
È stata anticipata di due giorni la visita del ministro delle Imprese Adolfo Urso a Genova per illustrare i progetti del governo per il futuro dello stabilimento ex Ilva di Cornigliano. Se avrebbe dovuto svolgersi il 4 settembre, a causa di altri impegni istituzionali del ministro è stato deciso che si terrà il 2 settembre.
Nei prossimi giorni verranno forniti i dettagli dell’appuntamento.
Salis: “Siano presenti anche tecnici indipendenti”
La sindaca di Genova Silvia Salis ha anche scritto nelle scorse ore al ministro chiedendo che agli incontri che saranno previsti siano invitati anche professori universitari e tecnici indipendenti per spiegare, da un punto di vista scientifico e pienamente obiettivo, quali potrebbero essere i reali impatti dell’eventuale realizzazione di un forno elettrico nelle aree dello stabilimento di Cornigliano.
Comitato no forno elettrico: “Cornigliano senza centraline”
Interviene nuovamente il comitato per il “no” al forno elettrico, per denunciare che a Cornigliano non esiste più, a oggi, una centralina ufficiale di monitoraggio dell’aria.
La stessa Arpal ha confermato che la centralina dismessa non è mai entrata a far parte della rete regionale e che la competenza è della Città metropolitana di Genova.
“Le responsabilità di questa assenza si trascina da tempo – dicono gli esponenti del comitato – le passate amministrazioni comunali e metropolitane hanno consentito la dismissione senza sostituzione e non hanno mai garantito un presidio stabile. È pertanto fondamentale che si intervenga immediatamente per risolvere questa grave situazione”.
Intanto il governo insiste con il forno elettrico: “A Genova – ricorda il comitato, che ha stilato un elenco di richieste – la produzione a caldo è stata spenta vent’anni fa con l’accordo di programma del 2005, oggi messo in discussione. Il forno elettrico significherebbe la reintroduzione di un’area a caldo, con tutti i rischi ambientali e sanitari che ciò comporta, mascherata da transizione verde”.
Le richieste sono chiare: l’immediata installazione di una centralina Arpal a Cornigliano, un tavolo pubblico con Comune, Città metropolitana, Regione e Ministero con progetti e studi sugli impatti sanitari e ambientali, e infine il rispetto integrale dell’accordo di programma del 2005 “che aveva garantito ai cittadini la fine definitiva delle produzioni a caldo”.
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