23 Agosto 2025
Stress da caldo estremo, i lavoratori in Italia tra i più colpiti


Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Strade deserte, 42 gradi all’ombra, cantieri fermi all’ora di punta, centralini del 118 in tilt per i troppi malori. Fino a qualche anno fa avremmo considerato queste immagini come scene di un (brutto) film postapocalittico. Oggi sono la nuova normalità delle estati italiane in città. Ad attestarlo è il nuovo rapporto congiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale. Le due agenzie lanciano un avvertimento: il caldo estremo non è solo una minaccia per la salute, ma ha gravi ripercussioni sull’economia e sulla qualità del lavoro.

Secondo il report, aggiornato ai dati del 2023, le ondate di calore sono ormai la più grave emergenza climatica per la salute umana. A livello mondiale aumentano i casi di stress termico, disidratazione, colpi di calore e complicazioni cardiovascolari. Malattie trasmesse da vettori come zanzare e zecche si stanno spostando verso latitudini più temperate, raggiungendo aree prima considerate sicure.

L’impatto non si ferma tuttavia alle cartelle cliniche: ogni evento climatico estremo genera un costo che i sistemi sanitari e le economie nazionali devono assorbire. Ed è emergenza lavoratori, esposti a temperature disumane.

L’Italia tra i Paesi che si scaldano di più

L’Europa è il continente che si riscalda più velocemente e l’Italia è tra i Paesi più colpiti da massimi termici straordinari. Negli ultimi 20 anni si è registrato un aumento costante della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore. Nel 2022 e nel 2023 si sono registrati picchi record con conseguenze gravi, soprattutto nelle grandi città.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Gli effetti sono tangibili:

  • incremento della mortalità correlata al caldo;
  • pressione sui pronto soccorso;
  • peggioramento delle condizioni di vita, soprattutto per anziani e lavoratori più esposti.

L’epidemia di stress da caldo sul lavoro

Il rapporto di Oms e Omm mette in evidenza un dato chiave: troppo caldo a lavoro equivale a produttività ridotta. Nei settori outdoor, come agricoltura, edilizia e logistica, si può perdere, durante le giornate più critiche, fino al 15% delle ore effettive di lavoro.

In agricoltura, giornate di raccolta accorciate e coltivazioni compromesse significano minori rese e più costi. Nei cantieri, i lavori vengono rallentati o sospesi, con inevitabili ritardi e spese aggiuntive. Nel turismo, intere città d’arte diventano invivibili per i visitatori, mentre cresce la domanda di località montane o balneari più fresche.

E non si tratta solo dei lavori all’aperto. Anche negli uffici e nei negozi, senza una climatizzazione adeguata, lo stress da caldo incide su concentrazione e rendimento, aumentando gli errori (anche contabili) e il rischio di malori.

Il conto economico del caldo

Dietro i numeri sanitari si nasconde un conto economico pesante:

  • più malattie legate al caldo significano più spese per il Servizio Sanitario Nazionale;
  • le assenze per malesseri o infortuni aumentano, con un impatto diretto sulle imprese;
  • la produttività cala, mentre crescono i costi indiretti legati al rallentamento di settori chiave come agricoltura e costruzioni.

In prospettiva, il rischio è che la crisi climatica non solo aggravi le disuguaglianze sociali, ma riduca la competitività del Paese.

Prevenire conviene: lo dice l’Oms

Il messaggio dell’Oms e dell’Omm è chiaro: adattarsi non è un’opzione, ma una necessità economica e sociale. Investire oggi in misure di prevenzione significa risparmiare in futuro.

Nel rapporto sullo stress da caldo, intitolato Climate change and workplace heat stress – Teechnical report and guidance:, le due agenzie propongono diverse soluzioni per limitare i danni:

La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!

 

  • rafforzare i sistemi di allerta precoce e i piani sanitari per le ondate di calore;
  • ripensare i turni di lavoro, spostando le attività più pesanti alle ore meno calde;
  • aumentare il verde urbano e le infrastrutture di raffrescamento naturale per evitare le isole di calore;
  • proteggere i lavoratori più esposti con dispositivi e pause adeguate.

Sono interventi che richiedono risorse, certo, ma che possono evitare costi ben maggiori legati a crisi sanitarie e perdita di produttività.

In Italia, tra i Paesi più colpiti dalla crisi climatica, sono state già messe in atto alcune misure, come la cassa integrazione per il caldo eccessivo erogata dall’Inps. Ma la risposta deve essere sistemica e coinvolgere i decisori internazionali. Al contrario, ogni nuova ondata di calore continuerà a essere percepita come un’emergenza da affrontare con strumenti speciali, spese straordinarie con fondi non allocati e, in definitiva, ancora sprechi.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%