25 Agosto 2025
Pomodori e albicocche italiane a rischio, boschi e campi distrutti


Nei primi 8 mesi del 2025 gli incendi in Italia hanno devastato quasi 57mila ettari di boschi e campi, con un aumento del 60% rispetto alla media degli ultimi 20 anni, mettendo a rischio produzioni agricole di eccellenza, come quelle dei pomodori e delle albicocche.

A lanciare l’allarme è Coldiretti, sulla base dei dati Effis, il sistema europeo di monitoraggio dei grandi incendi. Non si tratta di una statistica fredda, ma di un dato che racconta una crisi economica e sociale dalle conseguenze drammatiche.

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Le produzioni a rischio in Italia

Quando si parla di incendi, si tende a pensare soltanto ai danni ambientali: boschi ridotti in cenere, fauna selvatica minacciata, ecosistemi compromessi. Ma dietro queste fiamme c’è molto di più: c’è un colpo diretto al cuore dell’economia agricola italiana, basata su produzioni di qualità e su un legame inscindibile tra territorio, biodiversità e cibo.

Il caso più emblematico è quello della Campania, dove il fuoco ha colpito il Parco del Vesuvio. Qui si concentra un patrimonio agricolo unico al mondo: dal Pomodorino del Piennolo Dop, protagonista di piatti tradizionali e di esportazioni crescenti, all’albicocca vesuviana, definita “oro rosso” della regione, fino al celebre Lacryma Christi Dop, vino che rappresenta una parte significativa dell’economia vitivinicola campana.

Le fiamme, scoppiate proprio alla vigilia della raccolta, minacciano non solo la produzione immediata ma anche l’intera filiera. Dalle aziende agricole ai consorzi di tutela, dagli agriturismi che vivono di enoturismo fino alle attività di trasformazione e distribuzione. Si tratta di un danno che può tradursi in perdite milionarie, difficili da compensare in tempi rapidi.

Effetti a catena sull’economia locale e nazionale

Ogni ettaro bruciato non è soltanto natura distrutta, ma anche valore economico sottratto al territorio. Secondo le stime Coldiretti, la ricostituzione di un bosco può richiedere fino a 15 anni. Un tempo lunghissimo che equivale a un vuoto produttivo, che si trascina dietro tutti gli altri comparti legati e complementari a questo comparto.

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Basti pensare al turismo enogastronomico, che negli ultimi anni ha visto una crescita costante, che ora rischia una brusca frenata. Percorsi naturalistici, degustazioni tra i vigneti, visite agli agriturismi: tutto viene compromesso dal fumo, dalle ceneri, dalla perdita di attrattività dei paesaggi.

Se si considera che il comparto dell’enoturismo genera in Italia un giro d’affari stimato oltre 2,5 miliardi di euro l’anno, appare chiaro che i danni non si fermano ai confini delle aziende agricole ma investono l’intera economia locale.

Inoltre, l’impatto degli incendi sul settore primario si riflette a cascata sull’intera filiera. Meno produzione significa prezzi più alti per i consumatori e maggiore dipendenza dalle importazioni. Una prospettiva particolarmente preoccupante in un contesto già segnato da inflazione alimentare e volatilità dei mercati.

Gli incendi come problema sistemico

Gli incendi del 2025 devono essere letti non solo come un incidente ambientale, perché continuare a trattarli come eventi straordinari è un errore.

I dati dimostrano che sono ormai un fenomeno strutturale, destinato a ripetersi a causa della scarsa manutenzione delle aree, del fenomeno degli incendi dolosi e degli eventi climatici estremi (con siccità, venti e caldo estremo che non fanno che peggiorare la situazione).

Per questo motivo serve un piano nazionale che metta insieme prevenzione, gestione forestale, sostegno alle imprese agricole e lotta alla criminalità ambientale. È necessario incentivare chi presidia il territorio, investire nella manutenzione dei boschi e promuovere filiere corte e resilienti.

Allo stesso tempo, occorre pensare al futuro, alla ricostruzione dei boschi e alla messa in sicurezza delle aree agricole, che devono diventare una priorità, perché ogni anno di ritardo significa lasciare spazio ad altri incendi e ad altre perdite.

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