26 Agosto 2025
Dazi al 15%, gli stakeholder commentano l’accordo Usa-Ue


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Unione europea e Stati Uniti hanno reso noto l’accordo politico raggiunto da Ursula von der Leyen e Donald Trump lo scorso 27 luglio sui dazi. Non sono tardati i commenti degli stakeholder del settore agroalimentare.

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Copagri: “Fine dell’incertezza, ma inizia riduzione dell’export”

“Apprezziamo l’impegno del governo, che proseguirà nei prossimi mesi, ma la dichiarazione congiunta Ue-Usa mette nero su bianco un costo aggiuntivo per le esportazioni agroalimentari stimabile in oltre un miliardo di euro; la conferma delle barriere tariffarie al 15%, infatti, unitamente all’esclusione dell’agroalimentare dalla lista dei prodotti a dazio zero, rappresenta un duro colpo per numerose produzioni di punta del made in Italy, soprattutto se sommato alla svalutazione del dollaro americano”. Così il presidente della Copagri Tommaso Battista a proposito della finalizzazione dell’accordo sui dazi, che “per l’agroalimentare rappresenta certamente un compromesso al ribasso”.

“L’Europa, di fatto, apre alle importazioni a dazio zero di una lunga lista di prodotti statunitensi, tra cui figurano l’ortofrutta fresca e lavorata, le carni suine e i lattiero-caseari, senza però assicurare analoghe esenzioni tariffarie per l’export agroalimentare comunitario, con il risultato di rischiare di minare concretamente la tenuta e la competitività del primario nazionale”, ha proseguito il presidente, evidenziando che “tra i prodotti più colpiti figurano il vino, l’olio, la pasta e i salumi”.

“Volendo guardare al bicchiere mezzo pieno, si può fare l’esempio del comparto lattiero-caseario, probabilmente l’unico per il quale i dazi al 15% rappresentano un compromesso accettabile, e ragionare sugli elementi di positività derivanti dall’accordo, quali ad esempio la stabilità del quadro tariffario, la non cumulabilità dei dazi e la possibilità di continuare a lavorare per future esenzioni, fondamentali per diversi comparti, a partire dal vitivinicolo”, ha osservato Battista.

“Per tali ragioni, oltre a puntare ancora su una strategia diplomatica efficace per fare fronte comune con i buyer statunitensi, è fondamentale, come prontamente evidenziato da Palazzo Chigi, impegnarsi da subito per ottenere esenzioni aggiuntive a livello negoziale, a partire dal settore agroalimentare, lavorando al contempo per garantire che tutte le produzioni provenienti dall’estero soddisfino i requisiti comunitari in materia di salubrità e sicurezza alimentare”, ha evidenziato il presidente della Copagri.

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Confcooperative: “Grave pregiudizio sull’agroalimentare”

“L’intesa tra Stati Uniti e Unione europea – ha dichiarato  il presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei – contiene purtroppo evidenti asimmetrie e squilibri che si traducono in un grave pregiudizio verso l’agroalimentare italiano: nel nuovo scenario che andrà a delinearsi le imprese saranno chiamate a fronteggiare il mercato cercando il più possibile di difendere la propria competitività”. 

“L’unica buona notizia è che su produzioni casearie d’eccellenza come Parmigiano Reggiano e Grana Padano si passi dagli attuali dazi del 25 a un 15 per cento. Di contro, la tanto auspicata esclusione dei vini e degli spiriti e del Pecorino dai dazi del 15% non è arrivata – ha proseguito Drei – cosa che crea non poche preoccupazioni alle nostre cooperative, che potrebbero subire, al pari di tutte le altre aziende vitivinicole, un’erosione delle quote di mercato sia nel mercato statunitense, considerando la debolezza del dollaro, che all’interno dell’Unione europea”.

Come se non bastasse, l’accordo prevede anche che le aziende europee investano 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti entro il 2028: ciò solleva secondo Drei “il legittimo timore che possano essere sottratte risorse cruciali al mercato interno e bloccati gli investimenti necessari per la competitività delle nostre imprese”. 

Il Presidente della federazione agricola delle cooperative agroalimentari e della pesca (che generano complessivamente 35 miliardi di euro di fatturato) ha ribadito pertanto “l’urgenza che si cominci a pensare a misure compensative per le nostre filiere. Come Confcooperative siamo pronti a collaborare attivamente con il governo italiano per trovare ogni misura utile a difesa del nostro settore. Allo stesso tempo sarà imprescindibile riaprire un confronto serrato sull’ipotesi di dotazione finanziaria e sulla struttura stessa della nuova Politica agricola comune, che vada a modificare l’assetto delineato lo scorso mese dalla proposta della Commissione europea”.

Il presidente Drei ha ricordato infine come l’Unione europea si sia impegnata ad eliminare completamente i dazi sui beni industriali statunitensi e a fornire accesso preferenziale a una vasta gamma di prodotti agricoli americani, come latticini e carne suina. 

“Si tratta di una palese e incomprensibile mancanza di reciprocità. La nostra posizione in tema di importazioni è chiara: qualsiasi prodotto entri in Europa deve rispettare gli standard sanitari e qualitativi che le rigide norme comunitarie impongono alle nostre aziende”.

Cia: “Non un accordo, ma una resa”

Cia agricoltori italiani ribadisce come l’accordo Usa-Ue sui dazi al 15%, annunciato nella dichiarazione congiunta, sembra sempre più una resa. “Viene sacrificato l’agroalimentare per avvantaggiare l’automotive – ha commentato il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini – Ora l’export del made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo senza ottenere niente in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione”. 

Secondo Cia, il rischio concreto di un calo dell’export è molto alto, con danni a comparti strategici e un aumento dei costi per le imprese italiane, che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa. L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo complessivamente meno competitivo il made in Italy.

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“Chiediamo adesso con forza al governo italiano, alle istituzioni europee parlamento e consiglio di continuare a fare pressioni sull’accordo, che proseguiamo nel definirlo – ha sottolineato Fini – una totale resa a favore degli Usa. Chiediamo anche misure di sostegno e indennizzi per le aziende italiane per la maggiorazione dei costi nell’export verso gli Usa”.

Fonte: Cia



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