24 Agosto 2025
l’e-commerce coinvolge anche gli artigiani – Sassari Notizie


Gli imprenditori sardi puntano sempre più sul commercio elettronico. Sono 704 le aziende isolane che operano esclusivamente online, quindi senza strutture fisiche, vendendo prodotti e fornendo servizi. Nel 2014 erano solo 221 realtà, per una crescita del 218,6% con un saldo netto di +483 attività.

A livello nazionale, la Sardegna occupa l’8° posto per tasso di crescita, con la Campania al primo posto (+393,5%), seguita dalla Calabria (+294,2%) e una media nazionale del +225,6% (43.379 attività). Il 72,6% delle imprese sarde vende direttamente dal proprio sito web, mentre il 67,5% utilizza marketplace, app e portali di intermediari.

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Le aziende soddisfano tutte le richieste: dai servizi web tradizionali – come assistenza informatica, realizzazione di portali, software e siti di e-commerce – alla vendita online di prodotti fisici, come agroalimentare e manufatti artigianali, fino a servizi innovativi come controllo remoto di mezzi, videosorveglianza o intelligenza artificiale.

L’e-commerce sardo copre settori diversi: abbigliamento, articoli per la casa, viaggi e trasporti, prodotti informatici e tecnologici, libri, giornali, film e musica, alimentari e servizi di telecomunicazione.

È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, basata sui dati UnionCamere-Infocamere dal 2014 al 2024.

Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Sardegna, afferma:

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 ribassi fino al 70%

 

“I dati confermano le potenzialità dell’e-commerce per la crescita delle imprese sarde. È un modo intelligente di vendere i prodotti e promuovere il valore artigiano dei territori, un metodo parallelo al commercio tradizionale che consente di abbattere le distanze e raggiungere mercati lontani. Molti artigiani offrono i propri beni e servizi online, dai manufatti tipici ai prodotti agroalimentari, che raggiungono qualunque tavola nel mondo, fino ai servizi digitali rivolti a migliaia di clienti in ogni angolo del pianeta.”

Crescita provinciale

Tra il 2014 e il 2024:

Nuoro +323,5% (72 imprese, +55 sul 2014)

Sassari-Olbia +285,4% (185 imprese, +137)

Oristano +200% (51 imprese, +34)

Cagliari +184,4% (396 imprese, +257)

“La rivoluzione digitale interessa tutte le imprese – continua Meloni – nessun settore artigianale o piccola impresa ne è escluso. Possiamo coniugare tecnologia e tradizione, creatività e saper fare: il modello italiano di impresa 4.0 è unico nel mondo e punta sull’unicità dei prodotti.”

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Digitalizzazione ancora limitata

Nonostante la crescita dell’e-commerce, oltre due terzi delle aziende sarde hanno un livello insufficiente di competenze informatiche. Solo l’8% applica una buona o ottima digitalizzazione dei processi produttivi, ricorrendo a tecnologie 4.0. Il 64% si definisce “esordiente digitale” o “apprendista”, il 28% “specialista digitale” e solo l’8% ha completato un percorso di digitalizzazione avanzata.

“Il percorso di digitalizzazione è ancora lento, soprattutto per chi ha costruito solide reti commerciali tradizionali – sottolinea il Presidente –. La trasformazione va gestita durante i passaggi generazionali, perché rimandare il salto tecnologico significa perdere opportunità di crescita. L’innovazione va fatta con l’anima, la passione e la creatività dell’uomo, perché nessun algoritmo può sostituire il valore artigiano delle nostre imprese.”

L’e-commerce in Italia

Alla fine del 2024, le regioni con più imprese di commercio online erano:

Lombardia 8.545 imprese (19,7%)

Campania 6.484 (14,9%)

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%

 

Lazio 5.088 (11,7%)

Per crescita percentuale nel decennio: Campania (+393,5%), Calabria (+294,2%) e Molise (+251,1%).

Province italiane

Napoli è la prima provincia per numero di imprese e-commerce con 4.120 attività (9,5% del totale nazionale), seguita da Roma (3.999, 9,2%) e Milano (3.895, 9%). Napoli registra anche il maggior saldo assoluto (+3.418 imprese) e la crescita percentuale più alta (+486,9%).

Questi dati confermano come la rivoluzione digitale non sia appannaggio delle grandi capitali, ma un fenomeno capillare, con forti potenzialità anche in territori tradizionalmente meno digitalizzati come la Sardegna.

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