24 Agosto 2025
solo chi ha davvero comprato potrà scrivere


Arrivano nuove regole per le recensioni online: rimarranno ancora anonime, ma per inserirle servirà la prova di acquisto del prodotto o del servizio. Un controsenso o una scelta ragionevole?

Il disegno di legge sulle piccole e medie imprese (Atto Senato n. 1484), ora in discussione a Palazzo Madama, introduce un nuovo articolo dedicato alla liceità delle recensioni sul web. Infatti i giudizi falsi proliferano, sono spesso ritorsivi e creano un grosso danno economico agli imprenditori, soprattutto albergatori, ristoratori e commercianti di prodotti venduti al dettaglio. Così le nuove norme in arrivo impongono uno stop alle recensioni false: rimane ancora l’anonimato dell’utente, ma per inserire il commento sulle piattaforme (come Tripadvisor, Amazon, Booking, Google Maps ecc.) servirà una prova di acquisto, quindi lo scontrino o la fattura.

L’obiettivo è quello di garantire maggiore trasparenza e tutelare le imprese contro commenti manipolati o inventati, e inseriti da parte di chi non ha acquistato nulla e magari non ha mai frequentato quel locale o negozio.

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Perché questa norma?

La misura in arrivo punta a contrastare il fenomeno delle recensioni false, spesso usate per danneggiare un concorrente o, al contrario, per gonfiare la reputazione di un’attività. Sono entrambi casi di fake review, che distorcono fortemente la concorrenza del mercato. È un tema particolarmente sentito nel settore del turismo e della ristorazione, ma che riguarda anche l’ampio mondo dell’e-commerce e dei servizi online.

Con queste nuove regole, dunque, il Governo intende rafforzare la fiducia dei consumatori e al contempo garantire una concorrenza più leale tra le imprese.

Come cambiano le regole

Secondo l’emendamento presentato dal relatore del disegno di legge sulle PMI (che sostituisce interamente l’articolo 13 del provvedimento iniziale), la recensione sarà considerata valida solo se:

  • viene rilasciata entro 90 giorni dall’utilizzo del prodotto o del servizio (il testo base della norma ora modificata prevedeva solo 15 giorni);
  • è scritta da chi ha effettivamente usufruito della prestazione;
  • è accompagnata da una prova d’acquisto (scontrino, ricevuta o fattura);
  • non è frutto di sconti, premi o benefici promessi dal fornitore (questo serve a garantire la “genuinità” del giudizio, che non è frutto di compensi o incentivi).

Cosa succede all’anonimato

Con la nuova formulazione dell’articolo 13 del Ddl PMI, è stato eliminato il riferimento, contenuto nel testo base, alla verifica dell’identità del recensore. In questo modo, le recensioni resteranno anonime (non sarà necessario rendere pubblico il nome del cliente), ma dovranno comunque avere un legame verificabile con un acquisto reale del prodotto o del servizio.

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In particolare, il testo normativo ora in approvazione al Senato richiede, per valutare la «liceità delle recensioni» (e garantire i correlativi diritti delle strutture recensite, come vedremo nel prosieguo) che il giudizio sia reso «da chi ha effettivamente e personalmente utilizzato i servizi o le prestazioni», e da qui la dimostrazione di questo essenziale requisito con lo scontrino, la fattura o altra valida prova di acquisto.

In sostanza, l’emendamento sposta il focus dall’identificazione del recensore alla liceità della recensione stessa, basata su un uso effettivo, personale, tempestivo e non condizionato del servizio. Se questo emendamento venisse approvato, non sarebbe più l’identità del recensore a essere il requisito principale, ma la veridicità e la genuinità del suo giudizio ad essere preservata.

Viene così definitivamente superata la proposta, avanzata lo scorso anno dal Governo, di dire “addio all’anonimato” delle recensioni: la strada scelta adesso dal legislatore vuole coniugare la trasparenza e l’affidabilità dei contenuti con la privacy di chi li inserisce sul web.

I diritti delle imprese

Il testo prevede inoltre che il legale rappresentante della struttura recensita (ad esempio, il titolare di un B&B o il gestore di un ristorante) possa segnalare – secondo le procedure stabilite dal regolamento europeo sui servizi digitali (DSA, Reg. UE 2022/2065) – le recensioni:

  • che non rispettano i requisiti di liceità di cui abbiamo parlato sopra;
  • che siano diventate non attuali, perché scritte oltre due anni dopo l’esperienza di acquisto o utilizzo.

In caso di segnalazione, la piattaforma sarà tenuta a verificare e, se necessario, dovrà rimuovere la recensione.

Le reazioni critiche: «È un controsenso»

Il provvedimento, pur mirato a contrastare le recensioni false, ha suscitato perplessità fra gli operatori del settore, specialmente tra ristoratori e chef, che ne sottolineano la contraddizione di fondo. Molti esercenti hanno definito “un controsenso” il fatto che chi lascia una recensione resti anonimo, anche se è obbligato a mostrare uno scontrino

Ad esempio, il famoso pasticcere Iginio Massari, in una recente intervista al Corriere, ha affermato: «Chi fa un applauso o critica deve mostrare la faccia. Anche perché si possono spacciare degli scontrini altrui come propri. Stiamo giocando col fuoco».

Queste osservazioni mettono in luce un nodo fondamentale: non basta la prova d’acquisto se non c’è responsabilità e trasparenza nella persona che recensisce e che magari agisce in modo intenzionalmente falso o addirittura fraudolento. Del resto lo scontrino (a differenza della fattura) è quasi sempre anonimo (con rare eccezioni, ad esempio per i farmaci deducibili dalle tasse, che riportano il codice fiscale dell’acquirente) e dunque è un documento “portabile”, facilmente trasferibile a chi vuole lasciare una recensione falsa.

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Conclusione: la stretta sulle recensioni servirà davvero?

In ogni caso, l’obiettivo del legislatore è chiaro: bisogna intervenire per contrastare il vasto fenomeno delle recensioni false, in modo da creare condizioni di competizione leale che aiutino a proteggere sia i consumatori sia gli operatori onesti. Da qui l’introduzione delle regole più rigide per le recensioni sul web, che resteranno anonime, ma dovranno essere collegate a uno scontrino o a una fattura. Inoltre le strutture potranno chiedere, in modo più agevole rispetto a prima, la rimozione dei giudizi falsi o troppo vecchi. Tuttavia, credere che lo scontrino basti come prova di acquisto per poter scrivere una recensione è forse utopistico, perché questo documento in molti casi non è sufficiente per dimostrare che il soggetto abbia davvero comprato il prodotto o usufruito del servizio su cui sta esprimendo pubblicamente il proprio giudizio.



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