26 Agosto 2025
Energia: prezzi record, rinnovabili bloccate. Che fare? Parlano Iren, Hera, Edison, Snam, Siemens e Schneider Electric


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L’energia elettrica in Italia costa troppo. Secondo lo studio Agici-Accenture, il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia nel 2024 è stato di 109 €/MWh, quasi il doppio rispetto alla Francia. A determinare questi costi elevati concorrono diversi fattori, tra cui la forte dipendenza dal gas (che copre il 45% del mix energetico nazionale), il meccanismo di formazione del prezzo e una localizzazione poco ottimale delle fonti rinnovabili rispetto alle aree di maggiore consumo. In particolare, il gas continua a essere il price setter nel 70% delle ore, esponendo il mercato italiano alla volatilità dei prezzi internazionali.

Per ridurre il costo dell’energia fino al 20% nei prossimi cinque anni, è necessario un mix di strategie che includa riforme di mercato, accelerazione delle rinnovabili e riduzione del costo del gas. Tuttavia, il percorso è ostacolato da burocrazia, investimenti ancora limitati e un’infrastruttura non pienamente ottimizzata. Il nucleare potrebbe sicuramente abbassare i costi delle bollette, ma la sua messa a terra, e di conseguenza i benefici, non si vedranno almeno per una decennio. Che fare? Il Paese deve puntare su una strategia che si fonda su tre variabili chiave: sicurezza energetica, sostenibilità e competitività.

Sono queste le sfide emerse dal confronto tra i maggiori player del mercato dell’energia. Con Luca Dal Fabbro, Presidente Esecutivo di Iren, Orazio Iacono, Ad di Hera, Fabio Candeloro, Ad di Agsm Aim Energia, Emanuela Trentin, Ad di Siram Veolia, Claudio Farina, Chief Strategy & Technology Officer di Snam, Fabrizio Mattana, Executive VP Gas Assets di Edison, Giuseppe Argirò, Ad di Cva, Guido Bortoni, VP Aggiunto di Elettricità Futura, Floriano Masoero, Ad di Siemens Italia, Lorenzo Mineo, VP Power System di Schneider Electric.

Come rivela l’analisi di Agici e Accenture, l’Italia ha un prezzo all’ingrosso dell’elettricità fra i più elevati d’Europa (109 €/MWh nel 2024, quasi il doppio rispetto, ad esempio, alla Francia), gli impatti sulla competitività delle imprese e sul costo della vita dei cittadini sono molto elevati.

Prezzi e riforma del mercato: Ppa e flessibilità per abbassare i costi

L’energia rinnovabile è considerata la via principale per ridurre i costi dell’energia, ma il settore è ancora bloccato da autorizzazioni lente e cantieri fermi. Secondo Luca Dal Fabbro, Presidente Esecutivo di Iren, ci sono 20 terawattora di repowering bloccati che potrebbero essere sfruttati immediatamente: «Dobbiamo incentivare questi progetti, sostenendo anche le piccole imprese del settore. Inoltre, serve una maggiore flessibilità e una riforma del mercato per migliorare l’efficienza del sistema». Uno degli strumenti più efficaci per stabilizzare il mercato è rappresentato dai contratti di acquisto a lungo termine (Ppa). Tuttavia, come sottolinea Orazio Iacono, Ad di Hera, questi contratti sono ancora poco diffusi: «Il mercato è dominato da una logica di breve termine, che impedisce una pianificazione strategica efficace. La soluzione deve essere europea: senza una strategia comunitaria, ogni intervento nazionale rischia di essere inefficace».

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Dal Fabbro concorda, sottolineando che «disaccoppiare il gas dal mercato elettrico non è la soluzione giusta, ma serve un mercato più strutturato che incentivi i Ppa». Anche Fabio Candeloro, Ad di Agsm Aim Energia, evidenzia che nel 2024 molte imprese hanno mostrato diffidenza verso i Ppa, poiché i prezzi erano competitivi ma mancava chiarezza su come gestire la commodity. Per questo motivo, è fondamentale aumentare l’informazione e il supporto alle imprese, affinché comprendano meglio le opportunità offerte da questi strumenti.

La prima tavola rotonda del workshop annuale dell’osservatorio Utilities Agici-Accenture. Con Luca Dal Fabbro, Presidente Esecutivo di Iren, Orazio Iacono, Ad di Hera, Fabio Candeloro, Ad di Agsm Aim Energia, Emanuela Trentin, Ad di Siram Veolia

Filiera industriale e sviluppo del nucleare: una sfida ancora aperta

Rendering di un avanced modular reactor di newcleo.

L’Italia si trova oggi di fronte a una sfida cruciale: sviluppare una filiera industriale nucleare solida per garantire l’indipendenza energetica e la sostenibilità del sistema. Dopo l’abbandono del nucleare a seguito dei referendum del 1987 e del 2011, il dibattito sulla reintroduzione di questa fonte energetica è tornato al centro dell’attenzione, spinto dalla necessità di diversificare il mix energetico e ridurre le emissioni di CO2. Il governo italiano ha recentemente adottato una legge per il ritorno all’energia nucleare, prevedendo l’uso di reattori modulari avanzati (Smr) per produrre energia nucleare sostenibile e decarbonizzare l’industria. Tuttavia, l’assenza di una filiera industriale nucleare consolidata rappresenta un ostacolo significativo. «Oggi si parla molto di nucleare e rinnovabili, ma in Italia non esistono due filiere consolidate per queste tecnologie – sottolinea Dal Fabbro – È necessario colmare questa lacuna per garantire una reale indipendenza energetica». La creazione di una filiera nucleare italiana richiede investimenti ingenti e una pianificazione a lungo termine, considerando che la costruzione di nuove centrali nucleari necessita di competenze specializzate e di un’industria capace di produrre componenti chiave. Per affrontare questa sfida, l’Italia sta valutando collaborazioni con partner internazionali come Westinghouse ed Edf per la costruzione di reattori nucleari avanzati. Inoltre, aziende italiane come Ansaldo Nucleare e la start-up Newcleo stanno lavorando allo sviluppo di Smr e reattori di nuova generazione.

Questi progetti, selezionati anche dalla Commissione Europea per l’accesso ai fondi europei, potrebbero rappresentare un primo passo nella creazione di una filiera nucleare nazionale. Tuttavia, il nucleare da fissione presenta ancora diverse sfide: i tempi lunghi di realizzazione, il problema dello smaltimento delle scorie radioattive e la necessità di dimostrare la competitività economica rispetto alle rinnovabili. «Dobbiamo prima dimostrare che i costi del nucleare possono competere con le rinnovabili – evidenzia Dal Fabbro – considerando anche i costi di gestione dell’intermittenza delle rinnovabili. Solo allora potremo valutarlo come un’opzione». Parallelamente, l’Italia è tra i primi tre paesi al mondo nella ricerca sulla fusione nucleare, una tecnologia che potrebbe rappresentare una soluzione sostenibile a lungo termine. A differenza della fissione, la fusione non produce scorie radioattive di lunga durata ed è considerata una fonte energetica più sicura e pulita. Tuttavia, la realizzazione su larga scala di centrali a fusione rimane un obiettivo a 20-30 anni. Per garantire il successo del nucleare in Italia, sarà fondamentale sviluppare una politica industriale chiara, creare una rete di fornitori locali e investire in formazione per creare una nuova generazione di specialisti del settore.

Efficienza energetica: una leva sottovalutata per ridurre i consumi

L’efficienza energetica è un elemento chiave per ridurre i consumi e migliorare la sostenibilità del sistema, ma non viene ancora valorizzata a sufficienza. Emanuela Trentin, Ad di Siram Veolia, sottolinea che «esistono due strade per ridurre i costi: agire sul prezzo dell’energia o ridurre la quantità consumata». Secondo la manager, il mercato deve puntare su un equilibrio tra fotovoltaico e altre fonti rinnovabili, per garantire un mix energetico più stabile. Il biometano rappresenta una risorsa ancora poco sfruttata: «Il governo ha fissato l’obiettivo di aumentare di dieci volte la produzione di biometano, ma servono incentivi e una visione di lungo termine».

L’Italia ha ancora una forte dipendenza dal gas, che forte dipendenza dal gas, che copre ancora il 45% del totale delle fonti al 2024

Un’infrastruttura adeguata per garantire sicurezza e competitività

L’aumento della domanda, le tensioni geopolitiche e il processo di transizione energetica impongono un ripensamento strategico delle infrastrutture. La dipendenza da fonti energetiche esterne, la necessità di ridurre il rischio di crisi di approvvigionamento e l’inefficienza di alcune reti impongono scelte mirate e investimenti significativi. Per costruire un sistema resiliente, è indispensabile diversificare le rotte di approvvigionamento, potenziare la capacità di stoccaggio e investire in tecnologie che migliorino la gestione dell’energia. L’infrastruttura energetica non è solo un supporto per il settore, ma il pilastro su cui si fonda la competitività del Paese.

Il divario tra l’Italia e gli altri Paesi dell’Europa esaminati dal Agici-Accenture

Diversificare le rotte di approvvigionamento per ridurre il rischio

Uno dei temi chiave per garantire la sicurezza del sistema energetico è la diversificazione delle rotte di approvvigionamento. Claudio Farina, Chief Strategy & Technology Officer di Snam, evidenzia come la dipendenza da un’unica fonte esponga il mercato a una maggiore vulnerabilità: «Il sistema è interconnesso e soggetto a pressioni esterne, rendendo la gestione delle forniture più critica. Diversificare le rotte e le fonti di approvvigionamento è fondamentale per ridurre il rischio». L’approccio adottato da Snam si basa su investimenti infrastrutturali mirati, come il potenziamento della Linea Adriatica, che consentirà una gestione più flessibile degli stoccaggi.

Inoltre, la messa in funzione di due nuove navi rigassificatrici rappresenta un passaggio strategico per ridurre la dipendenza dai gasdotti tradizionali e stabilizzare le forniture nel medio-lungo periodo. Fabrizio Mattana, Executive VP Gas Assets di Edison, sottolinea la necessità di adottare un approccio pragmatico: «Non possiamo escludere a priori una molecola, un vettore o una rotta. Servono strategie tecnologicamente neutrali che puntino a un mix equilibrato di soluzioni». L’ottimizzazione delle rotte del gas e lo sviluppo della rigassificazione sono due strumenti chiave per aumentare la resilienza del sistema e ridurre l’impatto delle crisi globali.

La seconda tavola rotonda del workshop annuale dell’osservatorio Utilities Agici-Accenture. Con Claudio Farina, Chief Strategy & Technology Officer di Snam, Fabrizio Mattana, Executive VP Gas Assets di Edison, Giuseppe Argirò, Ad di Cva, Guido Bortoni, VP Aggiunto di Elettricità Futura, Floriano Masoero, Ad di Siemens Italia, Lorenzo Mineo, VP Power System di Schneider Electric

Stoccaggio e infrastrutture: il nodo degli investimenti

La capacità di stoccaggio è un altro fattore critico per garantire la stabilità del mercato energetico. L’attuale infrastruttura italiana, pur essendo tra le più sviluppate d’Europa, necessita di ulteriori interventi per rispondere alle nuove sfide del settore. Secondo Giuseppe Argirò, Ad di Cva, l’infrastruttura deve essere potenziata a prescindere dallo sviluppo delle rinnovabili: «Gli investimenti nelle reti rappresentano un’infrastruttura strategica per il sistema energetico. L’Italia è particolarmente esposta alle dinamiche globali, e per questo dobbiamo agire con tempestività». Uno degli obiettivi principali deve essere la creazione di riserve strategiche per fronteggiare eventuali emergenze. Questo processo non riguarda solo il gas, ma anche l’energia elettrica, che richiede sistemi avanzati di accumulo per gestire la variabilità della produzione.

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A determinare il prezzo elevato sono tre principali cause. La prima riguarda il mix di produzione con forte dipendenza dal gas e un minore sviluppo delle rinnovabili – 38% del mix contro il 50% della Spagna, ma anche il 44% della Germania. A incidere poi è il meccanismo di formazione del prezzo che fa sì che la generazione a gas agisca da price setter nel 70% delle ore, a causa dell’assenza di alternative programmabili. Questo, un aspetto che rende il mercato particolarmente esposto alla volatilità dei prezzi del gas, soprattutto durante periodi di tensioni geopolitiche e incertezze sulla sicurezza della fornitura. La terza causa riguarda, infine, la localizzazione sia della domanda che della generazione rinnovabile (in particolare solare ed eolico) non ottimale rispetto alle aree geografiche con il maggior potenziale di risorse rinnovabili a basso costo

Un modello energetico basato sulle infrastrutture

Il settore elettrico sta attraversando una trasformazione profonda, passando da un modello basato sulle commodity a un sistema infrastrutturale. Guido Bortoni, VP Aggiunto di Elettricità Futura, evidenzia questa evoluzione: «Stiamo assistendo a uno spostamento strutturale del settore, con una crescita esponenziale degli investimenti nelle reti elettriche e negli stoccaggi». Questo cambiamento pone nuove sfide, soprattutto in termini di remunerazione degli investimenti. Se da un lato le infrastrutture rappresentano la chiave per garantire sicurezza e competitività, dall’altro è necessario individuare meccanismi di compensazione adeguati per rendere sostenibile il modello.

il percorso individuato dallo studio AGICI-Accenture per abbassare potenzialmente fino al 20% il costo dell’elettricità nei prossimi cinque anni passa in primo luogo per le riforme di mercato, riducendo il ruolo del gas come price setter. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso lo sviluppo di una piattaforma, come ad esempio il MAVER, che crei un mercato trasparente e liquido in cui domanda e offerta possano negoziare contratti di lungo termine per le rinnovabili in modo efficiente, riducendo i rischi e costi sia per i fornitori che per i clienti. In secondo luogo, emerge come necessaria l’accelerazione dello sviluppo delle rinnovabili, incrementando la capacità installata e l’elettricità generata attraverso interventi mirati per favorire il repowering, la semplificazione delle procedure autorizzative e l’implementazione di strumenti di supporto, anche competitivi, come il FER X transitorio e successivi. Infine, terzo cardine di questo percorso è la riduzione del costo del gas, da attuare attraverso azioni quali negoziazioni uniche a livello UE e investimenti in infrastrutture per diversificare ulteriormente le fonti di approvvigionamento.

Digitalizzazione e gestione intelligente della rete: il contributo di Siemens

L’efficientamento energetico non è più solo una questione di ottimizzazione dei consumi, ma una sfida strutturale che passa attraverso l’integrazione tra infrastrutture fisiche e tecnologie digitali. Il ruolo della digitalizzazione nella gestione della rete diventa quindi centrale, permettendo di trasformare un sistema statico in una struttura dinamica, capace di adattarsi alle fluttuazioni della domanda e dell’offerta. Floriano Masoero, Ad di Siemens Italia, sottolinea come il cuore di questa trasformazione sia la tecnologia: «L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mercato energetico, fornendo strumenti avanzati per ottimizzare la gestione delle reti. Il futuro dell’energia si basa su una crescente interconnessione tra mondo fisico e digitale». Uno degli sviluppi più innovativi introdotti da Siemens riguarda il digital twin, ovvero la creazione di una replica digitale della rete elettrica per la media e bassa tensione. Questo modello permette di simulare il funzionamento della rete in tempo reale, prevedere i picchi di consumo, anticipare eventuali guasti e ottimizzare le operazioni di manutenzione. L’uso dell’intelligenza artificiale in questo contesto si traduce in una maggiore efficienza e in una riduzione dei costi operativi. La digitalizzazione delle reti non riguarda solo il monitoraggio e la manutenzione, ma anche la capacità di garantire una gestione più flessibile dell’energia. L’industrial AI, sviluppata da Siemens, consente di integrare il mondo fisico con il digitale, migliorando la stabilità della rete e ottimizzando la distribuzione dell’energia in base alle reali esigenze del sistema. «Abbiamo sviluppato algoritmi avanzati – spiega Masoero – che permettono di anticipare il comportamento della rete e migliorare la sua flessibilità operativa».

Un’altra innovazione cruciale è l’utilizzo dell’industrial AI con un co-pilot, un sistema di gestione intelligente che permette all’intelligenza artificiale di supportare le operazioni della rete in tempo reale. Grazie a questa tecnologia, è possibile prevedere con precisione le variazioni della domanda, ridurre il rischio di sovraccarichi e bilanciare le diverse fonti energetiche per garantire la massima efficienza del sistema. Il ruolo dei dati è un altro elemento chiave della digitalizzazione. «L’uso intelligente dei dati rappresenta una risorsa strategica per innovare la gestione energetica», sottolinea Masoero. Siemens ha sviluppato un sistema avanzato di raccolta e analisi dei dati per migliorare la gestione della rete, consentendo di intervenire in modo più rapido ed efficace. Questo approccio è già stato implementato in diverse realtà europee, come nel progetto avviato a Berlino, dove l’integrazione tra digitalizzazione e dati sta consentendo di progettare e sviluppare reti ed edifici interamente in digitale. La digitalizzazione delle infrastrutture energetiche non si limita alla rete elettrica, ma ha un impatto anche sul settore delle multiutility. Siemens sta collaborando con diverse aziende per sviluppare piattaforme software avanzate che consentano di gestire in modo intelligente la domanda e l’offerta di energia. Un aspetto particolarmente rilevante riguarda la gestione dei data center, che stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nella transizione digitale del settore energetico.

I data center sono tra le infrastrutture più energivore e hanno un impatto significativo sulla rete. Masoero evidenzia come Siemens stia lavorando a soluzioni che permettano di ottimizzare il consumo energetico di questi impianti attraverso l’uso di software intelligenti in grado di bilanciare la domanda in base alla disponibilità delle risorse energetiche. L’efficienza energetica dei data center è un tema strategico anche per la sostenibilità del settore. La crescente digitalizzazione sta portando a un aumento esponenziale della richiesta di energia da parte di questi impianti, e la loro ottimizzazione può contribuire a ridurre l’impatto ambientale complessivo del settore IT. Siemens ha sviluppato soluzioni basate su algoritmi predittivi e sistemi di gestione intelligente che consentono di ridurre i consumi energetici dei data center fino al 30%, migliorando al contempo l’affidabilità delle infrastrutture. L’orizzonte di questa trasformazione non è più solo teorico, ma sta già diventando realtà. «La digitalizzazione del settore energetico è un percorso irreversibile – conclude Masoero – Le tecnologie che stiamo sviluppando consentiranno di rendere la rete più intelligente, efficiente e sostenibile, garantendo una maggiore resilienza del sistema energetico nel lungo periodo». In un mercato sempre più complesso, la combinazione tra digitalizzazione, intelligenza artificiale e gestione smart delle reti rappresenta il vero punto di svolta per il futuro dell’energia.

Lo studio individua due macro leve strategiche finalizzate a rafforzare la resilienza del sistema energetico italiano in un contesto globale sempre più incerto: la riduzione del costo delle rinnovabili, avvicinando la domanda alle aree a più alto potenziale (con il superamento del modello PUN e l’introduzione dei prezzi “zonali”), favorendo il repowering degli impianti già in esercizio, snellendo le procedure autorizzative, il cui “ingolfamento” pesa ormai il 20% sul costo, e puntando anche su investimenti in innovazione tecnologica, che permettano il ricorso in un futuro il più vicino possibile a nuove fonti di generazione senza emissioni e con alta sicurezza di approvvigionamento in contesti geopolitici perturbati

Schneider Electric: il ruolo della digitalizzazione per reti più resilienti e flessibili

La transizione energetica richiede infrastrutture sempre più intelligenti, capaci di garantire stabilità e flessibilità alla rete elettrica, riducendo al tempo stesso sprechi e inefficienze. Schneider Electric è tra le aziende che stanno investendo maggiormente in soluzioni digitali avanzate, capaci di trasformare la gestione dell’energia e migliorare l’affidabilità delle infrastrutture. Secondo Lorenzo Mineo, Vp Power System di Schneider Electric, il settore è in forte evoluzione e sta attraversando un processo di trasformazione strutturale che impone un nuovo approccio alla gestione della rete. «Oggi le infrastrutture energetiche sono interconnesse e dipendono sempre di più dall’infrastruttura elettrica, che è sottoposta a uno stress crescente. Il software diventa quindi l’elemento chiave per garantire un salto quantico nella gestione della rete».

«Non esiste una soluzione unica per ridurre l’alto costo dell’elettricità in Italia, ma è necessario implementare una serie di interventi che toccano le regole del mercato ed il mix delle fonti energetiche attraverso una programmazione equilibrata e sinergica,  con scelte strategiche che devono portare il nostro sistema energetico ad essere strutturalmente più sicuro e meno dipendente da contesti geopolitici sempre più incerti – ha commentato Pierfederico Pelotti, responsabile del mercato Utilities di Accenture Italia – Studiando anche le misure adottate o in corso di attuazione in altri Paesi, abbiamo individuato tre aree di intervento che, in tempi ragionevoli, potrebbero abbassare i prezzi dell’elettricità in Italia del 20%, avvicinandoli a quelli di Germania e Regno Unito. Per raggiungere i livelli della Spagna, che gode di vantaggi naturali e strutturali in ambito di rinnovabili, gas e nucleare, sarà necessaria invece una strategia di più lungo termine»

Il software come leva per l’ottimizzazione della rete

L’utilizzo della digitalizzazione consente di passare da una gestione reattiva a una gestione proattiva della rete elettrica. Le piattaforme software sviluppate da Schneider Electric permettono di effettuare simulazioni di rete avanzate, migliorando la capacità di pianificazione degli operatori e riducendo il rischio di criticità nella distribuzione dell’energia. L’adozione di questi strumenti digitali consente di intervenire in tempo reale sulle infrastrutture, riducendo i tempi di risposta in caso di guasti o sovraccarichi e migliorando l’efficienza operativa complessiva. «Grazie alla digitalizzazione – spiega Mineo – possiamo anticipare i problemi e ottimizzare il bilanciamento della rete, evitando interruzioni di servizio e minimizzando le perdite di energia». Un aspetto particolarmente innovativo riguarda la capacità delle piattaforme Schneider Electric di fornire suggerimenti in tempo reale sulla gestione della rete. Attraverso l’analisi avanzata dei dati, questi sistemi sono in grado di riconfigurare gli interventi e adattare la distribuzione dell’energia in base alle necessità del sistema, garantendo maggiore stabilità e sicurezza.

«I crescenti investimenti nelle rinnovabili stanno trasformando il mercato dell’elettricità da un sistema guidato prevalentemente dai costi variabili dei combustibili fossili a uno dove i costi fissi sono sempre più rilevanti – ha dichiarato Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici – Per rispondere a questa nuova configurazione, urge adottare nuovi strumenti di mercato in grado di estrarre il massimo beneficio per i consumatori da entrambi i modelli. Anche i clienti domestici e le PMI, ad esempio, dovrebbero essere coinvolti nei Power Purchase Agreement (PPA): per questo tipo di azione è importante anche sfruttare la rilevantissima produzione addizionale generabile dagli investimenti in ammodernamento degli impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici».

L’impatto dei data center sulla rete e il ruolo delle piattaforme software

L’aumento esponenziale dei data center rappresenta una delle sfide più complesse per il settore energetico. Queste infrastrutture consumano una quantità elevata di energia, esercitando una forte pressione sulla rete e rendendo necessarie soluzioni più avanzate per bilanciare la domanda e garantire la stabilità del sistema. Schneider Electric sta sviluppando piattaforme software specializzate per la gestione dei data center, con l’obiettivo di ottimizzare i consumi energetici e migliorare l’integrazione di queste infrastrutture all’interno del sistema elettrico. «Oggi i data center assorbono circa 400 megawatt di energia elettrica – spiega Mineo – e rappresentano uno degli elementi con maggiore impatto sulla rete. Per gestire questa sfida, dobbiamo adottare strumenti digitali in grado di ottimizzare il consumo energetico e bilanciare la domanda».

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L’azienda ha sviluppato una piattaforma avanzata che utilizza algoritmi predittivi per analizzare il consumo di energia e migliorare l’efficienza operativa dei data center. Questa tecnologia permette di ridurre i consumi energetici fino al 30%, minimizzando sprechi e aumentando la sostenibilità complessiva del settore. L’obiettivo è quello di creare un sistema più integrato e resiliente, capace di rispondere in tempo reale alle esigenze della rete e di garantire una distribuzione dell’energia più efficiente. Le piattaforme sviluppate da Schneider Electric permettono anche di adattare la domanda in base alla disponibilità delle risorse energetiche, evitando sovraccarichi e riducendo il rischio di blackout. «La gestione intelligente della rete sarà un elemento chiave per il futuro dell’energia – conclude Mineo – Investire in soluzioni digitali significa rendere il sistema più efficiente e resiliente, riducendo le perdite di energia e migliorando la qualità del servizio».

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 14 marzo 2025)



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