
ARQUATA DEL TRONTO Domani ricorreranno i nove anni dalla catastrofe del terremoto dove morirono nelle Marche (ad Arquata del Tronto) 52 persone, alcune delle quali turisti tornati nel Piceno per trascorrere le vacanze estive. A distanza di quel tragico 24 agosto 2016 quante persone sono ancora senza una casa? Quante pratiche giacciono all’Ufficio speciale per la ricostruzione? Quanto denaro pubblico è stato investito?
Gli sfollati
Complessivamente, ad oggi, risultano ancora 10mila nuclei familiari che nelle quattro regioni del Centro Italia colpite vivono nei villaggi Sae o di altre forma di assistenza abitativa. Il 60% di questi sono nelle Marche, la regione che ha più sofferto le ferite della sequenza sismica del 2016-2017. Delle seimila famiglie marchigiane che ancora attendono il rientro nelle loro case (erano novemila due anni fa) la parte più consistente (circa 4.300) riguarda la provincia di Macerata; 1.300 la provincia di Ascoli Piceno. Nove anni fa le famiglie sfollate erano 41mila. Il rientro nelle abitazioni, per chi nel frattempo non ha deciso di trasferirsi altrove (e purtroppo in migliaia lo hanno fatto) è legato all’esito delle pratiche di ricostruzione.
Al 31 maggio scorso le pratiche private approvate dall’Ufficio speciale per la ricostruzione erano 22.483, oltre il 65,8% delle 34.148 domande presentate. Secondo le previsioni del commissario Guido Castelli, entro otto anni, saranno tutte smaltite. Nelle Marche le pratiche approvate sono 13.624 (70,5% di quelle presentate). I contributi concessi in seguito all’approvazione delle pratiche hanno raggiunto 10,77 miliardi di euro, con liquidazioni che superano i 6,1 miliardi (dato di Cassa depositi e prestiti), segnando un +37,41% il valore erogato al 31 maggio 2024 (4,49 miliardi). Per l’Usr l’accelerazione dimostra che la filiera amministrativa, rafforzata dalle semplificazioni avviate nel 2024 e dal nuovo parametrico dell’Ordinanza 222/2025, sta trasformando con maggiore rapidità le decisioni di spesa in risorse effettivamente trasferite alle imprese che lavorano nei cantieri.
I dati
Nelle Marche sono stati concessi oltre 7,63 miliardi (rapporto liquidato/concesso 57,80%). Il buon andamento della ricostruzione privata si riflette nei dati della Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce il plafond Sisma Centro Italia sulla base dello stato di avanzamento dei lavori. Finora sono stati approvati oltre 11 miliardi di euro, con liquidazioni che superano i 6,1 miliardi (+37,41% in un anno): il 60% di queste liquidazioni è avvenuto dal 2023 a oggi.
La ricostruzione pubblica
C’è poi il capitolo della ricostruzione pubblica, con i suoi oltre 3.542 interventi rimasti nel limbo per un valore di 4,6 miliardi di euro.
Finalmente qualcosa si è sbloccato in quest’ultimo anno: oltre il 33,8% degli interventi ha un progetto approvato o ha già avviato le procedure per affidamento dei lavori, il 18,2% i cantieri in corso e 16,2% quelli conclusi. Nei primi quattro mesi del 2025 sono stati avviati già 439 cantieri dei 1.200 stimati. Nelle Marche si concentra oltre la metà delle opere, con 1.873 interventi per 2,47 miliardi di euro. Seguono l’Abruzzo con 688 interventi per un valore complessivo di 774,7 milioni di euro, il Lazio, con 502 interventi ( mobilitati 614 milioni di euro) e infine l’Umbria (479 interventi per quasi 747 milioni).
Lo sviluppo economico
La ricostruzione post sisma sta producendo una ripresa economica sia in termini occupazionali (+12,4% tra 2024 e 2022, di molto superiore rispetto alla media nazionale), sia in termini economici previsionali (proiezioni regionali al 2029 con un Pil che si attende cresciuto del 3,9% nelle Marche, dell’1,9% nell’Abruzzo e dell’1,5% nell’Umbria). La previsione di nuovi occupati nelle Marche è superiore alle ottomila posti nei prossimi tre anni. La crescita maggiore si osserva nei comuni maggiormente colpiti dal sisma. In questi territori, nel 2024 l’incremento delle domande ha superato l’11,5% (+14,2% rispetto al 2022), quadruplicando il ritmo osservato nel 2023 (+2,6%). L’Istat ha fornito i dati di una indagine territoriale che documenta, come in alcune aree, il saldo è tornato positivo tra emigrazione e immigrazione. Ma non basterà ricostruire le case se poi non ci saranno servizi e infrastrutture. È questa la prossima sfida.
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