta facendo sì che gli addetti economici delle ambasciate siano veramente propulsori delle nostre imprese e mettano nelle migliori condizioni le nostre imprese per andare all’estero sempre, puntando sull’innovazione, sulla ricerca e sull’internazionalizzazione».

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Prima della questione dazi, per Carmelo Rollo presidente di Legacoop Puglia, occorre risolvere una serie di problematiche non di poco conto: «Al momento i dazi stanno pesando meno di quanto pesano tante altre cose. Esiste un primo problema che riguarda l’agroalimentare e in particolare attualmente il settore uva da tavola, perché per una serie di ragioni si è fermato il mercato in alcune aree, inoltre c’è il problema della prossima vendemmia, sappiamo che sarà di grande qualità e quantità e però riteniamo che tutto questo deve essere accompagnato subito e non con i tempi biblici dell’amministrazione italiana o regionale da percorsi di sostegno, formazione e informazione e da un racconto diverso del nostro territorio, della nostra produzione. E sappiamo pure che c’è una quantità di vino depositato, soprattutto per i rossi dell’area del Salento». Un’altra questione per il presidente Rollo è quella legata «ai costi di produzione e quindi dei costi energetici. Da tempo stiamo chiedendo attraverso la regione e le regioni di avere strumenti dedicati alla possibilità di aggregare. Siamo in ritardo rispetto a questo tema però ritengo che occorra puntare ad una strategia di aggregazione imprenditoriale e territoriale con un’attenzione particolare ai costi di produzione, di lavorazione e ai costi energetici. La questione dazi che può creare una serie di difficoltà commerciali si risolve con una strategia aggregativa». Anche il settore enologico, come si diceva, subirà i dazi al 15 per cento nelle esportazioni negli Stati Uniti, «a meno che non si configuri l’opportunità di entrare a fare parte di un ventaglio di eccezioni. Sosteniamo lo sforzo che viene profuso per ottenere questo risultato». A dichiararlo è il presidente dell’Associazione nazionale “Città del Vino” (di cui fanno parte oltre 500 Comuni a vocazione vitivinicola) Angelo Radica, secondo il quale servono investimenti e misure per il «ricambio generazionale alla guida delle aziende, la semplificazione amministrativa, aiuti al credito. E ancora, supporto ai consorzi per l’accesso ai mercati esteri, sgravi a vantaggio della concentrazione dell’offerta cooperativa, potenziamento del fondo per le calamità naturali, riduzione dei tempi di erogazione delle indennità assicurative». «Nell’auspicio che il confronto abbia buon esito per un comparto come quello del vino, così strategico per l’economia del nostro Paese, e centrale per la cultura e l’identità dei territori – prosegue Radica – rivolgiamo al governo l’invito a valorizzare il percorso aperto nelle settimane scorse, quando fu la presidente del Consiglio in persona a prendere parte a un incontro con la filiera vitivinicola».

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