
Riforma Fiscale 2025: tra semplificazione, equità e competitività
Il governo punta a una riforma strutturale: meno aliquote IRPEF, stimolo agli investimenti, semplificazione degli adempimenti, ma restano nodi chiave da affrontare come l’evasione e la giustizia fiscale. La legge di bilancio per il 2025 rendeva strutturale la riduzione delle aliquote IRPEF, ridotte da quattro a tre livelli (ancora in discussione): 3% fino a 28.000 euro, 35% da 28.000 a 50.000, 43% oltre 50.000 come già anticipavamo in maggio su queste pagine de La Mia Finanza Una soluzione fortemente voluta per semplificare e alleggerire la tassazione sui redditi medio-bassi.
Altre misure della manovra fiscale 2025: Bonus e detrazioni: confermato il bonus ristrutturazioni al 50% per la prima casa (tetto 96.000 €); per le seconde case, lo sconto resta al 36%, IRES agevolata per imprese: riduzione dell’aliquota al 20% (da 24%), se reinvestono l’80% degli utili, di cui almeno il 30% in beni 4.0/5.0, e assumano almeno l’1% di lavoratori in più. Il termine per l’adozione dei decreti attuativi della delega fiscale è stato prorogato al 29 agosto 2026, con tempo fino al 29 agosto 2028 per eventuali correttivi.
Un fisco più semplice, più equo… ma restano criticità
Il governo ha annunciato obiettivi ambiziosi: ridurre pressione fiscale su lavoro e imprese, semplificare gli adempimenti, contrastare l’evasione, promuovere giustizia sociale. Tuttavia, sindacati e opposizioni hanno messo in guardia: si tratta per molti versi di un’operazione ideologica che avvantaggia pochi e non affronta le criticità strutturali (evasione, equità, erosione della base imponibile).
Intervista ad Alessia Potecchi
Il governo punta a una riforma strutturale per il 2026, lei che cosa ne pensa?
“Abbiamo bisogno di una Riforma Fiscale complessiva che interessi tutti i punti del nostro sistema tributario. Da evidenziare che siamo oggi in presenza di una sempre più forte e marcata fuga dall’IRPEF e da una grave difficoltà di riscossione basta pensare al magazzino di cartelle che giacciono e che difficilmente, per svariati motivi, non verranno più recuperate nonostante siano in corso continui provvedimenti di rottamazione. Siamo in presenza di un mancata equità orizzontale e anche verticale e dalla discrepanza tra reddito IRPEF teorico ed effettivo. Nel nostro sistema tributario l’aliquota media sale fino ad un certo punto e poi decresce e risale poi di nuovo, buona parte della progressività dell’IRPEF è fatta dalle detrazioni piuttosto che dalle aliquote, le detrazioni svolgono un ruolo correttivo della progressività, è una struttura molto particolare che proviene dalla erosione dei redditi imponibili che sfuggono”.
Lei vede una particolare urgenza in Italia?
“E’ un problema e una caratteristica tributaria che riguarda la maggior parte dei grandi Paesi europei. Per una riforma dell’Irpef che abbia effetti positivi sul Paese occorre la sincera volontà di investire, poiché ad invarianza di gettito non si otterrebbero risultati importanti a favore dei cittadini contribuenti. Il sistema tributario deve essere profondamente riformato, semplificando e meglio coordinando le norme. Occorre puntare sulla certezza normativa, bisogna mettere mano e apporre delle modifiche allo Statuto del Contribuente, limitando l’utilizzo della deroga che deve avvenire solo in casi molto particolari di estrema necessità per andare incontro agli interessi delle persone ponendosi come obiettivo il divieto di emanare delle norme che possano avere effetto retroattivo ad eccezione se queste ultime siano di interesse per i cittadini e per la loro posizione fiscale”.
Però sembrerebbe che il nostro governo si stia dedicando a trovare nuove soluzioni
“La Riforma che è in corso oggi non risolve i problemi e i nodi essenziali del nostro sistema fiscale e accentua ulteriormente i regimi di favore perché a parità di reddito le tasse non sono le stesse e la diversificazione e la frammentazione del sistema del pagamento delle tasse è iniquo e vessatorio, inoltre la spinta verso la Flat Tax stralcia la progressività sancita dalla Costituzione e non spinge all’assunzione del rischio e dell’investimento, il contrario di quello che occorre oggi. Anche il campo della fiscalità di impresa soffre del problema della disomogeneità con la presenza di prelievi diversi per forma giuridica con un sistema che è ben lontano dalla neutralità e dalla chiarezza, inoltre in questo settore siamo in presenza di una grossa concorrenza fiscale che abbassa le aliquote legali verso il 25%”.
Questo atteggiamento potrebbe danneggiare i lavoratori?
“Va sottolineato che per i lavoratori esiste nel nostro Paese il sistema del sostituto di imposta che prevede il pagamento delle tasse mese per mese con la ritenuta sulla retribuzione. Questo sistema è aggravato dalle addizionali all’IRPEF comunali e regionali quasi sempre proporzionali e non progressive. Insomma, il fisco italiano si basa soprattutto sulla tassazione proveniente dal lavoro e in maniera quasi esclusiva dal lavoro dipendente e dai pensionati. Come suggerito dalla Commissione europea, si dovrà in parte tentare di riequilibrare la tassazione tra lavoro e consumi per avvicinarci ai parametri europei da cui oggi siamo molto distanti. Questo farà aumentare il gettito complessiva dell’IVA e quindi bisogna regolare la tassazione con un meccanismo che distingua tra beni di primaria necessità e beni di lusso”.
Come desidera concludere questa intervista?
“La riforma fiscale è centrale per la vita di un Paese, ci vuole confronto, competenza e la volontà di utilizzare lo strumento fiscale per contrastare le diseguaglianze, abbiamo una grande opportunità per realizzare un fisco moderno, progressivo ed equo. La riforma deve essere strutturale questo affinché tutti i redditi soggetti all’imposta, nessuno escluso, ne possano usufruire. Quindi occorre lavorare verso una riforma improntata alla crescita dell’economia potenziando l’efficacia della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui redditi derivanti dall’impiego dei fattori di produzione; la razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario, puntando fortemente sulla progressività del sistema e correggendo in maniera decisa le iniquità e le distorsioni presenti, la riduzione dell’evasione ed elusione fiscale. Occorre utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione per semplificare al massimo e rendere più agevole il pagamento delle imposte e fare in modo che il cittadino si avvicini con semplicità e tranquillità al sistema di tassazione”.
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