
Cybersecurity in pericolo: la legge CISA 2015 che protegge l’America sta per scadere
Il 30 settembre 2025 segna una data cruciale per la sicurezza informatica degli Stati Uniti. La Cybersecurity Information Sharing Act del 2015 (CISA 2015), pilastro della difesa digitale americana, potrebbe decadere senza un intervento del Congresso. La legge, in vigore da dieci anni, ha favorito uno scambio rapido e sicuro di informazioni tra governo e aziende private, creando un modello che ha permesso di sventare migliaia di attacchi informatici e di rafforzare le difese delle infrastrutture critiche. Solo nel 2024, grazie a questo sistema, sono stati inviati avvisi a migliaia di organizzazioni, prevenendo danni economici e sociali.
La forza di CISA 2015 risiede anche nelle garanzie legali: ha eliminato il rischio di responsabilità civile per le aziende che condividono indicatori di minaccia, tutelando inoltre le collaborazioni dal punto di vista antitrust. Senza questo quadro normativo, il flusso informativo rischia di interrompersi, rendendo più vulnerabile l’intero sistema economico e, in particolare, le PMI Piccole e Medie Imprese, che già oggi faticano a fronteggiare l’aumento degli attacchi cyber.
Le PMI come bersaglio privilegiato
Uno studio di NetDiligence (2024) ha stimato che il costo medio di un attacco ransomware per le PMI si aggira sui 432.000 dollari: una cifra insostenibile per imprese che spesso hanno liquidità limitata. Non sorprende che il 75% delle PMI americane possa sopravvivere solo tre o quattro mesi dopo un attacco grave. Nel 2023 le PMI hanno rappresentato negli USA il 98% delle richieste di assicurazione informatica, accumulando perdite superiori a 1,9 miliardi di dollari.
La scadenza della legge potrebbe smantellare il sistema di allerta precoce che oggi consente alle aziende di ricevere informazioni in tempo reale su nuove tecniche di attacco. Senza avvisi tempestivi dal governo, le imprese diventerebbero bersagli facili per hacker e gruppi criminali organizzati.
Implicazioni sulla salute pubblica
La cybersecurity non è solo un tema economico: nel settore sanitario può fare la differenza tra vita e morte. Un rapporto dell’Università del Minnesota stima che tra il 2016 e il 2021 attacchi informatici a ospedali statunitensi abbiano causato tra 42 e 67 decessi di pazienti Medicare, a causa del blocco di sistemi vitali.
Se CISA 2015 non fosse rinnovata, gli ospedali rischierebbero di perdere l’accesso immediato ad avvisi cruciali sulle nuove varianti di ransomware. Ritardi anche minimi possono compromettere servizi di emergenza, cartelle cliniche e apparecchiature mediche connesse. In Europa la situazione non è diversa: secondo l’ENISA Threat Landscape 2024, gli attacchi ransomware al settore sanitario sono aumentati del 36% in un anno, con casi rilevanti in Germania e in Francia. La dipendenza da sistemi digitali rende il settore sanitario globale un obiettivo primario.
Ripercussioni economiche a catena
Le PMI americane rappresentano il 99% delle attività economiche e contribuiscono al 43,5% del PIL (dati U.S. Chamber of Commerce). Una crisi diffusa nel settore metterebbe a rischio l’intera economia. Inoltre, il modello statunitense di condivisione informativa ha permesso alle aziende di cybersecurity di sviluppare soluzioni innovative, poi replicate anche in Europa. La sua interruzione potrebbe rallentare l’intero ecosistema della sicurezza digitale.
L’Europa
Per l’Europa, questo scenario è motivo di preoccupazione: il mercato transatlantico è strettamente interconnesso, e un indebolimento delle difese USA avrebbe inevitabili ricadute anche nel Vecchio Continente. Non a caso l’UE ha rafforzato le proprie strategie con il Cyber Resilience Act, in vigore dal 2024, e con la direttiva NIS2, che obbliga le imprese di settori critici a rispettare standard più elevati di sicurezza e di reporting degli incidenti. Tuttavia, anche questi strumenti dipendono in parte dalla cooperazione internazionale con Washington.
Europa e Stati Uniti: due modelli a confronto
Il modello americano di CISA 2015 ha puntato sulla cooperazione pubblico-privata volontaria, mentre l’UE ha scelto un approccio più regolamentato, imponendo obblighi precisi alle aziende. In Italia, ad esempio, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) coordina la protezione delle infrastrutture critiche e l’attuazione della direttiva NIS2. Tuttavia, anche in Europa permane una certa difficoltà nel favorire lo scambio rapido di informazioni tra settore privato e governi, spesso frenato da timori legali e da barriere burocratiche.
Se gli Stati Uniti lasciassero decadere la CISA, l’Europa si troverebbe esposta a due rischi: da un lato perderebbe un partner strategico nella difesa delle infrastrutture digitali; dall’altro aumenterebbe la pressione sulle proprie aziende, già chiamate a investire in misure costose per adeguarsi alla NIS2. In un contesto globale caratterizzato da attacchi sempre più sofisticati provenienti da Cina, Russia e Iran, la cooperazione transatlantica resta imprescindibile.
La necessità di un rinnovo immediato
C’è un ampio consenso politico negli Stati Uniti per il rilancio di CISA 2015. Lo stesso Segretario della Homeland Security ha sottolineato l’urgenza di un intervento, ricordando come la legge abbia rafforzato il sistema di partnership pubblico-private. Un rinnovo “pulito”, senza modifiche sostanziali, garantirebbe la continuità di un modello che ha già dimostrato la propria efficacia.
La cybersecurity è uno dei pochi ambiti in cui la polarizzazione politica americana lascia spazio a un terreno comune: difendere le infrastrutture digitali non è più solo una priorità tecnica, ma un tema di sicurezza nazionale e di stabilità economica.
Una lezione per l’Europa
Per l’Unione Europea, la vicenda americana offre una lezione importante. L’UE ha già compiuto passi decisivi con NIS2 e il Cyber Resilience Act, ma resta essenziale rafforzare i meccanismi di cooperazione internazionale, soprattutto con gli Stati Uniti. La dipendenza europea dalle supply chain digitali globali implica che un attacco su larga scala oltreoceano possa avere ricadute dirette anche sul mercato europeo.
Se la CISA dovesse decadere, Bruxelles dovrebbe accelerare la creazione di un sistema paneuropeo di condivisione delle minacce, integrando meglio i centri nazionali di cybersecurity e aumentando la collaborazione con il settore privato. In questo senso, l’Italia potrebbe giocare un ruolo chiave grazie al lavoro dell’ACN e al coordinamento con ENISA.
La scadenza della CISA 2015 è più di una questione americana: è un test per la resilienza globale contro i cyber attacchi. Un mancato rinnovo indebolirebbe non solo la rete di difesa degli Stati Uniti, ma anche la sicurezza economica e sanitaria europea. In un’epoca in cui il cyberspazio è il nuovo terreno di scontro geopolitico, lasciare crollare le difese significherebbe esporre intere economie a rischi incalcolabili.
Il messaggio è chiaro: il 30 settembre non riguarda solo Washington, ma anche Bruxelles, Roma, Berlino e Parigi. La cybersecurity è ormai un bene comune globale, e la cooperazione transatlantica rappresenta l’unico argine credibile contro minacce che non conoscono confini.
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