
Dalla terra, con l’agricoltura, fino al cielo, con gli aerei, la fiamma del partito di Giorgia Meloni arde ovunque. Chissà se si tratta di «amichettismo», ma di sicuro la presa del potere, in tre anni di governo, è stata capillare: FdI ha piazzato al vertice di società partecipate, enti e istituti ex parlamentari, ex consiglieri o manager di fiducia. Fedelissimi di ogni estrazione.
L’ultima terra di conquista è stata la Sace, società controllata dal ministero dell’Economia, che garantisce sostegno alla crescita delle imprese italiane soprattutto all’export. Il nuovo amministratore delegato è Michele Pignotti, manager proveniente da realtà private. Non un profilo organico al partito, ma molto gradito e caldeggiato dal sottosegretario alla presidenza, Giovanbattista Fazzolari, l’uomo di Meloni per le nomine. Un altro mattoncino che si aggiunge all’edificio di potere costruito da FdI.
Qualche settimana prima è stato indicato alla presidenza dell’Aci Geronimo La Russa, figlio del presidente del Senato e co-fondatore di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa. E ancora: a maggio alla presidenza di Snam – società che opera nel trasporti del gas naturale partecipata al 31 per cento da Cassa depositi e prestiti – è approdato Alessandro Zehentner, nel 2018 candidato (non eletto) alla Camera nella circoscrizione estero con Forza Italia, poi passato Fratelli d’Italia, che lo ha inserito nelle liste alle politiche del 2022, anche questa volta senza riuscire a entrare in parlamento.
In passato, il partito di Meloni ha fatto incetta di poltrone, a cominciare dagli enti di previdenza: la direzione generale dell’Inps è stata affidata Valeria Vittimberga, da sempre vicina alla destra post missina e ben vista dal solito Fazzolari. Così come l’ex sindaco di Lecce, fedelissimo di Raffaele Fitto, Paolo Perrone, è finito alla presidenza dell’Istituto poligrafico zecca dello stato: nello stesso cda siede Stella Mele, coordinatrice di FdI a Barletta.
Non passa inosservata, poi, la presidenza di Ita Airways affidata a Sandro Pappalardo, ex assessore della regione Sicilia, già candidato non eletto con FdI, molto stimato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Lollo pigliatutto
Ma l’assalto alle poltrone è andato per settori, la terra più di tutti. Uno dei più melonizzati è senza dubbio l’agricoltura con Francesco Lollobrigida. A fine maggio ha nominato i vertici di Unirelab, società del Masaf che opera nell’ambito dell’ippica e della salute dei cavalli. Il presidente è diventato Luca Branciani, sindaco di Montelibretti, comune di 5mila abitanti in provincia di Roma, e responsabile della segreteria dell’assessora ai Lavori pubblici della regione Lazio, Manuela Rinaldi, ovviamente di FdI. Nel cda di Unirelab ha trovato posto un’altra vecchia proveniente da Alleanza nazionale (poi passato alla Lega), Mauro Lucentini. Unirelab è solo l’ultimo passo dell’avanzata di Lollobrigida.
Alla guida di Agea, l’agenzia cassaforte dell’agricoltura che elargisce i contributi europei, c’è Fabio Vitale, con cui ha cementato un rapporto solidissimo, durante gli anni di dirigente regionale Inps in Umbria. La cinghia di trasmissione funziona con Salvatore Carfì, direttore dell’area di coordinamento dell’agenzia, una delle più importanti, e ha acquisito enorme potere. Lo stesso Vitale è tornato all’Inps in qualità di componente del cda.
L’Ismea (Istituto per i servizi del mercato agricolo alimentare), soggetto attuatore di molti desiderata ministeriali, è un altro feudo di Fratelli d’Italia. Il presidente è Livio Proietti, ex deputato di An, con una formazione nel Msi. Dopo l’esperienza in parlamento, ha sempre gravitato intorno alla fiamma, restando un punto di riferimento della destra post missina nella sua Tivoli (in provincia di Roma), Lollobrigida lo ha nominato prima commissario e poi presidente dell’Ismea. Il direttore generale di Ismea è Sergio Marchi, ex assessore alla Mobilità a Roma nella giunta Alemanno. Dal novembre 2024 firma le delibere, volute principalmente proprio dal ministero.
Finita qua? Macché. Alla guida di Agricat, che si occupa di mutui nel comparto agricolo, è amministratore delegato Massimo Tabacchiera, manager da sempre apprezzato dalla destra: era al comando dell’Atac, l’azienda di trasporti pubblici a Roma, negli anni di Alemanno sindaco. Infine, ad Acque del Sud, società che gestisce gli acquedotti tra Puglia e Campania, il presidente è Luigi Giuseppe Decollanz, già coordinatore di FdI a Bari, e nel cda siede Marco Renzi, ex vicesindaco di Albano laziale (in provincia di Roma), storico collaboratore di Marco Silvestroni, senatore meloniano.
L’importante è la salute
Dai campi da coltivare a quelli sportivi, lo spartito non cambia. Alla guida della commissione che vigilerà sui conti delle società professionistiche, c’è Massimiliano Atelli, un profilo indipendente, certo, non riconducibile per la sua storia al partito di Meloni. Solo che fino a poche settimane fa era capo gabinetto del ministro dello Sport, Andrea Abodi.
Il ruolo di segretario dell’organismo andrà a Mario Morelli, a sua volta già consigliere giuridico di Abodi. C’è poi il capitolo di Sport e Salute, la società del Mef che elargisce i contributi alle federazioni, che il governo ha cercato di potenziare nell’ultimo decreto fino a rischiare la rotta di collisione con il Quirinale.
Il presidente è Marco Mezzaroma, amico delle sorelle Meloni, mentre Giuseppe De Mita, figlio dell’ex leader Dc e altro fedelissimo della sorella della premier, è a capo della potente direzione Sport e community. Non solo. All’interno del cda siede Rita Di Quinzio, altra persona di fiducia della sorelle Meloni, che è pure capa segreteria del ministro, Orazio Schillaci. Di Quinzio è l’esempio dello sport e della salute che si intrecciano nell’epoca meloniana.
La salute è la prima cosa, insomma. Pure in politica. Così FdI ha voluto Marco Mattei, attuale capo di gabinetto di Schillaci, come commissario liquidatore di Esacri, l’ente strumentale della Croce rossa: è l’ex sindaco di Albano Laziale, comune fucina del melonismo, e assessore regionale all’Ambiente nel Lazio con la giunta Polverini. Fuori dagli uffici ministeriali, e sempre nel perimetro della sanità, arde la fiamma di FdI nell’Agenas, l’agenzia dei servizi regionali, commissariata con Americo Cicchetti, docente della Cattolica, considerato vicino alla deputata meloniana, Chiara Colosimo.
All’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), c’è lo zampino del sottosegretario, farmacista di professione, Marcello Gemmato. Nel cda spicca Francesco Fera, pugliese come Gemmato di cui è un amico di vecchia data. Un altro uomo-chiave dello scacchiere di Gemmato all’Aifa è il docente Pierluigi Russo, dal 2024 direttore tecnico-scientifico dell’agenzia. Alla presidenza, invece, dell’Istituto superiore di Sanità c’è Rocco Bellantone, parente di Fazzolari.
Cultura e natura
La cultura è preda degli appetiti di Fratelli d’Italia. Le fondazioni lirico-sinfoniche si sono trasformate in un feudo del sottosegretario meloniano, Gianmarco Mazzi. L’ultimo tassello è stato inserito al teatro San Carlo di Napoli con la nomina a sovrintendente di Fulvio Macciardi, amico di Mazzi, a dispetto della contrarietà del sindaco della città, Gaetano Manfredi, che ha annunciato battaglia legale.
In precedenza Mazzi aveva portato alla guida del teatro Carlo Felice di Genova, Michele Galli, alla prima esperienza da sovrintendente, così come al Comunale di Bologna è approdata Elisabetta Riva, profilo poco noto in Italia, caldeggiata da Mazzi. La pietra angolare è stata la nomina dell’ex vicesindaco di Frosinone, Fabio Tagliaferri, protégé delle sorelle Meloni, alla presidenza di Ales, società del Mic che gestisce il patrimonio culturale italiano.
Cinecittà è un altro emblema della scalata. L’ad è Manuela Cacciamani, manager dell’audiovisivo, avvicinatasi alla galassia di FdI grazie alla sorella Maria Grazia Cacciamani, in buoni rapporti con Arianna Meloni e oggi responsabile della segreteria del governatore del Lazio, Francesco Rocca. Nel cda siede poi l’onnipresente Giuseppe De Mita.
Una grande passione della fiamma è rappresentata dagli enti parco. Da poco Andrea Boggia, consigliere comunale di FdI a Piedimonte Matese (Caserta), è stato indicato presidente del parco del Matese. Matteo Arcenni, sindaco di Terricciola (comune del pisano), è il nome dei meloniani per il parco Arcipelago toscano: seguirebbero le orme di altri esponenti di FdI: Luigi Lirangi, candidato non eletto con FdI alle regione Calabria nel 2021, commissario straordinario dell’ente parco del Pollino, Antonio Tisci, ex consigliere regionale in Basilicata, commissario del parco dell’Appennino lucano, ed Emanuela Zappone, ex assessora comunale a Terracina e fedelissima dell’eurodeputato Nicola Procaccini, che dal 2024 è al timone del Parco del Circeo. Nel segno della fiamma che si diffonde in ogni angolo di potere.
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